31 gennaio 2014
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Biografia di Pietro Parolin
• Schiavon (Vicenza) 17 gennaio 1955. Arcivescovo. Segretario di Stato vaticano dal 15 ottobre 2013 (al posto di Tarcisio Bertone ). Il 15 gennaio 2014 papa Francesco lo nomina membro della Commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior. Sarà creato cardinale nel concistoro del 22 febbraio 2014.
• Figlio di un ferramenta, cattolico «da messa quotidiana», e di una maestra elementare. Ha preso i voti nel 1980, dal luglio 1986 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede. È stato in Nigeria e in Messico. Il 30 novembre 2002 è nominato sottosegretario della Sezione per i rapporti con gli Stati (il numero tre della Segreteria di Stato). Dal 2009 al 2013 nunzio in Venezuela.
• Orfano di padre a 10 anni, morto in un incidente stradale, fa il chierichetto in parrocchia e, a 14 anni, entra nel seminario di Vicenza. Dopo la maturità classica prosegue con gli studi di filosofia e teologia. «Dopo l’ordinazione sacerdotale – ricevuta nel 1980 dalle mani del vescovo Onisto – e due anni come viceparroco nella parrocchia della Santissima Trinità di Schio, lo spediscono a studiare Diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana, con l’idea di impiegarlo poi nel tribunale diocesano e nel settore della pastorale familiare. Ma da Roma – dove don Pietro risiede al Collegio Teutonico di via della Pace – qualcuno chiede al vescovo di mettere quel giovane sacerdote discreto e lavoratore a disposizione della Santa Sede. Lui, come sempre, accetta di andare dove lo mandano» (Gianni Valente) [Sta 30/8/2013]. Nell’86 si laurea in Diritto canonico con una tesi sul Sinodo dei vescovi. Poi parte per la sua prima missione: prima per tre anni in Nigeria, poi per altri tre in Messico.
• Nel 1992 viene richiamato a Roma per lavorare nella seconda sezione della Segreteria di Stato. Nel 2000, con monsignor Attilio Nicora, inizia a occuparsi della sezione italiana. Nel 2002 è nominato sottosegretario della seconda sezione della Segreteria di Stato, quella dedicata ai rapporti con gli Stati. Nella veste di “viceministro degli esteri” vaticano si prende in carico i dossier delicati riguardanti i rapporti della Santa Sede con il Vietnam. «A partire dal 2005, con l’inizio del pontificato ratzingeriano, riprendono anche i contatti diretti con la Cina popolare. In quel contesto matura anche la Lettera rivolta nel giugno 2007 da Benedetto XVI ai cattolici cinesi, che rimane uno dei testi magisteriali più rilevanti del pontificato. In quegli anni, il sottosegretario vicentino guida la delegazione vaticana nelle trattative riservate coi funzionari cinesi per sciogliere i nodi che ancora rendono anomala e sofferente la condizione dei cattolici in Cina. Per due volte vola anche a Pechino, insieme agli altri membri della delegazione vaticana. In quegli anni, sembra prendere forma l’inizio di una svolta concreta nei travagliati rapporti sino-vaticani. Poi, nell’estate 2009, Parolin viene nominato nunzio a Caracas, spedito a vedersela con la gatta da pelare del Caudillo Chàvez e dei suoi rapporti sempre burrascosi con la gerarchia cattolica locale. Il 12 settembre di quell’anno, Parolin riceve l’ordinazione episcopale dalle mani di Benedetto XVI» (Gianni Valente) [Sta 30/8/2013].
• È il più giovane segretario di Stato vaticano del Dopoguerra. «Uno dei suoi grandi sostenitori è stato il cardinale honduregno di Tegucigalpa, Óscar Rodríguez Maradiaga, coordinatore del “G8 vaticano“; e dietro di lui si scorge la filiera potente degli episcopati latino-americani» (Massimo Franco) [Cds 1/9/2013].
• «Bergoglio lo conosce da anni. Nel volo di ritorno dal Brasile, citava a modello il cardinale Casaroli che andava a trovare i giovani detenuti di Casal del Marmo e Giovanni XXIII che gli diceva, al ritorno da una missione internazionale: “Non li abbandoni mai”. Il pastore deve avere l’“odore delle pecore”, dice Francesco, e il diplomatico Parolin non ha mai rinunciato a fare il sacerdote. Ci sono condomini di Roma dove ancora se lo ricordano mentre andava a trovare anziani e persone che avevano bisogno di una guida spirituale, senza magari sospettare che quel prete in clergyman fosse già allora ai vertici della Santa Sede» (Gian Guido Vecchi) [Cds 1/9/2013].
• «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?» (il suo motto episcopale).