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 2013  dicembre 28 Sabato calendario

Ieri il consiglio dei ministri ha varato il decreto cosiddetto “Milleproroghe”, di cui abbiamo già parlato ieri: in pratica si sono sistemati («riallocati») sei miliardi e 200 milioni di fondi europei che al 31 dicembre sarebbero andati persi

Ieri il consiglio dei ministri ha varato il decreto cosiddetto “Milleproroghe”, di cui abbiamo già parlato ieri: in pratica si sono sistemati («riallocati») sei miliardi e 200 milioni di fondi europei che al 31 dicembre sarebbero andati persi. Il presidente del Consiglio Letta, come è ormai sua abitudine, ci ha rimbambito di cifre e il comunicato successivo elenca una quantità di misure macro e micro a sostegno di questo o di quel comparto. Lasciamo perdere. C’è molta attenzione, invece, sulla questione degli “affitti d’oro” tema di una grande battaglia dei radicali e dei grillini, che a questo punto sembra vinta: la Pubblica Amministrazione potrà d’ora in poi disdire i contratti in essere con i privati con un mese di preavviso, anche se nei contratti non è prevista una clausola di rescissione. È un mese che non si parla d’altro, Renzi da Fazio ha dovuto ammettere che «le buone idee non ce le abbiamo solo noi» e ha fatto sua la battaglia dei cinquestelle, Sergio Rizzo, sul "Corriere", ha tempestato ancora ieri raccontando la storia della Regione Lazio e della sua disdetta al contratto di affitto per un appartamento di 600 metri quadri in via Poli, dietro Fontana di Trevi: l’appartamento aveva la funzione di sede distaccata presso i palazzi del governo, non sembrando possibile, ai deputati regionali, di fare su e giù tra la Garbatella (dove ha sede la Regione) e i vari Montecitorio o Palazzo Madama. La Regione pagava per questo lusso 320 mila euro l’anno. La disdetta però ha prodotto un ricorso della società proprietaria dell’immobile, che ha ottenuto in prima istanza il saldo dei nove anni di canone residuo: due milioni e 880 mila euro.

Secondo me una legge che dà a qualcuno il diritto di rompere un contratto con un mese di preavviso qualunque cosa sia stata scritta nel contratto non va bene.
Non dovrebbe andar bene soprattutto la retroattività: al massimo dovrebbe essere possibile solo per i contratti da sottoscrivere d’ora in poi. Andrea Mazziotti, responsabile giustizia di Scelta civica, d’altra parte, sostiene che non c’era bisogno della clausola grillina per sciogliere contratti d’affitto tanto onerosi: nella legge di stabilità era già previsto un meccanismo che rendeva la cosa possibile. Tutta la faccenda è servita in ogni caso a prender coscienza di un altro scandalo della Casta: quello di prendere in affitto appartamenti o palazzi pur avendo, nel proprio patrimonio pubblico, ampia disponibilità di locali. Per esempio: il Comune di Roma possiede trentamila unità immobiliari (ci metto dentro tutto: appartamenti, uffici, edifici e locali commerciali), e ciononostante nel 2012 ha speso in affitti 106 milioni e 780 mila euro.  

• E ha debiti per 860 milioni, che per metà adesso si dovrà caricare lo Stato, cioè tutti noi. A proposito, è vero che poi tutti questi uffici affittati a Camera, Senato, Regione e Comune appartengono a un unico personaggio, cioè Sergio Scarpellini?
Sì, il beneficiario di quasi tutto è Sergio Scarpellini, un simpatico signore di 76 anni, grande allevatore di cavalli e proprietario di due milioni di metri cubi alla Romanina (dalle parti del Flaminio). La parte più succosa di queste proprietà affittate sta nel quadrilatero compreso tra piazza San Claudio, via del Tritone, via Poli e via del Pozzetto. Si tratta del Palazzo Marini, posseduto dalla società Milano 90, di proprietà, appunto, di Scarpellini. A questi bisogna aggiungere la sede del Consiglio di Stato in via delle Vergini. Tra il 1997 e il 2010 Scarpellini ha incassato da queste locazioni 586 milioni, una somma con cui almeno un paio degli immobili si sarebbero potuti acquistare. Le disdette in realtà sono già arrivate. Scarpellini ha detto che non farà storie, restituirà tutto, purché lo Stato si faccia carico dei circa 500 lavoratori che sono alle sue dipendenze.  

Che lavoratori? Se affittava...
No, perché non affittava semplicemente gli spazi, affittava gli spazi arredati e garantendo i servizi: segreterie, mense eccetera eccetera. 500 lavoratori, appunto. Le stanze erano destinate ai parlamentari privi di incarichi particolari, a cui si garantivano una bella stanza, una scrivania, poltrone, biblioteca, servizio di mensa e quant’altro. Sappiamo poi che dal venerdì pomeriggio al martedì mattina questi costosissimi locali sono sempre vuoti. Senatori e deputati, ad onta degli stipendi, hanno il week-end molto lungo.  

È chiaro che Scarpellini, in cambio di questi benefici, dava soldi a tutti.
Sì, e qualcosa di questo sappiamo ufficialmente. 20 milioni di vecchie lire a D’Alema nel 1997, altri 50 milioni ai Ds della Calabria nel 2000, nel 2003 arrivano 68 mila euro ai Ds di Roma e 13 mila euro nel 2005 quando altri 20 mila euro vanno al senatore romano Michele Meta. Nel 2007 Scarpellini dona 100 mila euro ai Ds di Roma e altri 100 mila euro nel 2008 al Pd, senza dimenticare l’Udc del Lazio al quale vanno 100 mila euro e il Pdl che si accontenta di 50 mila euro.  

• Sembra soprattutto un finanziatore dei democratici.
È sua anche la sede del Pd in via Sant’Andrea delle Fratte. Lui dice però di aver dato soldi a tutti. «Durante la campagna elettorale vengono qui bianchi, rossi e verdi e noi un contributo lo diamo sempre. A tutti. Gli imprenditori romani fanno così».