La Gazzetta dello Sport, 3 febbraio 2014
Dylan Farrow, 28 anni, figlia adottiva di Woody Allen (80 anni) e di Mia Farrow (68), ha scritto al “New York Times” una lettera che comincia così: «Qual è il vostro film preferito di Woody Allen? Prima di rispondere, sarà bene che sappiate quanto segue
Dylan Farrow, 28 anni, figlia adottiva di Woody Allen (80 anni) e di Mia Farrow (68), ha scritto al “New York Times” una lettera che comincia così: «Qual è il vostro film preferito di Woody Allen? Prima di rispondere, sarà bene che sappiate quanto segue. Avevo sette anni e Woody Allen mi prese per mano e mi portò nell’attico che stava al secondo piano della nostra casa, una specie di sgabuzzino sempre in ombra. Mi disse: “Perché non ti metti supina? Guarda quel bel trenino elettrico...”. Poi mi saltò addosso. Mentre faceva, sussurrava: sei una brava bambina, questo sarà il nostro segreto, ti porterò a Parigi e farò di te una grande attrice. Ricordo che guardavo il trenino elettrico, tutta concentrata su come girava in tondo per l’appartamento. Ho difficoltà ancora oggi a guardare i trenini elettrici».
Mamma mia. Ma sarà vero?
Stia a sentire. «Per quanto mi ricordi, mio padre ha sempre continuato a farmi cose che non mi piacevano. Non mi piaceva il modo con cui mi allontanava dalla mamma, dai miei fratelli, dai miei amici per restar solo con me. Non mi piaceva quando mi ficcava il pollice in bocca. Non mi piaceva quando mi faceva venire a letto con lui, sotto le lenzuola, e lui era in mutande. Non mi piaceva quando andava giù con la testa e mi ansimava sul grembo. Lo evitavo nascondendomi sotto il letto o chiudendomi in bagno. Ma lui mi trovava sempre [...] Ho chiesto alla mamma se il suo papà faceva a lei quello che Woody Allen faceva a me. Non m’è mai arrivata risposta. Non immaginavo che tempesta, con le mie parole, avrei scatenato». Dylan, dopo aver espresso tutta la propria amarezza per il Golden Globe alla carriera che Woody Allen ha ricevuto appena poche settimane fa (con discorso trionfalistico di Diane Keaton), ha concluso così: «Ci sono tanti bambini spaventati, vulnerabili, in lotta con se stessi per trovare il coraggio di dire la verità. Che messaggio gli arriva da Hollywood? Cate Blanchett, come reagiresti se si trattasse del tuo bambino? Louis CK (è un comico molto noto in Usa)? Alec Baldwin? Che mi dici se si fosse trattato di te, Emma Stone? O di te, Scarlett Johansonn? Diane Keaton, mi hai conosciuto da piccola: ti sei dimenticata di me? Woody Allen è la testimonianza vivente di come la nostra società non sappia punire i violentatori. Provate a immaginare vostra figlia di sette anni portata per mano in quell’attico. Provate a immaginare la vita di questa creatura, in lotta con la nausea ogni volta che qualcuno pronuncia quel nome. Provate a immaginare un mondo che celebra il suo torturatore. Che ne dite, gente? Qual è il vostro film preferito di Woody Allen?».
Ripeto, ma sarà vero?
È la domanda che scatta in tutti noi quando accuse così gravi riguardano un personaggio che adoriamo, un regista grandissimo, spiritoso, intelligente, leggero e profondo nello stesso tempo, un uomo che al cinema ha trattato con sentimenti carichi di rimpianti la sua infanzia, per esempio in Radio Days . Un uomo così, nel nostro immaginario un “buono” per definizione, può invece essere un mostro? Da quella domanda («ma sarà vero?») ci dobbiamo guardare e dobbiamo, invece, farcene un’altra: che cosa penseremmo se l’accusato non fosse uno che è sempre stato evidentemente dalla parte giusta, un uomo di gusto, di classe, un uomo importante, un maestro? Il comportamento del mondo, e specialmente dell’intellighenzia italiana, per esempio nel caso di Roman Polanski, violentatore accertato tanti anni fa di una bambina, è stato proprio di quel tipo. Sì, però — diciamo a noi stessi — si tratta pur sempre di Roman Polanski, oppure di Woody Allen, si tratta pur sempre di un grande...
Queste accuse sono provate?
Woody Allen ha sempre negato tutto. Ma l’ex compagna Mia Farrow dice queste cose dal 1992 (e i giudici allora sostennero che non c’era materiale sufficiente per procedere). Il figlio Ronan ha manifestato il suo disprezzo per il padre cambiando nome e cognome. E c’è la faccenda del matrimonio del grande regista con la piccola Soon-Yi Previn, altra figlia adottiva, che Woody fotografava nuda. Gioco innocente? O segno di qualcosa? Se fosse un poveraccio, la procedura sarebbe già scattata.
Che cosa fa Dylan Farrow nella vita?
Vive in Florida, ha cambiato nome, è sposata, scrive.
Woody Allen non ha fatto nessun commento?
La lettera pubblicata dal New York Times è passata per le mani del giornalista Nicholas Kristof, amico di vecchia data di Mia, Dylan e Ronan. Kristof l’ha pubblicata e commentata sul suo blog. Dice di aver chiamato Allen, per raccogliere la sua opinione, parecchi giorni fa. Allen gli ha risposto di non voler fare commenti.