Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 24 Venerdì calendario

Pene ridotte per il rientro di capitali • Nel 2013 la Guardia di Finanza ha trovato 8mila evasori totali • Gli italiani e i soldi in Svizzera • Berlusconi indagato per corruzione di testimoni • Ora è ufficiale: Domenico Modugno ha un figlio in più

Capitali Arriva oggi in Consiglio dei ministri il decreto per incentivare l’emersione dei capitali detenuti illegalmente all’estero. Lo Stato italiano offre la possibilità di emergere attraverso la «collaborazione volontaria», pagando sanzioni ridotte. Sotto il profilo penale, per chi decide di riportare in Italia i capitali detenuti all’estero ci sarà la non punibilità per l’omessa o infedele dichiarazione, che attualmente è sanzionata con la reclusione da 1 a 3 anni; mentre per i reati più gravi, puniti con una sanzione da 18 mesi a 6 anni di reclusione, ci sarebbe il dimezzamento della pena da 9 mesi a 3 anni. La procedura di collaborazione volontaria potrà essere attivata probabilmente fino a metà del 2015. L’autore delle violazioni dovrà indicare spontaneamente all’amministrazione finanziaria tutti gli investimenti e tutte le attività di natura finanziaria costituiti o detenuti all’estero, anche indirettamente o per interposta persona. Chi deciderà di emergere dovrà pagare per intero le eventuali imposte evase, mentre potrà godere dello sconto sulle sanzioni e della non punibilità.

Evasori C’è tempo fino al 28 febbraio per la mini sanatoria sulle cartelle Equitalia emesse entro il 31 ottobre dello scorso anno, pagabili senza gli interessi di mora. Ieri la Guardia di Finanza ha tracciato il bilancio dell’attività del 2013: 57 miliardi occultati al Fisco, 8.315 evasori totali scoperti che hanno nascosto redditi per 16,1 miliardi, ricavi non dichiarati e costi non deducibili scoperti sul fronte dell’evasione fiscale internazionale per 15,1 miliardi, ricavi non contabilizzati per 20,7 miliardi, oltre 4,9 miliardi di Iva evasa, uno scontrino su tre irregolare. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Svizzera/1 Nel 2013 la Guardia di Finanza ha sequestrato, al confine con la Svizzera, 298,3 milioni di euro in valuta e titoli, il 140,4% in più dei 12 mesi precedenti. Il 90% della valuta intercettata rientrava in Italia. A riportare a casa i soldi, 8 su 10 erano italiani, gli altri cinesi (Bonini, Rep).

Svizzera/2 Paolo Bernasconi, ex procuratore di Lugano, avvocato e docente di diritto economico internazionale all’Università di San Gallo, è considerato il padre delle leggi antiriciclaggio in Svizzera, approvate nel 1986: «Il 13 marzo 2009, al G20 di Londra si è deciso che i Paesi che non si adeguavano alla cooperazione internazionale fiscale finivano nelle liste nere. Da allora ci siamo adeguati anche noi. E da quel momento tutti i Paesi hanno potuto ottenere ampia assistenza fiscale anche in Svizzera. Tutti, tranne uno: l’Italia. Non ha mandato la letterina spedita invece dagli altri Paesi che chiedevano di beneficiare dello scambio d’informazioni. E non lo ha ancora fatto a tutt’oggi». Inoltre nel 2005 la Svizzera ha ratificato un accordo con l’Unione Europea contro la frode fiscale. «Vuole sapere chi non lo ha ratificato? «L’Italia! Ed è un accordo formidabile». Comunque con le nuove leggi in Svizzera cambierà tutto: «Dal 13 dicembre 2013 c’è una grossa novità: la punibilità del riciclaggio del provento da frode fiscale. Vuol dire che banche, fiduciari e commercialisti, rischiano un procedimento di riciclaggio se trattano patrimoni che sono il frutto di frode fiscale, in Svizzera o all’estero, in danno del fisco svizzero o straniero. Questa norma, imposta dall’Ocse, entrerà in vigore nel 2016. Quindi, anche se l’Italia continuerà a fare orecchie da mercante, non ci sarà più scampo. E non siamo gli unici: Singapore si è giù adeguata e tutti gli altri seguiranno» (Colonnello, Sta).

Berlusconi Silvio Berlusconi è indagato nell’inchiesta “Ruby ter” con l’accusa di aver corrotto la Karima El Mahroug e altre dieci ragazze delle cene eleganti pagandole perché testimoniassero a suo favore, un reato che prevede fino a dieci anni di carcere. Dell’elenco di indagati per falsa testimonianza fanno parte dieci ragazze che, dopo essere state perquisite il 15 gennaio 2011, furono convocate ad Arcore per una riunione con Ghedini e Longo in cui, dicono i giudici, si scrisse il copione delle dichiarazioni da fare in aula. Per dire il falso sarebbero state corrotte da Berlusconi con 2.500 euro al mese, l’affitto delle case in via Olgettina a Milano 2 e altri regali. Di questi contributi aveva parlato lo stesso Cavaliere all’udienza del 20 aprile 2012 dicendo che andavano a 42 donne che erano finite sul lastrico a causa dell’inchiesta. I pagamenti mensili, per i giudici «un inquinamento probatorio», si sono interrotti dopo le sentenze per evitare di reiterare un reato. Anche Ruby sarebbe stata corrotta con «vari pagamenti», come il «prestito di 57mila euro» per aprire un centro estetico.

Modugno Il tribunale di Roma ha dato ragione all’attore Fabio Camilli dichiarandolo figlio di Domenico Modugno e riconoscendogli i diritti come erede. Come nome d’arte continuerà ad utilizzare quello che per anni ha pensato fosse il suo, ma per l’anagrafe ormai di cognome fa Modugno. «L’ho scoperto per caso, grazie a quello che all’inizio sembrava un pettegolezzo. Con il terzo figlio di Modugno, Marcello, ci conosciamo da tempo, frequentavamo gli stessi ambienti dello spettacolo. Spesso ci facevano notare la somiglianza tra noi, ci scherzavamo su. Un giorno una mia amica, con cui avevo avuto una relazione e che poi si era fidanzata con Marcello, mi raccontò una sua confidenza: le aveva svelato che eravamo fratelli, pregandola però di non dirmi nulla. Ci ho messo del tempo a parlarne. Lo feci con un amico di famiglia e mi resi conto che il pettegolezzo girava da tempo. Come in un Truman Show: gli altri sapevano. Io no. Ne parlai con Marcello. E all’inizio la reazione fu: siamo amici, questo ci lega di più. Tutto cambiò dopo la pubblicazione di un articolo sul Foglio che nel 2001 raccontava la mia storia. Per loro sono diventato un nemico, mi hanno dato del mitomane, truffatore. A quel punto è iniziata la mia battaglia legale durata 13 anni» (Ulivi, CdS).

(a cura di Daria Egidi)