La Gazzetta dello Sport, 5 gennaio 2014
Ieri sera Stefano Fassina si è dimesso dal governo e la mossa apre scenari talmente complicati che le reazioni, finora, sono molto prudenti
Ieri sera Stefano Fassina si è dimesso dal governo e la mossa apre scenari talmente complicati che le reazioni, finora, sono molto prudenti.
• Dimissioni irrevocabili?
Dimissioni irrevocabili. Il casus belli è stata una provocazione di Renzi. Riunita la segretaria a Firenze e discusso delle unioni civili, Renzi si è offerto ai cronisti. Ieri, su Repubblica, era uscita un’intervista a Fassina in cui Fassina sosteneva la necessità di procedere a un rimpasto di governo, e in primo luogo a un rimpasto della rappresentanza democratica dato che la squadra di ministri e sottosegretari del Pd che affianca Letta rappresenta l’epoca bersaniana. Si diceva pronto a rimettere il proprio mandato, nelle mani del presidente del Consiglio e del segretario. Questa uscita, non scontata, ha provocato la domanda di un cronista a Renzi. Il cronista voleva conoscere l’opinione del segretario su questo rismpasto auspicato da Fassina. Renzi gli ha risposto: «Fassina chi?».
• Anche Enzio Siciliano, quando divenne presidente della Rai, a chi gli faceva il nome di Michele Santoro, rispondeva, provocatoriamente, «Michele chi?».
Risposta che non portò da nessuna parte Siciliano quella volta e apre problemi piuttosto grossi nel Pd, nella maggioranza e nel governo adesso. Il presidente del Pd, Cuperlo, ha auspicato un maggior rispetto per le persone, così come ha fatto, sull’altro lato, Maurizio Sacconi. Per Renzi ha parlato Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria: «Oggi si è tenuta una segreteria sulle priorità per il Paese: legge elettorale, jobs act. Non c’è davvero motivo di fare polemiche, ma di lavorare, e molto. Dispiace che il viceministro Fassina esprima in questo modo il suo disagio riguardo alla sua presenza nel governo». Fassina non è uno qualunque: in questo governo era viceministro dell’Economia. Bersani, da segretariom, gli aveva affidato la responsabilità della politica economica. Fassina voleva già andarsene a metà ottobre quando Saccomanni aveva preparato la finanziaria appoggiandosi quasi solo a Vieri Ceriani (consulente, che era ststao sottosegretario al tempo di Monti). Letta e Napolitano lo convinsero a star buono. Stavolta però è diverso, e non si tratta di uno scatto di nervi. «Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. Questione politica. Un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione. Responsabilità di Renzi, che ha ricevuto un così largo mandato, è quella di proporre uomini e donne sulla sua linea. Io darò una mano al governo dai banchi della Camera».
• Sa che le dico? Non ha mica torto...
Fassina è un uomo intelligente. Laureato alla Bocconi, cinque anni di esperienza al Fondo Monetario, si fece le ossa tra i giovani comunisti quando il segretario della Fgci era proprio Cuperlo, l’attuale presidente del Pd e avversario di Renzi alle primarie, in quota D’Alema. È un dalemiano-dalemiano anche lui, quindi appartenente alla sinistra del partito, cioè agli ex Ds, il che non vuol dire che non abbia nemici a sinistra, nel variegato insieme delle tribù democratiche esistono pure i bersaniani antifassiniani. Il suo grande avversario è Ichino, non vuole discorsi intorno all’articolo 18, è chiaramente un avversario di Renzi sulle politiche economiche, anche se ha un curriculum che il responsabile economia scelto dal segretario - cioè Filippo Taddei -, bocciato agli esami di abilitazione a professore associato (dove passa l’80% dei candidati), si sogna.
• Può cadere il governo?
Letta potrebbe difendersi con una tipica mossa da cacciavite: e cioè lasciando la poltrona di viceministro dell’Economia vuota, come ha fatto con la Idem. Se passa la linea che bisogna equilibrare la rappresentanza in base alla consistenza dei partiti della maggioranza in Parlamento, i primi a dover essere rimpastati sarebbero infatti gli alfaniani. E Renzi, al tempo del caso Ligresti, non aveva sostenuto che la Cancellieri doveva dimettersi? A far rimescolìi, il governo rischia di evaporare.
• C’eravamo preparati a discutere delle unioni civili.
Già. Renzi punta fortemente su questo tema e ha convocato i suoi a Firenze (la segreteria, d’ora in poi, sarà sempre itinerante) proprio per discuterne e misurarsi sulla rigida opposizione di Alfano. Ad Alfano, che aveva risposto alle aperture sulle unioni civili, con la frase: «Prima pensiamo alle famiglie», Renzi ha risposto: «Parli tu, che hai azzerato i fondi per la famiglia». Il tema è buono, perché intorno a noi le unioni civili sono state regolamentate un po’ da tutti. In nove paesi europei gay e lesbiche possono andare a nozze, esattamente come gli eterosessuali. In altri 11 paesi ci sono leggi a tutela delle coppie omosessuali. In nove stati le coppie gay possono adottare bambini, in 13 possono adottare come single. Anche il Papa sembra avere una posizione più flessibile e pure nel centro-destra, a parte Alfano, ci sono aperture, per esempio da parte di Sandro Bondi o anche di Cicchitto.
• Il caso Fassina non allontanerà la discussione di questi argomenti?
Tempo proprio di sì.