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 2013  dicembre 30 Lunedì calendario

La storia della ragazza di Bologna, afflitta da malattie genetiche gravissime, e che ringrazia per la sua sopravvivenza i ricercatori che hanno fatto ricorso alla vivisezione, attraversa due questioni enormi e una questione ultra minima

La storia della ragazza di Bologna, afflitta da malattie genetiche gravissime, e che ringrazia per la sua sopravvivenza i ricercatori che hanno fatto ricorso alla vivisezione, attraversa due questioni enormi e una questione ultra minima. Le due questioni enormi. Come si può impedire che la rete diventi il luogo della lapidazione pubblica? E: la vivisezione è davvero necessaria al progresso della medicina? La questione ultraminima: come mai un segretario di partito non sente il bisogno di dire una sola parola su una questione di rilevanza nazionale come la faccenda del Monte dei Paschi di Siena, e interviene subito, invece, sulla questione della ragazza di Padova insultata a sangue dalla rete? «Voglio dirlo con tutta la mia forza: #iostoconcaterina».

Stiamo parlando di Renzi.
Sì, Renzi. Ma la questione è ultra minima.  

E Grillo non ha detto niente?
Grillo per ora non ha detto niente, ma sta di sicuro con gli antivisezionisti e a favore degli animali. Partecipò alle manifestazioni contro l’allevamento di Green Hill (nel Bresciano) e pubblicò nel blog il comunicato dei movimento “Fermare Green Hill” e “Freccia 45”, con cui ci si mobilitava contro l’allevamento Harlan di Correzzana (Harlan è una multinazionale, con sede centrale a Minneapolis). Era il 2012. I giornali erano pieni della storia dei 950 macachi importati dalla Cina, a 150 per volta, destinazione, appunto, Correzzana. Macachi destinati a essere fatti a pezzi, naturalmente. Se vuole sapere come si posizionano i politici sulla questione, posso dirle che Michela Vittoria Brambilla è passionalmente antivivisezionista, mentre Giovanardi no. L’estrema sinistra difende gli animali e vive con molto imbarazzo la presenza, dallo stesso lato di questa barricata, di tanti fascisti, forzanovisti e nazisti. Del resto Hitler adorava le bestie. Quanto a Renzi, non le so dire: la solidarietà a Caterina può riferirsi al linciaggio a cui è stata sottoposta e non implicare (ancora) una presa di posizione sulla vivisezione. In ogni caso, si prendono più voti a stare dalla parte degli animali: i sondaggi dicono che l’80 per cento degli italiani è contro queste pratiche.  

Raccontiamo il fatto che ci costringe ad occuparci di un argomento tanto terribile.
Caterina Simonsen, bolognese, 25 anni, studentessa di veterinaria (dettaglio da tener presente), afflitta da quattro malattie genetiche scoperte quando era piccola e per questo ricoverata a Padova, ha postato sul sito “A favore della sperimentazione animale” un manifesto in cui la si vede con la maschera dell’ossigeno e la scritta: «Ho 25 anni, grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale, senza la ricerca sarei morta a 9 anni». Le sono arrivate una trentina di minacce e almeno cinquecento risposte inqualificabili: «Puoi pure morire domani. Non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per una egoista come te», firmato Giovanna. «Per me potevi pure morire a 9 anni, non si fanno esperimenti su nessun animale, razza di bestie schifose» (Mauro). Perry: «Se fossi morta a 9 anni, un essere vivente di m... in meno e più animali su questo pianeta». I favorevoli alla sperimentazione hanno usato toni analoghi. Per esempio, un Daniele: «Se tu, veganimalista idrocefalo, vorresti eliminare la sperimentazione animale, inizia con l’eliminare il tuo smartphone, la corrente elettrica, il gas, non acquistare cibi confezionati...» eccetera. Fermiamoci qui e ammettiamo che il problema della rete lasciata libera di lapidare chiunque esiste. Anime fragili, per via di questi assalti, si sono tolte la vita.  

• Caterina come ha reagito?
Caterina aveva già postato su YouTube tre video in cui mostra come la malattia la costringe a vivere. Ieri ha messo in rete un messaggio di tre minuti e nove secondi, che non si può ascoltare senza commuoversi: «Sono viva grazie ai farmaci perché sono finita già quattro volte in rianimazione... più volte... i medici ... dicevano i miei genitori che non capivano come mai ero ancora viva... io sono viva grazie ai medici (con voce di pianto) ai farmaci, grazie anche agli animali che sono stati sacrificati per trovare quei farmaci (piange) mi hanno detto meglio dieci topi vivi che non te viva... (ingoiando le lacrime)... boh, cioè, non lo so, dove vivete, da chi siete stati cresciuti...». È bene precisare che le sono arrivati anche molti messaggi di solidarietà.  

Chi ha ragione?
In quei laboratori non si entra. Chi ci ha lavorato e ne è uscito ne parla con orrore. Quando salta fuori questo argomento si va sempre a intervistare Garattini e Garattini anche stavolta ha detto che di questo massacro non si può fare a meno. Due milioni e mezzo di animali l’anno. Gli animalisti hanno dalla loro appoggi formidabili. Einstein: «Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni». Thomas Hartung: «Le prove su animali sono scienza di cattiva qualità. Dalla loro sostituzione dipende la vita di milioni di esseri umani». La tesi secondo cui la ricerca che sfrutta gli animali rallenta, e non accelera, la soluzione di tanti problemi specifici dell’uomo è forte. Ieri, in rete, l’ha ribadita anche Susanna Penco, biologa, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università di Genova, malata di sclerosi multipla e convinta della necessità di lasciar stare gli animali e di lavorare invece sulla «medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche interindividuali per capire il funzionamento delle malattie umane».