9 gennaio 2014
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Biografia di Gianni Lettieri
• (Giovanni) Napoli 21 novembre 1956. Industriale. Candidato sindaco di Napoli nel 2011 e nel 2016 (sconfitto al ballottaggio da Luigi De Magistris entrambe le volte).
• «Lettieri è ciò che in America chiamerebbero un self-made men. Un uomo che cioè, per quanto questo sia possibile in Italia, si è fatto da solo» (Antonio Polito, dalla prefazione del libro L’imprenditore scugnizzo).
• Figlio di commercianti, infanzia da scugnizzo alla Duchesca: era uno di quei bambini che s’attaccano al rullo che regge i fili del tram oppure si tuffano nelle fontane pubbliche inseguiti poi dai vigili o scendono a precipizio su un’asse di legno giù per la discesa dei Tribunali. Imprese che la madre («donna forte») premiava a sberle.
• Poca voglia di studiare, ma alla fine prende il diploma di geometra in quattro anni, recuperando un anno perso in prima media per le troppe assenze.
• Prime esperienze nel negozio del padre Giuseppe, poi si fa le ossa commerciando con un cognato giacche e giubbotti di pelle, quindi alla Sartoria Militare della Marina di La Spezia, di cui il padre aveva comprato una partecipazione ma che non poteva seguire per ragioni di salute.
• «Era una specie di leva militare, andavo su la domenica, restavo a La Spezia fino al giovedì». Per occuparsi dell’azienda aveva abbandonato gli studi di economian.
• Gli è stata però conferita dall’università Partenope la laurea honoris causa in Amministrazione e gestione d’impresa.
• Venduta la partecipazione di La Spezia, si mette in società con i fratelli De Simoni che a Monza conducono un’azienda di tintura e finissaggio. Successivamente costituiscono la Ima Tessile, che già il primo anno fattura un miliardo di lire. La società costruisce poi uno stabilimento su un terreno di Casandrino (Napoli).
• L’attività di Lettieri prende quasi subito una via planetaria: aziende tessili in India, Messico, Argentina, Cina, Etiopian.
• Nel 1990 a Calitri (provincia di Avellino) mette in piedi l’unico stabilimento in Europa capace di produrre il tessuto denim ring per i jeans (Calitri Denim Industries). Qui il ciclo è completo: si parte dalla balla di cotone grezzo e si passa poi per filatura, tessitura, orditura, tintoria e finissaggio. Il 70 per cento della produzione va all’estero, metà di queste esportazioni sono dirette negli Stati Uniti. Gli americani della Gap lo invitano a rilevare un’azienda prima in Usa poi in Messico, in modo da potersi servire dei tessuti senza pagare il dazio dell’importazione dall’Italian.
• La Cdi è stata poi venduta ai messicani della Parras, che dopo qualche anno l’hanno chiusa.
• «Una missione in Cina, insieme con Luca Cordero di Montezemolo, fu per me l’occasione che servì ad aprirmi gli occhi. Mi recai da solo a visitare alcuni stabilimenti che lavoravano il mio stesso prodotto tessile. Rimasi stupefatto: molti settori erano fermi per mancanza di lavoro. Mi convinsi allora che se la Cina, con un’economia in ascesa, giovane e con condizioni lavorative completamente diverse dalle nostre, cominciava a essere in crisi in questo settore, per il tessile in Europa non c’era speranza: presi quindi la decisione, una delle più ardue della mia vita di imprenditore, di chiudere col tessile. Diedi il via a una serie di operazioni: la riconversione dello stabilimento di Fratte (Salerno) e perfino la cessione delle aziende negli Stati Uniti e in India».
• «Se le aziende nascono e operano in un terreno poco fertile, o peggio ancora, assolutamente incolto, sono destinate a soccombere».
• A Fratte, Lettieri aveva il polo delle Manifatture Cotoniere Meridionali, già dell’Eni e acquisite dopo una lunghissima battaglia con i vertici dell’ente petrolifero e relativi referenti politici, impegnati a tentar di girare le aziende ai loro amici. Il trasferimento delle attività di Fratte alla nuova zona industriale di Salerno Asi scatenò una reazione politico-giudiziaria, con chiamata in tribunale di Lettieri e del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, accusati di truffa e falso. I due rinunciarono alla prescrizione per arrivare a sentenza e il giudice del tribunale di Salerno, Ubaldo Perrotta, assolse poi entrambi con formula piena perché «il fatto non sussiste».
• Chiamato, benché napoletano, alla presidenza dell’Unione industriale di Avellino e da qui, per volere del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, insediato alla testa della Confindustria di Napoli (eletto col 95% dei voti), dove rimase, per volontà dei soci, sei anni invece dei canonici quattro
• Berlusconi, avendolo sentito parlare a una riunione della Confindustria di Napoli, gli offrì la candidatura a governatore della Campania oppure, a sua scelta, quella a sindaco della città.
• In corsa alle comunali del 2011 con il centro-destra. In testa dopo il primo turno (43,09% contro 27,52% di De Magistris: il candidato del Pd, Mario Morcone, prese appena il 19,15%), Lettieri perse al ballottaggio: s’erano coalizzate contro di lui tutte le altre forze, a partire dal Pd.
• La sconfitta contro De Magistris viene in genere inquadrata nello spirito del tempo: un elettorato stanco della politica avrebbe alla fine respinto qualunque candidato presentato dai partiti tradizionali e premiato qualunque outsider: «In fondo Lettieri paga lo stesso prezzo che ha pagato Morcone e per le stesse ragioni. Su di lui, in quanto sostenuto da Berlusconi, c’è il marchio indelebile del passato» (Adolfo Scotto di Luzio sul Foglio).
• «Denis, ti prego, convinci Berlusconi a non venire a Napoli a chiudere la mia campagna elettorale» (Gianni Lettieri a Denis Verdini, riferito dalla Stampa del 30/5/2011).
• Oggi è amministratore delegato della Meridie Investimenti, fondata con l’idea di fornire capitali alle aziende del Sud dopo la colpevole rottamazione del Banco di Napoli (finito a Banca Intesa). Prima operazione: l’acquisizione di Atitech (manutenzione aerei), rilevata dal fallimento Alitalia su richiesta del governo (Gianni Letta).
• Atitech, unica delle tre società nate dallo sfascio Alitalia oggi in attivo.
• «La Fondazione Imi San Paolo, pur avendo acquisito il Banco di Napoli, elargiva decine di milioni di euro alle università in Piemonte e zero euro alle nostre. Ero all’epoca presidente degli industriali di Napoli, e facemmo venire a Napoli Giuseppe Guzzetti, dimostrandogli che quel modo di fare era fazioso e privo di eticità. Erogavano il 93,5% di fondi e servizi al Centronord e il 6,5% al Sud. Grazie a questa battaglia nacque la Fondazione per il Sud, presieduta da Savino Pezzotta, e Guzzetti si impegnò a trasferirvi 300 milioni da investire nei territori meridionali».
• Tifoso del Napoli e della sartoria napoletana, cattolico, appassionato maratoneta, evita per quanto possibile la carne,
• A 17 anni è andato a casa del futuro suocero a chiedere la mano della moglie, Maria Toscano. I due hanno tre figli (Annalaura, Giuseppe, Federica) e due nipoti (Alessandro e Andrea).
• Costretto da bambino a portare un busto per la schiena, lo ha poi donato al Volto Santo del Santuario di Capodimonte.
• Ha raccontato la sua vita nell’autobiografia L’imprenditore scugnizzo (Iuppiter, Napoli 2014).
• «Nella lingua cinese la parola crisi è composta da due ideogrammi: uno indica il pericolo, l’altro l’opportunità».