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 2014  febbraio 04 Martedì calendario

Biografia di Licia Pinelli

(Rognini) Senigallia (Ancona) 5 gennaio 1928. Vedova di Pino (Milano 21 ottobre 1928 – Milano 15 dicembre 1969), il ferroviere anarchico volato giù dal quarto piano della Questura di Milano durante un interrogatorio dopo la strage di piazza Fontana.
• «Ha sempre scelto di parlare pochissimo. (...) Ha ricostruito puntigliosamente la vicenda di suo marito sulle carte giudiziarie spiegando (...) “(...) Quel che ho vissuto mi ha fatto diventare dura, diffidente. Non sopporto i bugiardi, gli ipocriti, le versioni di comodo. Ma nonostante tutto spero che qualche margine ci sia ancora. Sono troppe le bugie di quei processi, le contraddizioni fra Caizzi, il primo giudice che archivia il fatto come morte accidentale, il giudice Amati che parla di suicidio e D’Ambrosio che conclude per il ‘malore attivo’. Non posso credere che questa tragedia sia sepolta senza una verità (...) Per sfuggire all’assedio della stampa ho dovuto cambiare casa e mettere le bambine in una nuova scuola. Eravamo una famiglia di sole donne, noi tre più mia madre e una gatta, che cercavano di far barriera contro le ostilità esterne (...) C’era stato il tentativo di infangarmi per rendermi meno credibile. Il giudice Caizzi, invece di cercare la verità mi aveva chiesto se avevo degli amanti. Mia suocera poi era stata fermata per strada da uno sconosciuto che le aveva detto: ‘Lo sa che sua nuora quella sera era con un altro uomo?’ (...) Mi stavano vicino i vecchi amici e poi erano arrivate persone nuove, di un ambiente diverso, come gli avvocati, come Camilla Cederna. (...) Fino alle ultime ore non ero molto preoccupata. Pino aveva telefonato più volte per rassicurarmi, aveva una voce calma. Erano anche venuti i poliziotti a frugare in casa e si erano accaniti su una delle tesi di laurea che battevo a macchina per gli studenti della Cattolica. Credo parlasse di una rivolta contro lo Stato Pontificio nelle Marche, ma loro l’avevano presa per un documento sovversivo. Da chi seppi del volo dalla finestra? Da due giornalisti, arrivati all’una di notte. Mi ero precipitata a chiamare in Questura, chiedendo di Calabresi. Me l’avevano passato subito. Chiesi cos’era successo e perché non mi avevano avvertito. ‘Sa signora, abbiamo molto da fare’, era stata la risposta. La verità è che intanto il questore Guida stava preparando la famosa conferenza stampa dove disse che Pinelli si era ucciso perché schiacciato dalle prove. Il 28 dicembre l’avevo querelato per diffamazione. Ma anche se intanto avevano dovuto ammettere che Pinelli non era colpevole, Guida era stato assolto (...) non hanno lasciato entrare nella stanza mia suocera, che era corsa in ospedale mentre io portavo le bambine a casa di amici. Finché Pino non è morto, vicino al suo letto ci sono stati i poliziotti. Solo quando tutto è finito hanno aperto la porta (...) L’hanno colpito, l’hanno creduto morto e l’hanno fatto volare dalla finestra. Solo qualcuno che era in quella stanza può raccontare la verità, non ho mai smesso di sperarlo”» (Chiara Valentini) [Esp 22/1/2009].
• Il 9 maggio 2009, in occasione del Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi, al Quirinale, incontrò per la prima volta Gemma Capra, la vedova del commissario Luigi Calabresi, e si strinsero la mano.