14 gennaio 2014
Tags : Antonio Malaschini
Biografia di Antonio Malaschini
• Roma 1 maggio 1947. Sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento nel governo Monti (2011-2013). Già consigliere di Stato (dal 9 febbraio 2011 all’1 ottobre 2013). Ex segretario generale del Senato (2002-2011). Nel 2012 dichiarò «una pensione di 519.015,45 euro lordi (277.120,70 netti), 43 mila e rotti euro al mese, quasi 1.500 al giorno, cui cumulava, nei mesi in cui, fresco pensionato, finì ministro nel governo tecnico del Professore, i 188.868,91 euro (netti 106.005,09) legati alla carica» (Eduardo Di Blasi) [Fat 12/11/2013].
• «Quando Malaschini entrò con concorso pubblico al Senato della Repubblica, era infatti il 1973. Aveva 27 anni e due anni prima si era laureato in Giurisprudenza a Roma con una tesi in Diritto costituzionale. A presiedere l’assemblea c’era il Dc Giovanni Spagnolli. Al governo, invece, Mariano Rumor. Malaschini fu quindi consigliere parlamentare a palazzo Madama con i presidenti Fanfani, Morlino, Colombo, Cossiga e Malagodi. Con la presidenza Spadolini, diventò prima responsabile dell’ufficio ricezione e assegnazione degli atti parlamentari poi direttore del servizio di segreteria e dell’Assemblea. Sempre su proposta di Spadolini, l’anno è il 1992, divenne vice segretario d’aula, e poi “vicario”. Un altro paio di presidenti del Senato dopo (Scognamiglio e Mancino), Marcello Pera silura il gran ciambellano del Palazzo, Damiano Nocilla, e lui ascende a una delle maggiori cariche amministrative della Repubblica, seconda per importanza solo a quella del segretario generale del Quirinale. Siamo al novembre del 2002. Ambizioso e intelligente, per dieci anni Malaschini tiene in mano la “macchina” del Senato, fino al febbraio 2011. Nei dieci anni, calcolano, la spesa del Palazzo aumenta di quasi il 30%. Gli emolumenti del segretario generale, che nel 2007 l’Espresso calcola in 475 mila euro annui, hanno uno scatto all’insù di altri 60 mila. Le cronache ce lo raccontano amico del presidente Renato Schifani, con cui, in una pausa natalizia dei lavori parlamentari, vola in vacanza alle Maldive. Infine, come è costume consolidato, uscito dai ruoli del Senato il nostro è “pensionato” al Consiglio di Stato. Nella propria dichiarazione patrimoniale Malaschini afferma di aver rinunciato per tutta la durata dell’incarico a quella retribuzione da consigliere» [Di Blasi, cit.].
• Sergio Rizzo sul Corriere della Sera: «La notizia più clamorosa offertaci dall’operazione trasparenza del governo di Mario Monti è la pensione di Antonio Malaschini: 519.015 euro e 45 centesimi. Un miliardo delle vecchie lire. (…) Come si fa a chiamare pensione una rendita simile? Quel numero mette crudelmente a nudo le assurdità e gli inaccettabili privilegi nascosti nelle pieghe del nostro apparato pubblico. Dove è possibile che un altissimo funzionario pubblico, al termine della sua carriera e ancora ben lontano dai 67 anni che sono ormai la norma per i comuni aspiranti alla pensione, vada a casa portandosi dietro un assegno pari al 90% dell’ultima, astronomica, retribuzione. Basta dire che mentre il governo di cui l’ex segretario generale del Senato fa parte ha deciso di porre come limite alle paghe dei manager pubblici lo stipendio del primo presidente di Cassazione, l’assegno previdenziale di Malaschini supera del 76% quel tetto. (…) Lo stesso Malaschini (…) ci informa di aver “rinunciato alla retribuzione come consigliere di Stato”, che pure gli sarebbe spettata. Ma non allo stipendio previsto per i sottosegretari non parlamentari: 188.868 euro e 91 centesimi. Somma che porta il totale dei suoi redditi a oltre 700 mila euro: 1.049 euro puliti ogni giorno che passa. Cifra pari a un assegno medio mensile pagato dall’Inps. (…)» (Sergio Rizzo) [Cds 22/2/2012]. Sempre Rizzo sul Corriere, nel 2011, aveva sottolineato come negli otto anni di Malaschini alla segreteria generale del Senato «le spese di Palazzo Madama sono passate da 463,6 a 594,5 milioni, con un aumento mostruoso del 28,2% (il doppio dell’inflazione)» (Sergio Rizzo) [Cds 2/2/2011].