Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

All’Onu esiste una Commissione per i diritti dei minori e questa Commissione, ieri, ha reso noto un suo atto di accusa allo Stato del Vaticano per la questione dei preti pedofili

All’Onu esiste una Commissione per i diritti dei minori e questa Commissione, ieri, ha reso noto un suo atto di accusa allo Stato del Vaticano per la questione dei preti pedofili. Il documento sarebbe il risultato di una rapida inchiesta compiuta dalla Commissione e durata un mese, relativa al comportamento delle gerarchie cattoliche verso i preti pedofili.

Che cosa dice la Commissione?
Scrivono i suoi membri: «La Commissione è profondamente preoccupata che la Santa Sede non abbia riconosciuto l’estensione dei crimini commessi, che non abbia preso le misure necessarie per affrontare i casi di abusi sessuali sui bambini e per proteggerli e che abbia adottato politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione degli abusi ed all’impunità dei responsabili». Il documento ricorda poi lo scandalo delle “case Magdalene”, istituti gestiti da suore in cui le ragazze facevano le lavandaie, in condizioni praticamente di schiavitù. Su posti del genere, sostiene il rapporto, il Vaticano dovrebbe indagare in modo che chi si è macchiato di crimini possa essere perseguito e che «un risarcimento adeguato possa essere pagato alle vittime e alle loro famiglie». Nel rapporto si ricorda che i responsabili degli abusi sono stati spostati di parrocchia in parrocchia «in un tentativo di coprire questi crimini». E ancora: «A causa di un codice del silenzio imposto su tutti i membri del clero sotto la pena della scomunica i casi di abuso sono stati anche difficilmente riferiti alle autorità giudiziarie nei Paesi in cui sono stati commessi». Secondo l’organismo delle Nazioni Unite, poi, la commissione creata a dicembre da papa Francesco dovrebbe indagare su tutti i casi di abuso e «sulla condotta della gerarchia cattolica nell’affrontarli». La Santa Sede viene inoltre esortata a «valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi sono e prendere tutte le misure necessarie per garantire i diritti di questi bambini a conoscere e ad essere curati dai loro padri». Infine, la Commissione critica il Vaticano anche per le sue posizioni sull’omosessualità, la contraccezione e l’aborto.  

Come mai non leggiamo parole altrettanto nette, per esempio, sui massacri siriani?
Lì c’è di mezzo la politica. Cinesi e russi non vogliono che si metta in difficoltà Assad. Gli altri tendono (ma non si sa) verso i ribelli. Obama forse gradisce la situazione di pareggio nonostante lo stallo costi un fiume di sangue. Invece il Vaticano, per dir così, non ha amici al Palazzo di Vetro. Non è neanche un membro dell’Onu, ma solo un Osservatore permanente (gli Osservatori permanenti sono in tutto due, la Santa Sede e la Palestina).  

L’Onu ha ragione, perché la storia dei pedofili è schifosa, però sento che dietro c’è qualcosa. Quelli fanno politica e non si muovono di sicuro solo per il bene dell’umanità.
Beh, la Commissione per i diritti dell’infanzia ha comunque da vigilare sul rispetto dei diritti dell’infanzia, garantiti da una Dichiarazione che, nella sua formula definitiva e dopo una lunga gestazione, risale alla fine degli anni Ottanta. Però è vero che siamo su un terreno politico. Il documento non ci dice infatti nulla di nuovo, rilancia accuse risapute. Ignora invece gli ultimi sforzi di Benedetto, che ha girato il mondo a chiedere scusa, e di Francesco, che ha parlato di pedofilia quasi fin dal primo giorno: «Se c’è un prete pedofilo è perché porta in sé la perversione prima di essere ordinato. E sopprimere il celibato non curerebbe tale perversione. O la si ha o non la si ha. Bisogna stare molto attenti nella selezione dei candidati al sacerdozio. Nel seminario di Buenos Aires ammettiamo circa il 40% dei candidati, e facciamo un attento monitoraggio sul processo di maturazione».  

Quindi la Commissione si muove per conto di qualcuno.
Forse è un momento della lotta tra Chiesa americana e Francesco. C’è un movimento contro la “Chiesa d’opinione” (un’intera paginata sul Foglio di ieri con questo titolo) che trova i suoi promotori più importanti proprio nei cardinali americani. Il Papa ha aperto su aborto e gay, e la cosa è assai dura da digerire. L’Onu, su questo, non ha effettivamente diritto di parola. La pedofilia è un reato, il resto è magistero.  

Che cosa hanno risposto dal Vaticano?
Monsignor Parolin, segretario di Stato, ha solo detto, con molta moderazione: «Questo rapporto bisogna studiarlo. La Santa Sede si riserva di rispondere dopo aver preso conoscenza e aver approfondito i rilievi fatti. Quindi una risposta ci sarà e sarà una risposta articolata. Da parte nostra non possiamo che ribadire la nostra volontà di adempiere alle esigenze della commissione e della convenzione. Il fatto che la Santa sede abbia aderito significa la sua volontà di adempiere a tutte le indicazioni della convenzione. Mi ha sorpreso un po’ il fatto che si sia voluto entrare in temi che interferiscono con la dottrina cattolica soprattutto in tema di aborto».