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 2014  gennaio 15 Mercoledì calendario

La domanda è questa: senza l’affare Gayet, sarebbero venuti a Parigi da tutto il mondo cinquecento giornalisti per sentirsi raccontare che la spesa pubblica sarà tagliata di 50 miliardi, che c’è un patto con le imprese, che la Francia deve tornare a produrre, che la sua presenza in Africa è importante eccetera eccetera eccetera?• Io dico di no

La domanda è questa: senza l’affare Gayet, sarebbero venuti a Parigi da tutto il mondo cinquecento giornalisti per sentirsi raccontare che la spesa pubblica sarà tagliata di 50 miliardi, che c’è un patto con le imprese, che la Francia deve tornare a produrre, che la sua presenza in Africa è importante eccetera eccetera eccetera?

Io dico di no.
E infatti la risposta è: «No!». Sono venuti per vedere la faccia del presidente senza il casco da motorino, esposta alle terribili minacce della Trierweiler-Rottweiler, in bilico tra un matrimonio con la vecchia fiamma che risani tutto e gli consenta di presentarsi al Papa il 24 come un bravo cattolico, oppure una rottura clamorosa con eventuale cambio di ospite nell’ala madame, quindi nuove articolesse su tutta la stampa mondiale...  

Guardi che non era un motorino, ma un Mp3 Piaggio, cioè uno scooter a tre ruote, in Francia se ne vendono 65 mila unità all’anno, record assoluto nel mondo...
È il secondo elemento italiano della faccenda, dopo il settimanale “Closer” edito da Mondadori...  

Anche i nomi che girano intorno alla Gayet sono piuttosto italiani. L’appartamento di rue du Cirque è intestato alla moglie di un Ferracci, oggi sposata con un Masini e assai amica di un Casanova. Sembrerebbero, secondo quanto scrivono i giornali, personaggi della malavita còrsa...
In quell’appartamento andava anche Chirac, il celebre «tre minuti compresa la doccia»... Insomma, Lei non vuol sentire come se l’è cavata Hollande davanti a 500 giornalisti sbarcati da tutto il mondo, giornalisti che giustamente volevano solo altri particolari sulla storia più piccante del momento...  

Certo che voglio sentire come se l’è cavata...
Diamo un’inquadratura politica alla faccenda. Prima di tutto: nessun presidente francese, giunto al punto in cui si trova Hollande, aveva un livello di popolarità tanto basso. Appena il 20%, prima che scoppiasse lo scandalo. Secondo: il presidente può star tranquillo fino al 2017, data delle nuove presidenziali, ma intanto, nei prossimi dodici mesi, dovrà vedersela con: elezioni comunali in marzo, europee in maggio, Senato in settembre (votano gli amministratori locali), subito dopo (2015) dipartimentali e regionali. Con consensi tanto bassi, il rischio di perdere importanti pezzi di territorio da amministrare è concreto. C’è una terza difficoltà: mentre l’indice di popolarità del presidente à sempre più basso, e la Gayet lo ha di sicuro ulteriormente devastato, il suo ministro degli Interni, Manuel Valls, risulta sempre più simpatico. Cioè, Hollande ha un nemico in casa, il peggiore dei guai, proprio come è successo a Letta con Renzi.  

Questo Valls, però, che è pure sospettato di aver teso una trappola al miele, sarà pure responsabile, in quanto ministro dell’Interno, del fatto che Hollande andava in giro sul triciclo e, come ha rivelato il fotografo Sebastian Valiela - quello che ha fatto lo scatto incriminato - «non c’era praticamente sicurezza, avrei potuto ucciderlo senza problemi»?
Sì, Sebastian ha affitatto l’appartamento di fronte al civico 20, nessuno lo ha fermato benché quello sia un quartiere che pullula di poliziotti... La responsabilità però non è di Valls, cioè non è del ministero dell’Interno, ma del Gspr (Groupe de sécurité de la Présidence de la République), guidato da Sophie Hatt, una signora già convocata e che molto probabilmente perderà il posto. Ma quello che è importante adesso è che Hollande puntava proprio sulla conferenza stampa di ieri, organizzata da molto tempo, per recuperare consensi. Aveva fatto filtrare le notizie giuste: è pronto un patto con gli imprenditori, ai quali il presidente promette una riduzione degli oneri sociali, una semplificazioni delle leggi sul mercato del lavoro, un taglio della spesa pubblica che ieri ha quantificato in 50 miliardi in tre anni, meno tasse e più dialogo sociale, però in cambio di assunzioni, tante assunzioni. Un programma che, se realizzato, allineerebbe Hollande alla schiera dei Tony Blair e degli Scröder, uomini politici di sinistra che hanno posto le premesse per un rilancio dei rispettivi paesi con una politica talmente moderata da poter essere definita quasi di destra. Bene, e alla fine di un discorso in cui si spiegava tutto questo al mondo che cosa è accaduto? Che dalla platea dei giornalisti s’è alzato un collega e ha fatto una domanda semplice semplice: «Madame Trierweiler sarà ancora la premier dame dell’Eliseo oppure no?», questione delicatissima perché i due non sono neanche sposati e questo in passato non è successo mai. Hollande ha dovuto rispondere con la balla della privacy da tutelare (argomento inesistente per qualunque uomo politico): «Capisco la sua domanda e sono sicuro che capirete la mia risposta. Ciascuno nella sua vita personale affronta delle prove difficili. Questi sono momenti dolorosi, ma io credo che le questioni private vadano affrontate in privato. Quindi questo non è né il luogo, né il momento per parlare dei miei affari personali. Ma se risponderò a questa domanda, lo farò prima del viaggio diplomatico negli Stati Uniti l’11 febbraio».