30 gennaio 2014
Tags : Roberto Pace
Biografia di Roberto Pace
• Roma 1952. Manager. Dal 1998 al 2002 fu amministratore delegato di Mediatrade. Indagato per “concorso in appropriazione indebita” nell’inchiesta sui presunti fondi neri del gruppo Mediaset (vedi Frank Agrama).
• «(...) Nelle sue dichiarazioni, Pace ha descritto i meccanismi che trovò in Fininvest quando venne arruolato nel ’98 per dirigere l’area dei diritti dell’azienda. “Ero stato chiamato a tagliare le mediazioni”, ha spiegato (...) E nel mirino del suo lavoro erano finiti (...) i diritti pagati annualmente ad Agrama, ritenuti eccessivi. “Lo incontrai a Los Angeles o a Las Vegas, non ricordo, nel dicembre del ’99”, si legge nelle quattro pagine di verbale di Pace, che gli anticipò l’intenzione di ridimensionare i rapporti finanziari con Fininvest. Una decisione che mandò su tutte le furie Agrama che avrebbe risposto seccato che a lui “il gruppo avrebbe garantito 40 milioni di dollari di introiti ogni anno”. Da quel momento, stando al racconto dell’indagato, le pressioni all’interno del gruppo per fargli cambiare idea sarebbero state più che insistenti. Il primo a frenare i suoi piani sarebbe stato Daniele Lorenzano, un altro indagato nell’inchiesta, responsabile dagli anni ’80 degli acquisti di trasmissione del gruppo di Segrate. “Lorenzano aveva parlato con il Dottore (Berlusconi) delle consulenze e non era d’accordo. In quanto riteneva inopportuno chiudere nei suoi confronti (di Agrama, ndr)”. Poco dopo anche l’allora numero uno Fininvest Bonomo, sempre secondo il racconto di Pace, gli avrebbe suggerito di cambiare linea, in quanto “Agrama era un amico del gruppo”. Il dettaglio, secondo la tesi dei pm milanesi, non è secondario. La tesi accusatoria, infatti, sostiene che quei 40 milioni di dollari pagati annualmente da Fininvest alle società di Agrama, erano gonfiati. Pace ammette, dopo aver subito quelle pressioni, di non aver mutato i rapporti commerciali con le società statunitensi, anzi. Confessa di aver ottenuto anche delle percentuali sui diritti pagati ad Agrama. Soldi, sempre secondo il filo accusatorio, che venivano pagati in nero su alcuni conti svizzeri all’Ubs di Lugano (conti “Pace”, “Litoraneo” e “Teleologico”). Pace si giustifica di questi versamenti “in nero”, dicendo al pm di aver “agito sempre con la convinzione di non danneggiare il gruppo”» (Emilio Randacio) [Rep 19/3/2007].
• «Che la Pace sia con voi. Con l’accusa e difesa dell’inchiesta su Silvio Berlusconi per 34 milioni d’appropriazione indebita da Mediaset nel 2000-2005 e 8 di frode fiscale fino al 2009: sì, ma quale (Roberto) Pace? Del dirigente di Mediatrade, che in Svizzera riceve soldi dal produttore Frank Agrama, l’accusa valorizza ad esempio l’interrogatorio del 31 gennaio 2007 sul frangente del 2001 nel quale Agrama (“socio occulto di Berlusconi”) protestava per il ridursi dei suoi volumi di intermediazione sui diritti tv per il Biscione: “Agrama mi disse che forse io non avevo capito chi era lui e che tipo di rapporti aveva lui con la famiglia”. Pm De Pasquale: “Se dice il cognome, forse è più facile”. Pace: “Beh, era ovvio si riferisse a Berlusconi”. Di più: “Agrama s’infuriò, tirò fuori pochi fogli e li dette a Bonomo (scomparso presidente Fininvest, ndr) con aria di sfida, dicendo: ‘Di queste ne ho mille e questa riguarda Bernasconi’ (scomparso top manager Fininvest, ndr). Bonomo gli disse che non era il caso di agitarsi e che tutti sapevano che Agrama era uno storico amico del gruppo”, che poco dopo in una lettera gli garantirà ancora 30/40 milioni l’anno di forniture. Il Pace che piace invece alla difesa è quello in Tribunale del 19 maggio 2008. L’ira di Agrama? “Pier Silvio Berlusconi mi disse di operare in piena autonomia” e “fare l’interesse dell’azienda”. I diritti tv a prezzi gonfiati per creare fondi neri? “Non c’è stato alcun gonfiamento dei prezzi, è documentabile rapportando i prezzi di acquisto di Mediaset con quelli di Rai. Conosco i prezzi di mercato, verificati dal mio responsabile finanziario in Mediatrade e approvati da tutti i cda”» (L. Fer.) [Cds 24/1/2010].
• «(...) “Il prodotto Paramount – spiega Pace in un verbale reso a Lugano per rogatoria, il 19 gennaio del 2006 (...) – nel momento in cui sono diventato responsabile degli acquisti era da rinegoziare, in quanto terminato. Veniva acquistato attraverso Frank Agrama e poi riacquistato dalla Ims, società di Mediaset. Il mio compito era quello di chiudere tutte le società che operavano in un sistema fiscale poco chiaro, ovvero off-shore”. Pace ricorda perfettamente il suo mandato: “La nuova strategia prevedeva di chiudere le società off-shore da una parte e di non comperare più i pacchetti delle major americane attraverso intermediari”. Tagliare i costi, evitare spese inutili. E con un’altra fornitrice di format, il colosso Fox, secondo il ricordo di Pace il tentativo andò a buon fine, visto che “successivamente sono stati acquistati direttamente da Mediatrade, senza l’intermediario”. Ma con Agrama, le cose vanno misteriosamente in maniera diversa. O, meglio, secondo la procura di Milano il meccanismo Agrama altro non era se non lo strumento per creare fondi extracontabili all’estero. “Io sono arrivato quando il contratto Paramount con Agrama – ripercorre i rapporti l’ex ad di Mediatrade – era finito ed era da rinnovare. Ho incontrato varie volte Gary Marenzi, che era il capo delle vendite internazionali di Paramount. Marenzi si lamentava molto del fatto che in passato si fosse dovuto passare per intermediari. Io detti la mia disponibilità affinché in futuro non si passasse più attraverso intermediari. Poi, purtroppo la cosa non si risolse”. Pace, chiamato a sanare i conti aziendali, viene misteriosamente stoppato. Eppure, anche l’alto manager americano, Marenzi, “si lamentava molto per i rapporti tra Bruce Gordon (altro manager Paramount, ndr) e Agrama, credo sospettasse un accordo di tipo economico fra di loro”. Perché, viene chiesto dai magistrati, ci fu questo atteggiamento? “Mi è stato spiegato che Agrama – ricorda ancora Pace – era un distributore amico e che nel caso specifico di Paramount riusciva a farci avere il prodotto a prezzi più competitivi”. Di fronte alle sue perplessità, un altro indagato di questa inchiesta, Daniele Lorenzano, “mi fece arrivare pressioni importanti... mi specificò semplicemente che questo signore doveva lavorare. In ogni azienda ci sono persone più o meno vicine al gruppo”. Un “raccomandato”, insomma, a cui si dovevano garantire comunque affari (40 milioni di dollari all’anno dice l’inchiesta), anche se questi, alla fine si dimostravano in perdita per l’azienda per cui lavorava. Nel giro di poche settimane, però, anche Pace smette di combattere contro i mulini a vento, e decide di assecondare le richieste di Agrama. Il motivo? Sempre denaro, che questa volta, però, sarebbe finito direttamente nelle tasche, personali, dell’allora amministratore delegato di Mediatrade. “Sapevo – ricorda Pace – che Lorenzano veniva pagato regolarmente da Agrama. Fu Agrama a dirmi che questo tipo di consulenze era prassi comune per le persone nella mia posizione in Mediaset”. La “morbidezza” di Pace, la capacità di adattarsi alle situazioni, sono state decisamente ben ricompensate, visto che in totale, fino al gennaio del 2001, quando si è dimesso da Mediatrade, Pace ha ottenuto sul conto cifrato dell’Ubs “Teleologico”, oltre 4,5 milioni di euro. Una sorta di commissione sui diritti che la stessa società controllata da Mediaset, acquistava grazie alle mediazioni del potente Agrama. Per ammissione di Pace, quel denaro, “scudato nel 2003”, è servito anche per comprare una tenuta da circa 3 miliardi di vecchie lire a Capalbio» (Emilio Randacio) [Rep 26/1/2010].