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 2013  dicembre 31 Martedì calendario

Biografia di Lillo e Greg

• Duo comico composto da Pasquale Petrolo (Roma 27 agosto 1962) e Claudio Gregori (Roma 17 novembre 1963). Grande notorietà con Le Iene, dal 2003 conducono su Radio 2 con Alex Braga la trasmissione 610. Visti nel cinepanettone di Neri Parenti Colpi di fulmine (2012), Lillo ha recitato da solo anche in Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno (2011), Una notte da paura di Claudio Fragasso (2011), Com’è bello far l’amore di Fausto Brizzi (2012), Mi rifaccio vivo di Sergio Rubini (2013) e La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013).
• «Le coppie comiche hanno fatto la storia del cinema e della televisione e ancora oggi far ridere in due è una consuetudine di successo. Ma se nel caso di Ficarra e Picone o di Luca e Paolo la chiave resta sostanzialmente quella degli sketch in cui interpretano se stessi, Lillo e Greg hanno scelto una strada diversa: sono attori, che recitano in coppia personaggi sempre differenti. (...) Un successo, quello di Pasquale Petrolo e Claudio Gregori (...) esploso con Le Iene: “È stata la prima esperienza televisiva a darci visibilità, regalandoci una popolarità nazionale”, ricorda Lillo, “tutte le proposte arrivate dopo sono nate dal successo del programma. Ma ci siamo liberati presto da quell’immagine e in tv abbiamo fatto molte cose diverse”. In realtà Lillo e Greg avevano già conquistato le platee suonando, con la band Latte e i suoi derivati e ancora oggi continuano a suonare con i Blues Willies. La mente musicale della band è Greg: (...) La dimensione teatrale è quella in cui Lillo e Greg si trovano maggiormente a loro agio, in televisione e alla radio sono riusciti a conquistare spazi di autonomia. Al ricco carnet del duo manca, in fondo, solo il cinema. “In realtà c’è già stata qualche proposta”, dice Lillo, ”ma al momento non ci interessa perché la nostra forza è quella di essere autori delle nostre commedie o sketches. Poi un domani chissà, non escludiamo nulla, se uno dovesse stare alla canna del gas, magari si andrà anche all’Isola dei Famosi!”. “Rimaniamo nel solco della commedia all’italiana portando in scena personaggi un po’ gretti, meschini”, dice Greg, “ci interessa il lato oscuro dell’essere umano. Ci hanno detto spesso che sono personaggi troppo negativi, ai quali la gente non si affeziona. Ma io non ci credo”» (Matteo Quinzi) [Rep 12/2/2010].
• «“La satira politica”, spiega Lillo, al secolo Pasquale Petrolo, “funziona quando rende il potere grottesco ed è provocatoria. Ma se il potere è già grottesco, se la realtà supera la fantasia, allora diventa difficile. Ci riesce giusto Corrado Guzzanti”. Loro fanno satira sociale. Mettendo alla berlina, non i personaggi, ma la condizione. Dal Proletaire, versione parodistica del Billionaire, dove si beve la gazzosa e i ricchi non sono ammessi, alla purtroppo verosimile agenzia di lavoro interinale che richiedono sei lauree per svuotare i posaceneri, specchio del lavoro che oggi non c’è più. Gli fa eco Greg, al secolo Claudio Gregori: “Sono i costumi che vanno castigati. Inutile mirare al politico: quando cadrà, lo sostituirà un altro con gli stessi vizi. Troppe volte poi la comicità italiana è a senso unico, e accattiva il pubblico di una fazione sola. Se fai satira su uno di destra ti applaudono a sinistra, e viceversa”» (Costanza Rizzacasa d’Orsogna) [Iog 3/5/2013].
• «Reclusi da dieci anni in uno studio dalle pareti arancioni con due microfoni, un pianoforte e un vetro a separarli dal resto del mondo, Lillo&Greg hanno scoperto l’alchimia per fottere l’anagrafe. In principio fu un contratto di sei mesi. Un tentativo estemporaneo di restituire in radio, con la surreale comicità di un ex duo di fumettisti, il tratto umoristico che Marenco, Boncompagni e Arbore avevano disegnato in Alto gradimento. (…) “Arbore ha detto che siamo l’Alto gradimento del 2000” nota Lillo Petrolo, feroce mercante d’arte nell’ultimo film di Paolo Sorrentino ed ex troppe cose per tenerle strette in poche righe. Un’eredità che al figlio di un poliziotto di Tor Pignattara sembra immeritata: “Loro rivoluzionarono il mezzo inventandosi un linguaggio, noi cerchiamo soltanto di essere originali”. Un paragone che al suo compagno d’avventura, Claudio Gregori (“Uno a cui il massimo della modernità sembrano gli anni ’70”, dice Lillo) serve solo per ribadire che sketch, parodie e feroci osservazioni su ladri, truffatori e manigoldi di Radio2-610 altro non sono che la prosecuzione di un antichissimo vizio “già visto all’epoca di Plauto”. Secondo Greg, che non legge i giornali e usa la televisione (“non ho neanche l’antenna”) solo per vedere qualche vecchio film, le dinamiche si ripetono immobili e per immaginare satira e riprodurre gli effetti del reale sulla società, non esiste nulla di più efficace di distaccarsi dall’informazione. Sia come sia, Radio2-610 è un successo. (…) Si conobbero da ragazzi, a fine anni ’80, in una casa editrice per fumetti. Redazioni dei testi, allegorie su carta, il progetto di una rivista tutta per loro in cui inventare storie e chiamare i migliori disegnatori della loro generazione alla sfida: “Eravamo pazzi di gioia”, ricorda Lillo. “Lavorammo per mesi senza distinguere il giorno dalla notte, l’idea di creare in pochi una rivista di genere, convocare autori internazionali, avere mano libera su una materia che risentiva della mitologia underground del Male e dei Pazienza, ci esaltò. Quando finimmo tutto ed eravamo finalmente pronti per andare in stampa, ci presentammo in redazione. Trovammo le porte chiuse. L’editore era fallito. Ci ritrovammo per strada, vagamente disperati, senza una lira in tasca e una latente depressione”. Allora Greg il musicista, quello con il padre pittore e la madre figurinista: “Troppo pigra per proseguire e non recitare tutto il resto della sua vita da casalinga”, prese la chitarra e insieme a Lillo, diede il la a Latte e i suoi derivati. Decine di serate nei locali di Roma: “Per tirare su 50 mila lire”. Il resto lo fece il voce a voce. Arrivarono gli smoking delle Iene, la “Greg anatomy” di Parla con me, l’incontro con Corrado Guzzanti, i libri. Una bulìmia creativa che 20 anni dopo, sull’orlo dei 50, li ha portati fino a noi. (…) Se si guardano indietro, vedono i primi anni. L’infanzia anziana di Lillo: “Mamma aveva tre figli troppo vicini per età e vivacità, così mi crebbe mia nonna”. I racconti sotto l’ombrellone, nelle estati sull’Adriatico in cui Greg ascoltava i vicini di lettino descrivere con passione le ore spese in autostrada alla guida di un camion o le ipotesi di emigrazione in Finlandia inseguendo il sogno del rock: “Pensai di andare a Helsinki e poi rinunciai. In famiglia l’arte la coltivava mio padre, devoto di Schifano e pittore costretto a lavorare nell’unica associazione italiana che non poteva permettersi il lusso dell’acronimo. La federazione italiana consorzi agrari, sintetizzata, riportava a Fica e pur di non rischiare, veniva sempre declamata per esteso”. Sono rimasti semplici e grati a parenti che c’erano e non c’erano: “Papà lavorava sulle volanti. Pronto intervento. Era molto bravo e perennemente stanco. Amatissimo dai colleghi per la sua serietà e dai delinquenti per la profonda umanità. Salvava aspiranti suicidi, sapeva coniugare il rigore del mestiere e la pietà. Al suo funerale venne tutta la mala di Tor Pignattara. Addolorata. Distrutta. Piangente. Era coraggioso papà”. Oggi che Lillo è solo: “Papà se ne andò perché non aveva paura di nulla tranne che dei medici, sottovalutò un piccolo problema che poi si ingigantì”, la memoria della strada gli serve per non perdere le coordinate. Rispetto per tutti, a iniziare dall’intelligenza del pubblico: “Se tu lo sottovaluti, squalifichi anche te stesso. Gli togli la possibilità di scegliere, di giudicarti, di apprezzare il cambio di registro”. (…)» (Malcom Pagani) [Fat 15/6/2013].