La Gazzetta dello Sport, 14 gennaio 2014
Nello stesso momento in cui arrivava la notizia del Golden Globe a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, l’ufficio stampa della rivista “Uomo Vogue” faceva sapere che il numero di gennaio ha proprio Sorrentino in copertina («abbiamo fortemente creduto nel progetto») e, dentro, un’intervista al regista
Nello stesso momento in cui arrivava la notizia del Golden Globe a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, l’ufficio stampa della rivista “Uomo Vogue” faceva sapere che il numero di gennaio ha proprio Sorrentino in copertina («abbiamo fortemente creduto nel progetto») e, dentro, un’intervista al regista. Sentiamo: «La Grande Bellezza - dice Sorrentino - punta il dito contro le enclaves paludose, però lo fa con amore e comprensione. E questo sentimento di tenerezza è considerato ancora più intollerabile [...] Eccellente è la maggioranza silenziosa che fa il proprio lavoro in maniera onesta, intelligente, originale. Il Paese non riesce a capitalizzare questa eccellenza. Ma è da qui che verrà la salvezza [...] Il cialtrone disonesto è decisamente interessante, pur non coincidendo con l’interesse del Paese. Berlusconi è talmente interessante che faccio fatica ad avvicinarmici. Ha un tasso di complessità e di imprevedibilità che richiederebbe anni di lavoro. Forse la Roma de La Grande Bellezza è una prima, timida tappa di avvicinamento».
• Quindi nel film si vede l’eccellenza italiana contrapposta al cialtronismo... ehm, leggendo critiche e riassunti avevo capito tutt’altro.
Ma no, ma per niente. Del film è persino difficile riassumere la trama. C’è questo Jep Gambardella, giornalista forse fallito anche se vive troppo dispendiosamente per essere fallito sul serio, che gira per la città, va alle feste, scruta il panorama dalle terrazze, dice cose di raffinata intelligenza in un napoletano strascicato, mezzo Sorrentino e mezzo Raffaele La Capria. Incontra il vedovo del suo primo amore, ha nostalgia di questo primo amore della giovinezza, intorno a lui è intanto un turbine di personaggi squallidi, la scrittrice di sinistra impegnata e stronza, Verdone che fa l’aspirante scrittore sempre frustrato, la Sabrilli - interpretazione al top - spogliarellista in là con gli anni e malata di cancro, la direttrice nana di un giornale femminile (nella realtà la direttrice nana di un giornale femminile è esistita davvero, grande direttrice e grande giornale). Questo turbinio di bassa umanità si contrappone, casomai, all’eccellenza del passato, cioè alla sfolgorante bellezza della città di Roma fotografata nei suoi scorci più sfolgoranti... la pochezza del genere umano che la attraversa, genere umano sovrastato dal senso di morte, da una coscienza acuta e beffarda della propria inutilità... la performer che prende a testate un muro, la pittrice bambina che fa quadri con le mani impastate di vernice...
• Dove vogliamo arrivare?
Chi lo sa. Sorrentino, in parecchie delle interviste date dopo, dice che il suo sogno era fare un film «sul niente», un’ambizione ripresa da Flaubert. Del resto Sorrentino ha quasi più dello scrittore che del regista e Jep Gambardella è uno che ha scritto un solo libro e soffre adesso della sindrome della pagina bianca. Le dichiarazioni di “Uomo Vogue” su Berlusconi potrebbero significare che il nostro sta pensando magari sul serio di avvicinarsi al Grande Soggetto. Ha già fatto un film su Andreotti (Il Divo), il potere lo interessa, come è evidente.
• Come si spiega l’innamoramento degli stranieri, e anche del pubblico, a fronte di certe critiche dei nostri?
Maria Rosa Mancuso - uno dei nostri giudici di cinema più severi e più credibili - ha stroncato sia lui che Servillo, giudicato attore sempre con la stessa faccia, addirittura trasportabile - a suo parere - da un film all’altro. Altri - come gli scrittori Sandro Veronesi o Alessandro Piperno - hanno parlato senza esitazioni di “capolavoro”. Giudizi esagerati: La Grande Bellezza è un bel film, dai complessi sensi nascosti e che guarda con godimento. Avrei tagliato la parte successiva alla scena della giraffa, ma ho certamente torto. Il paragone con La Dolce Vita, capolavoro di Fellini, non conviene a Sorrentino. Fellini, di continuo evocato, è un’altra cosa.
• È importante questo Golden Globe?
È il premio che la stampa estera americana assegna alla vigilia degli Oscar. L’ultimo a vincerlo è stato Tornatore, nel 1990, con Nuovo cinema paradiso, che poi prese l’Oscar come miglior film straniero. Le nomination per gli Oscar saranno rese note giovedì prossimo. Le statuette verranno assegnate il 2 marzo. Che Sorrentino corra, e magari vinca, mi pare probabile. Il film ha incassato sei milioni e mezzo in Italia (cifra che in genere raggiungono solo le commedie) e ha avuto accoglienze molto lusinghiere in tutto il mondo. Lo stesso Martin Scorsese, ieri alla cerimonia dei Globe, s’è complimentato col regista italiano. Sorrentino dal palco in cui ha ricevuto il riconoscimento ha detto: «Grazie Italia, questo è davvero un paese pazzo, ma bellissimo». Al telefono ha poi raccontato che nessuno gli aveva anticipato niente, il Golden Globe lo ha colto di sorpresa.
• Chi altri ha avuto i Golden Globe?
I Golden Globe hanno questa strana caratteristica: assegnano un premio ai film drammatici e un altro premio ai film brillanti. Abbiamo così, per esempio, due attrici e due attori premiati, Amy Adams per American Hustle e Cate Blanchett per Blue Jasmine, e, sul lato maschile, altri due riconoscimenti, Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club e Leonardo di Caprio per The Wolf of Wall Street. In generale American Hustle è il film che ha vinto di più.