27 dicembre 2013
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Biografia di Beniamino Gavio
• Alessandria 13 ottobre 1965. Costruttore. Figlio di Marcellino (1932-2009).
• «(...) È a lui che il padre ha delegato la gestione di Impregilo (il gruppo di costruzioni che Gavio assieme a Ligresti e Benetton, attraverso Igli, ha rilevato dai Romiti) (...) Da tempo segue le attività del gruppo e di fatto prende le decisioni (...) Ha stretto ottimi rapporti con Giovanni Castellucci, l’influente amministratore delegato di Atlantia. Merito anche suo la ricucitura proprio con i Benetton dopo alcune frizioni negli anni passati. (...)» (S. Fi.) [S24 17/11/2009].
• «(…) Il capitano pigliatutto Beniamino Gavio da Castelnuovo Scrivia, detto Mino, (…) cui fa capo la seconda rete autostradale italiana: più di 1.300 chilometri se nel conto ci mettiamo la prossima preda, la Torino-Savona. È ancor giovane, il Mino, ma non è un novellino nella navigazione tra i mari della grande finanza o in quelli, ancora più insidiosi, dove si pescano appalti, concessioni, rinnovi tariffari. A insegnargli il mestiere sono stati due maestri d’eccezione: papà Marcellino, partito assieme al fratello Pietro da una cava di ghiaia alla conquista di cantieri, strade e porti, e Bruno Binasco, il presidente di Aurelia e Sias, per decenni l’alter ego del papà (a cui si rivolse sempre con il lei). Un manager, Mino Gavio, che in due anni e mezzo, da quando ha preso le redini del gruppo dopo la scomparsa del padre, se l’è cavata in maniera egregia. (…) Di Beniamino si sa ben poco. L’unica concessione alle cronache rosa risale a 10 anni fa, cioè alla cronaca delle nozze con Michela Soldini celebrate il 14 ottobre 2002 nell’abbazia di San Gerolamo a Portofino: testimoni per lo sposo mamma, papà e la sorella Daniela, ma anche Giancarlo Elia Valori, all’epoca numero uno dell’Aiscat (l’associazione dei concessionari autostradali), poltrona che verrà poi ereditata da un altro grande amico dei Gavio: Fabrizio Palenzona. Il lato debole, si fa per dire, riguarda la passione per il mare. Ma Beniamino, invece di limitarsi all’acquisto di uno yacht, ha colto l’occasione di fare un buon affare rilevando dal commissario i cantieri Baglietto. Per il resto, vige la consegna della massima riservatezza, come si conviene ai milionari piemontesi (vedi i Ferrero) che campano in aureo anonimato tra Langhe e Monferrato. Beniamino, piemontese di collina che nemmeno sotto tortura potrebbe abbandonare per una metropoli l’amata terra ai piedi delle colline monferrine, non fa eccezione. I segreti della dinastia restano ben custoditi nella palazzina dove sono cresciuti lui e la sorella, ma anche i cugini Marcello e Raffaella, figli di zio Pietro, ovvero tutti i soci della cassaforte di famiglia, l’Aurelia, cui fanno capo tutte le partecipazioni (125 controllate più un’altra ottantina di quote di collegate) di un gruppo che conta 5 mila dipendenti, un fatturato che nei primi nove mesi del 2011 ha sfiorato i 2 miliardi: un terzo circa dalle autostrade, 400 milioni dalle costruzioni, 353 dall’energia, 139 dai trasporti, 97 dai servizi. (…) Un impero con solidi agganci nell’Italia del potere, ufficiale e ufficioso, di cui si è avuta prova il giorno della scomparsa di Marcellino, nel novembre 2009, quando i quotidiani furono tappezzati di necrologi illustri, da Giulio Tremonti ad Angelo Rovati, passando per Paolo Scaroni e Gaetano Micciché. Quel giorno, il primo a incoronare il nuovo leader fu Palenzona che dichiarò subito che “il nuovo capo è lui, Beniamino”, come del resto si intuiva dall’architettura azionaria per i figli studiata da Marcellino e Pietro, il gestore della logistica e delle campagne (i Gavio sono leader anche nell’agricoltura piemontese): Mino controlla il 28,1% della holding capogruppo contro il 21,2% della sorella e il 3,1% della mamma Francesca Torti, mentre l’altro ramo della famiglia ha in mano il 47,5% (il 24,5% Marcello, il 23% Raffaella). (…)» (Ugo Bertone) [Pan 7/3/2012].
• Nel giugno del 2012, dopo una battaglia con Pietro Salini, perse il controllo del gruppo Impregilo: «(…) Quando vidi che Salini aveva cominciato a comprare azioni, tra fine 2011 ed inizio 2012, facemmo un accordo con Fonsai ed offrimmo in prelazione le quote al gruppo Benetton. Solo dopo rilevammo anche il loro pacchetto. Io a quel punto cercai altri soci, per lanciare un’Opa su Impregilo. Ricevetti pressioni per unire i due gruppi ma avevamo visioni strategiche troppo diverse. (…) Prima dell’Opa avevamo anche pensato di fare un buy back di azioni per 200 milioni per superare il 30 per cento. Poi pensammo di lanciare l’Opa quando il titolo era a 3,2-3,5 euro. Occorrevano 300 milioni di capitale: 100 milioni eravamo pronti a metterli noi ma avevamo bisogno di altri soci che mettessero gli altri 200 milioni ed il resto sarebbe stato finanziato dalle banche. Ma non trovammo i soci, anche perché molti ci risposero che si era creata una situazione societaria in Impregilo molto complessa. (…) Non ce la sentimmo di lanciare l’Opa da soli perché secondo noi il debito che si sarebbe creato in Impregilo sarebbe stato troppo elevato (…)» (ad Adriano Bonafede) [A&F Rep 16/12/2013].
• «L’azienda piemontese archivia la sconfitta nella battaglia per l’Impregilo e l’abbandono della tolda di comando di Bruno Binasco, storico top manager del gruppo, varando una nuova struttura societaria e concentrandosi sul promettente business dei porti. (…) Beniamino Gavio, azionista di maggioranza, ha deciso di creare quattro business unit: autostrade, finanza e strategia, porti e logistica e costruzioni. La Argos, società attraverso la quale Binasco governava tutte le società del gruppo, è stata fusa nell’Aurelia, finanziaria-cassaforte dei quattro cugini Gavio. Una rivoluzione che sembra ispirarsi al modello societario dei Benetton, gli altri signori delle autostrade italiane» (Gianni Pintus) [Pan 11/7/2013].