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 2013  dicembre 31 Martedì calendario

Ieri c’è stato un altro attentato a Volgograd, la ex Stalingrado della Russia meridionale: un uomo imbottito di quattro chili di tritolo è salito su un filobus e s’è fatto saltare in aria

Ieri c’è stato un altro attentato a Volgograd, la ex Stalingrado della Russia meridionale: un uomo imbottito di quattro chili di tritolo è salito su un filobus e s’è fatto saltare in aria. I morti sono almeno quattordici, i feriti una quarantina e tra questi ci sono tre bambini, uno dei quali, di appena 5-7 mesi, è in coma. L’esplosione è stata talmente potente da mandare in frantumi i vetri delle case vicine. L’attentatore-suicida è certamente Pavel Pechenkin, 32 anni, infermiere. Ieri in rete ho visto una sua foto: un ragazzino con barbetta e occhiali. Pavel s’era unito alla guerrigla islamica del Dagestan l’anno scorso. In settembre i suoi genitori erano partiti dalla loro casa di Volzksk, nella repubblica del Mari, per venire a cercarlo a Buinaksks. Avevano fatto trasmettere un video dalla televisione, chiamandolo col nome che s’era scelto dopo la conversione, Ansar ar-Rusi. Ma niente, quello era rimasto nascosto e il padre e la madre erano tornati a casa rassegnati. Adesso il padre s’è fatto levare il sangue per facilitare l’identificazione attraverso l’analisi del Dna.

È il secondo attentato in poche ore, no?
Sì, l’altro giorno, sempre a Volgograd, s’è fatta saltare in aria Oksana Arslanova, vedova del generale della guerriglia islamica Validzhanov, amica di Najda Asiyalova che lo scorso settembre, sempre a Volgograd, salì su un autobus e tirò la cintura dello zaino imbottito di esplosivo (sette morti). Oksana, che su internet appare in una foto chiaramente precedente la conversione - abito scollato, filo di perle, ma sguardo fermo e con qualche luce di implacabilità - di morti ne ha fatti almeno 17. Un poliziotto di guardia alla stazione centrale costruita da Stalin ha notato questa donna dall’aria nervosa che si dirigeva verso il punto più affollato della stazione. Ha intuito, le è andato incontro e quella subito ha innescato l’esplosivo. Il poliziotto si chiamava Dmitrij Makovskij, aveva 29. La testa della Arslanova sarebbe stata trovata in mezzo ai detriti.  

Come mai questi attentati a Volgograd?, siamo abbastanza lontani da Sochi, mi pare. Perché, credo di capire, dietro a tutto ci sono i giochi olimpici del prossimo 7 febbraio.
Certo. Putin ha puntato sulle Olimpiadi per accreditarsi a livello mondiale e il terrorismo islamico-ceceno cerca a sua volta di profittare dei giochi per farsi vedere dal mondo e rovinare i piani del presidente russo. Andare a far stragi a Sochi - che sta a 690 chilometri di distanza - sembra impossibile, date le misure di sicurezza adottate dal governo. D’altra parte la Cecenia è una piccola provincia, grande come la Campania, abitata da 300 mila persone, che sta attaccata al Daghestan. Molti ceceni che vogliono Putin morto si sono rifugiati qui. In Cecenia, infatti, il presidente Ramzan Kadyrov ha disinnescato, a quanto pare, la bomba del terrorismo islamico spingendo sull’islamizzazione stretta e controllata del paese (dove alle donne è consigliato di girare sempre col velo e con gonne che non mostrino le gambe) e distribuendo soldi a man bassa, Putin gli avrebbe messo a disposizione per tener buoni tutti una ventina di miliardi di dollari. La ricchezza e una moralità rigida si direbbero avversari difficili da battere per i patrioti. Tenga conto che qui si combatte pure un pezzo di guerra siriana: Putin appoggia con forza Assad, ceceni e daghestani stanno con i ribelli.  

Reazioni di Putin?
Ha bloccato i siti internet degli estremisti, appena in rete appaiono appelli alla rivoluzione questi siti vengono spenti. Ieri la Piazza Rossa è stata svuotata in tutta fretta per via di un allarme bomba. Una donna che ha lasciato una borsa presso la Torre Spasskaya ha provocato lo sgombero delle due stazioni della metro, Biblioteca Lenin e Izmailovskaja. Per il resto lo stesso Putin ha fatto sapere che ulteriori misure di sicurezza non sono possibili: il paese, specialmente a Mosca e a Sochi, è già blindato.  

E allora come si spiega...
In Cecenia sono rimasti non più di cinquecento terroristi. Nuclei tanto piccoli sono molto più difficili da controllare. A capo di tutto sarebbe Doku Umarov, o Dokka Abu Usman, detto il Bin Laden russo, 49 anni, una gran barba nera, che per l’aspetto ricorda qualche boss della mattanza jugoslava. Costui, parlando da una montagna caucasica e brandendo un kalashnikov, ha esortato alla guerra contro le Olimpiadi: «Noi mujahiddin useremo tutti i mezzi consentiti da Allah per impedire che si svolgano i Giochi sulle ossa dei nostri antenati e delle migliaia di musulmani sepolti nelle nostre terre».