28 gennaio 2014
Tags : Gennaro Nunziante
Biografia di Gennaro Nunziante
• Bari 30 ottobre 1963. Regista. Dei film di Checco Zalone (Cado dalle nubi, 2009; Che bella giornata, 2011; Sole a catinelle, 2013, al secondo posto tra i film di maggiore incasso in Italia, il primo italiano; Quo vado?, 2016, con 7 milioni di euro il film che ha incassato di più nel suo primo giorno nei cinema italiani).
• «Ha fatto l’Istituto d’Arte a Bari, ama Eduardo e Blake Edwards, è un finto rozzo come Checco, si è sempre occupato di Semiologia e Roland Barthes. Zalone lo ha incontrato (...) a Telenorba: “Mi serviva uno che parodiasse i cantanti napoletani. Ho sentito subito un’energia nuova. Al cinema sono arrivato quando mi resi conto che in tv non c’era spazio come autore comico, cercai Alessandro D’Alatri e andai a bottega da lui” (...) Figlio di un operaio “che si è ammazzato di lavoro per far studiare me e i miei quattro fratelli” (...)» (Valerio Cappelli) [Cds 1/2/2011].
• Quando aveva sei anni, il padre Antonio, che lavorava all’Italsud, fu licenziato. Ci mise due anni prima di trovare un altro impiego, alle ferrovie: «Abbiamo vissuto grazie al sussidio dei cosiddetti pacchi di solidarietà della Regione con generi di prima necessità: zucchero, farina... Ma non mi sono mai sentito povero, perché nel mio mondo, in questo straordinario sud dove sono cresciuto, nessuno mi ha fatto sentire così. (…) Con l’eccezione di alcuni momenti, non mi sentivo disperato, ma pieno di dignità e orgoglio. La cosa più brutta che ricordo di quel tempo era la processione a scuola in cui ti regalavano scarpe e maglioncini. Immagina la scena: sfilavi davanti a tutti i compagni con questi doni, che ovviamente non potevi rifiutare, in mano. Ogni passo un’umiliazione» (Luca Telese) [Lib 11/1/2016].
• «Mio padre era un tappezziere e gli commissionarono un sipario per il cineteatro parrocchiale. Cominciai come aiutante proiezionista e con altri ragazzi facevamo spettacoli comici» (a Giuseppe Salvaggiulo) [Sta 23/11/2013].
• «Ho cominciato negli anni ’80 in una piccola tv locale barese. Un giorno vidi una telenovela argentina, Anche i ricchi piangono con Veronica Castro e decisi di trasformarla in una parodia in compagnia di due amici, Antonio Stornaiolo ed Emilio Solfrizzi. Funzionò. La nostra telenovela si chiamava Filomena Coza Depurada, mescolava linguaggio alto e basso, citazioni colte e scadimenti ignobili, che poi è sempre stato il mio codice narrativo» [Salvaggiulo, cit.].
• Aldo Grasso ha scritto che se Zalone avesse un altro regista potrebbe diventare il nuovo Totò: «L’avesse scritto Arbasino avrei smesso di lavorare. Ma l’ha detto Grasso, così posso continuare tranquillo» (Telese, cit.).
• È cattolico: «Sono nato in una famiglia cattolica, ho frequentato l’oratorio. Poi durante l’adolescenza ho perso la fede: si ricorda la parabola del ricco che va da Gesù e si sente dire “Lascia tutto e seguimi?”. Ecco, io all’epoca non lasciavo niente: volevo tutto, anche la fede. Ma non era possibile. Poi in età avanzata ho rivisto le mie priorità, ho avuto un figlio e tutte queste cose mi hanno portato a ritrovare la fede. (…) Il momento più bello è proprio la sera, quando mi ritiro e prego Dio. Lo ringrazio non solo per questo momento di successo (di cui, anzi, a volte mi vergogno perché ho ricevuto davvero tanto) ma soprattutto per la nostalgia che ho di lui» (alla rivista A sua immagine).
• «Il mio è un dna “cattocomunista”. Quartiere Libertà di Bari: famiglia operaia, molto cattolica, molto umile, molto onesta».
• «Ho imparato molto presto a riconoscere e distinguere la vera sinistra da chi fa finta: i radical chic che sinceramente detesto. (…) La mia strada faceva angolo con via Principe Amedeo, dove c’era la sezione del Pci. Sono cresciuto lì: la più classica e generosa militanza, si andava a diffondere il giornale, si discuteva. Quel mondo è finito, scomparso dalla mattina alla sera, con la sciagura della scissione, quando sono nati Pds e Rifondazione» (Telese, cit.).
• L’ultimo voto lo ha dato «al Pd di Bersani, che considero una persona seria. Lo apprezzavo molto, un altro che a suo modo voleva unire, e non dividere. Ti devo dire che consideravo folle anche chi, per combattere Berlusconi, sputtanava l’Italia all’estero».
• Sposato con Margherita, tre figli.