La Gazzetta dello Sport, 8 gennaio 2014
In pochi giorni, o forse addirittura in poche ore, s’è creato uno schieramento politico favorevole alla liberalizzazione della marijuana
In pochi giorni, o forse addirittura in poche ore, s’è creato uno schieramento politico favorevole alla liberalizzazione della marijuana. Ci sono dichiarazioni del leghista Gianni Fava, assessore all’Agricoltura in Lombardia, subito esecrate dai suoi, ma rilanciate da Nichi Vendola (Sel) e Paolo Ferrero (Rifondazione), convinti antiproibizionisti, ma soprattutto dal senatore Manconi (pd ex Verde) che ha depositato a Palazzo Madama un progetto di legge in cui si depenalizzano coltivazione, uso personale, cessione di piccole quantità e si reintroduce la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti che la legge Fini-Giovanardi aveva cancellato. Anche questa materia è regolata infatti dalla normativa che riguarda immigrati e clandestini, fatto che ha permesso a Renzi, ieri sera a Otto e mezzo, di non sbilanciarsi sul punto: «È schizofrenico quel Paese in cui si passa dal proibizionismo più totale alla liberalizzazione delle droghe leggere. Iniziamo a cambiare la Fini-Giovanardi che è una leggiaccia».
• Cioè non ha risposto: si può cambiare la Fini-Giovanardi e non toccare la faccenda droghe leggere.
Proprio così. Sarebbe bello se l’idea di scardinare un mercato proibittissimo fosse il risultato di un ragionamento complessivo, su ciò che deve essere consentito e ciò che deve essere vietato a ciascuno di noi in un paese libero e obbedendo a quali princìpi. E poi sul piano materiale dalla considerazione di quale strada è meglio battere per sconfiggere trafficanti e consumo in perenne aumento.
• Il consumo di marijuana è in aumento?
Sì. I consumatori di oppiacei erano poco meno di 13 milioni nel 1998 ed erano diventati 17,35 milioni dieci anni dopo (+34,5%). Nello stesso periodo quelli della cannabis, cioè della marijuana, sono diventati 160 milioni da 147 milioni che erano. Gli italiani che fumano marijuana sono 2 milioni e 700 mila, cioè il 14% della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni. Lo Stato contrasta questo vizio con la Fini-Giovanardi, che, oltre a riempire le carceri, ha inasprito le sanzioni relative anche al consumo (sospensione del passaporto eccetera) e spendendo ogni anno un paio di miliardi di euro. Le risparmio il rendiconto di come questi soldi vengono impiegati. Le dico però che un argomento degli antiproibizionisti - al cui schieramento appartiene anche il ministro degli Esteri Emma Bonino - è che con i divieti non s’è ottenuto finora niente. La nostra marijuana viene in gran parte da Lazarat, in Albania. Lazarat è un paese che vive praticamente solo di quello: 350 mila piante coltivate su 320 ettari per un’esportazione, tutta assorbita dall’Italia, di 900 tonnellate al valore di 4,5 miliardi di euro. Lo sappiamo, ma non riusciamo in nessun modo a fermare quel traffico.
• Se invece si liberalizzasse...
Se si liberalizzasse, non so dire che cosa accadrebbe. Quello che è fastidioso nell’improvviso accendersi del dibattito politico su questo punto, è che, per la milionesima volta, si tiene dietro a una moda. Ha cominciato l’Uruguay rendendo legale il mese scorso l’uso della marijuana per scopo ricreativo. Ci sono delle limitazioni, ma la sostanza è questa. Il presidente di quel paese, il famosissimo José Pepe Mujica, ex guerrigliero tupamaro, che vive in una specie di baracca, senza corrente elettrica e restituendo quasi per intero il suo stipendo, ha spiegato: «Questa è l’unica forma possibile per salvare migliaia di nostri giovani dalla tossicodipendenza, attraverso un consumo responsabile e vigilato, fuori dai circoli criminali». E in effetti, se la marijuana si vende in farmacia a un prezzo più basso di quello praticato dalla malavita, per lo meno si metteranno i boss del narcotraffico in una qualche difficoltà. Alla liberalizzazione uruguagia hanno fatto seguito, negli Usa, gli stati del Colorado e di Washington. E si annunciano nuove adesioni, un po’ dappertutto. Insomma, è scoppiata una moda e i nostri si sono subito accodati.
• Come facciamo a sapere che, con la liberalizzazione, il consumo diminuirà?
Non lo sappiamo, mentre sappiamo con certezza che la marijuana fa male, molto più male del tabacco o dell’alcol. C’è però il caso del Portogallo, il paese più liberale d’Europa su questo fronte. Undici anni fa i portoghesi depenalizzarono l’acquisto, il possesso e il consumo di tutte le droghe. Da allora, il numero di tossicodipendenti è nettamente diminuito. Il Portogallo è a questo punto lo Stato europeo col più basso tasso di consumatori tra i giovanissimi.
• Che dicono quelli di destra?
A parte Fava, dagli altri è venuta una levata di scudi. Valga per tutti la dichiarazione di Gasparri, che ha definito folle il progetto di Manconi: «Leggo sconcertato di alcune iniziative legislative per la liberalizzazione della cannabis. Antiche questioni che l’evidenza scientifica e il buon senso avrebbero dovuto definitivamente chiudere ma che invece tornano contro ogni logica. In ogni caso ipotesi legislative in questo senso troveranno una forte opposizione in Parlamento e non saranno mai legge dello Stato».