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 2013  dicembre 22 Domenica calendario

I numeri della Sicilia • Per gli onorevoli siciliani torna la scala mobile • La Kyenge in crisi col marito • Secondo la scienza, se lui la accontenta sempre il matrimonio dura 12 giorni • In Cina la domanda di cioccolato è cresciuta del cento per cento • L’ex guardia giurata che ha ammazzato madre e inquilina

 

Sicilia 1 I numeri della Sicilia: «[...] crolla il Pil (-4,3%), doppiando la decrescita nazionale, 65 mila posti di lavoro persi in raffronto col primo semestre 2012, disoccupazione al 21,1%, imprese alla canna del gas con cali di fatturato e investimenti al palo, scambi con l’estero a -17,9% con l’export petrolifero crollato a -28,4%, mercato immobiliare paralizzato e sempre meno mutui per l’acquisto di abitazioni (-26,9%)». Non solo: secondo Confcommercio, il Pil pro capite già precipitato nel 2012 a 15.136 euro (meno della metà di quello lombardo) è destinato a calare ancora nel 2014 scendendo rispetto al 2007 addirittura del 13,3%» (Stella, Cds).

Sicilia 2 «...in questo contesto da spavento, con un Pil sprofondato da un ottavo (1951) a un diciottesimo del totale nazionale e una famiglia isolana su cinque sotto la soglia della povertà, l’Ars costa 160 milioni l’anno. Vale a dire che ognuno dei 90 deputati regionali pesa per un milione e 777 mila euro: cioè 85 mila euro in più rispetto a un senatore. O se volete, come denuncia il giornale economico il Quotidiano di Sicilia , 2.727 euro per ogni giorno di seduta. Eppure la Regione Siciliana ha resistito accanitamente contro il decreto Monti che imponeva ai consiglieri regionali di decurtare indennità e prebende. Tagli tanto più necessari dato che ancora l’anno scorso, come rivelò su il Giornale di Sicilia Giacinto Pipitone, un deputato all’Ars arrivava a 14.808 euro netti al mese e il presidente d’una commissione parlamentare con la residenza (magari finta) a più di 100 chilometri da Palermo, sommando tutte le voci, poteva arrampicarsi fino a 17.476. Netti. Al mese. Praticamente il doppio di quanto prenda Ban ki Moon per fare il Segretario generale dell’Onu: 13.823 euro lordi. Lordi. Era una situazione indifendibile. Perfino per i più rocciosi difensori dello status quo. Tanto più dopo lo sfondamento, alle elezioni dell’ottobre 2012, dei grillini. Eletti a furor di popolo proprio per metter fine a queste follie. Eppure per un anno, manco difendessero Famagosta dall’assalto turco e Marcantonio Bragadin dall’essere scuoiato vivo, gli ostruzionisti sono riusciti a impedire che i tagli arrivassero in Aula. Coi Forconi in piazza, i siciliani furenti e i grillini pronti a dimostrare di non avere mai incassato più di 2.500 euro al mese più le spese documentate, alla fine han dovuto cedere. D’ora in avanti la busta paga dei parlamentari isolani sarà di 11.100 euro lordi. Con qualche aggiunta (più bassa che un tempo) solo per i presidenti della giunta, dell’assemblea e delle commissioni. E 55 mila euro a testa per i portaborse, ma che dovrebbero esser versati direttamente (se è così, okey) ai collaboratori. Ultimo «ritocchino»: l’adeguamento automatico al costo della vita. Cioè il ripristino per i deputati siciliani, udite udite, della scala mobile. “In realtà abbiamo risparmiato sul lordo, ma non è detto che prendiamo meno sul netto”, spiega Giancarlo Cancelleri, del Movimento 5 Stelle, “Infatti la somma comprende l’indennità che è lorda e la diaria che è esentasse. Se mettono l’indennità a 5.100 lordi e la diaria a 6000 euro netti andremmo addirittura a prendere di più...”. Deciderà il consiglio di presidenza, dove i grillini sono assenti. Staremo a vedere» (ibidem).

Sicilia 3 «...è stato sbalorditivo, in quel contesto di una regione allo stremo, ascoltare le parole del deputato ragusano Giorgio Assenza. Avvocato e presidente dell’Ordine degli avvocati. Parole che la dicono lunga sulla sordità di una fetta della classe politica. E magari anche (pubblichiamo lo sbobinato) sul loro italiano: «Siccome a me piace essere schietto, io non mi sono sottratto, come molti colleghi, alle domande insidiose dei giornalisti che ti dicevano: “Ma alla fine quanto venite a prendere?”. Prendere, che bel termine, perché noi siamo ormai ridotti a questo, a essere appunto merce di scambio, così un banco sull’ortofrutta, il deputato è arrivato a questo!». E ancora: «Non ritengo affatto spropositato per un deputato percepire un’indennità di undicimila e cento euro lordi... Perché, signor presidente, ognuno ha la sua dignità e non mi si può dire che devo venire qui con l’autobus, perché non ho il tempo neanche di prenderlo l’autobus. Poi con l’Ast siciliana abbiamo voglia di venire da Ragusa con l’autobus o con la littorina! O non mi si può dire che io mi devo mangiare il panino, me lo mangio quando è il caso, ma se non è il caso io vado al ristorante e lo pago con i miei soldi, così come faccio quando vado in trasferta per il Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Però, signor presidente, tutto questo comporta che la funzione abbia una sua dignità. E allora la sua dignità merita un minimo; e quando io dico che non è spropositato io parlo perché è la realtà, perché queste somme, cari amici, vengono sommate poi al tuo reddito individuale che già è all’aliquota massima...». E il presidente dell’Ars, l’avvocato Giovanni Ardizzone, gli fa pure i complimenti: «Grazie, onorevole Assenza, per il suo appassionato intervento. E anche perché lei dedica del tempo prezioso, sottraendolo alla sua onorabile professione, non solo di avvocato, ma di presidente del Consiglio dell’Ordine, per fare delle buone leggi...». Testuale. In America lo farebbero a pezzi per una frase simile: i piedi in due scarpe, lì, sono vietati. Punto» (ibidem).

Kyenge «Il signor Kyenge, al secolo Grispino Domenico, passerà le feste di Natale da solo. La moglie, Cécile Kyenge, è offesa con lui per alcune dichiarazioni non proprio simpatiche e ha deciso di prendersi la classica pausa di riflessione: «Credo che alla fine Maisha, Giulia e io — ha dichiarato la ministra — passeremo un Natale diverso dal solito: andremo a servire il pranzo a una comunità che ospita senzatetto». Veramente, senza tetto coniugale, rischia di finirci Domenico. L’ingegnere calabrese trapiantato a Castelfranco Emilia, provincia di Modena, non ha retto al nuovo ruolo della moglie (per un verso o per l’altro tutti i giorni sotto i riflettori dei media) e ha sbottato, senza mezzi termini. In un’intervista a Libero se l’è presa con la moglie («Non ha capacità gestionali»), con il Pd («È una macchina da soldi»), con l’addetto stampa della moglie: «L’addetto stampa di mia moglie le è stato imposto dal partito. Il Pd piazza in giro tutti quelli che non riesce a mantenere… Il partito le diceva dove andare a parlare e lei andava. Ma a spese proprie. Ho investito io quasi duemila euro perché in giro non raccoglieva niente». Non ha negato simpatie per la Lega, per Beppe Grillo e persino per Berlusconi a proposito di Ruby. La moglie l’ha buttata sul sociologico: «Tante volte, per gli schemi in cui viviamo, se l’uomo ha il controllo economico va tutto bene. Se invece, a un certo punto, la donna si trova col timone in mano, qualcosa nella coppia cambia. E chissà quante si riconosceranno in quello che dico...». Insomma, la bella storia nata in un ambulatorio oculistico, sublimata da un concerto di Claudio Baglioni, rinsaldata dal volontariato, consacrata in Congo con un rito atavico («Alcuni volontari non hanno voluto bere quello che ci hanno dato», ricorda l’ingegnere) rischia di naufragare. Il signor Kyenge è anche musicista e ha scritto una canzone per Cécile che sa molto di congedo: «Ma se vuoi tu, va per la tua strada. E se sentirai la vita dura non fermarti mai, più di quel che basta per riprendere fiato, per ricominciare e se sentirai di stare male non voltarti indietro…». Alla fine, vale sempre la massima del compagno don Camillo: «Tra moglie e marito non mettere il partito» (Grasso, Cds).

Yes man Gli scienziati dell’università di Auckland, per capire se una coppia tutta sorrisi e compiacenza è una coppia felice, hanno chiesto a un marito «di dare ragione alla moglie qualunque opinione lei esprima e di fare senza esitare qualunque cosa lei chieda». Risultato: «Siamo stati costretti a interrompere l’esperimento a causa di gravi eventi avversi dopo soli 12 giorni» hanno scritto alla fine i ricercatori sul British Medical Journal. «L’uomo si è lamentato perché la donna stava diventando ipercritica e aveva iniziato ad attaccarlo qualunque cosa facesse». Quando la situazione è diventata intollerabile si è seduto al bordo del letto, le ha preparato un tè e ha detto chiaro e tondo che non ce la faceva più. Per salvaguardare la naturalezza del test, il marito aveva ricevuto istruzioni precise su come comportarsi (“anche se pensi che tua moglie abbia torto, dalle comunque ragione”), mentre lei era ignara di avere gli occhi dei ricercatori addosso. «Visto però che il marito si mostrava conciliante e cedevole di fronte a ogni capriccio, in tutta spensieratezza lei ha occupato ad ampie falcate il terreno sgombrato da lui. Nemmeno due settimane, e il dominio è risultato completo, con il test quotidiano sulla “qualità della vita” (unico impegno richiesto a lei) che giorno dopo giorno vedeva l’uomo tracollare e lei arrampicarsi da un già soddisfacente 8 a un invidiabile 8,5. Il miglioramento del giudizio è avvenuto nel giro di soli sei giorni, con la stessa naturalezza di un fiume che tracima dagli argini e senza nemmeno accorgersi che il voto del marito sulla propria qualità della vita stava precipitando: da un 7 iniziale al 3 che ha decretato il fallimento anticipato dell’esperimento. “Molte persone nel mondo vivono in coppia - scrivono i ricercatori di Auckland - e siamo giunti alla conclusione che la condizione in cui un partner dà sempre ragione all’altro sia pericolosa”. Non sazi di questa osservazione, gli esperti annunciano ora che il test sarà ripetuto a parti inverse: con le donne invitate a sottomettersi e gli uomini autorizzati a impugnare il bastone del comando»(Dusi, Rep).

Cioccolato In Cina (un miliardo e trecento milioni di abitanti) la domanda di cioccolato è cresciuta più del 100% in 10 anni. L’incremento vale anche nel settore Asia-Pacifico dove le vendite sono quantificate in un 5 per cento annuo in più. Cresce anche il prezzo: 40 per cento in più. Se l’Europa occidentale resta il più grande consumatore mondiale (2,2 milioni di tonnellate l’anno), la sua crescita è minima (0,5/0,6) a differenza di quella cinese. Il sorpasso non è lontano. Il mondo, che annaspa nella crisi, ritiene il cioccolato sempre il miglior rimedio alla malinconia: nel 2014 la vendita globale toccherà la cifra record di 7,3 milioni di tonnellate (Perrone, Cds).

Delitto Marina Londero, 68 anni. Di Latina, viveva in via Rappini col figlio Roberto Zanier, 35 anni, ex guardia giurata con problemi di depressione. Costrui, che ce l’aveva con lei per questioni di denaro, alle 4 e mezza di venerdì notte impugnò la sua calibro 38 e le sparò un colpo in faccia mentre dormiva. Quindi uscì di casa, verso le 6 e mezza raggiunse le casupole in via Darsena che suo padre aveva affittato a immigrati rumeni (inquilini morosi, pare), entrò in una delle abitazioni urlando «voglio i miei soldi», sparò alla prima che si trovò davanti, la quarantaquattrenne Elena Tudosa (morta sul colpo), poi contro suo figlio, Andrei Gabriel Bogdan, 21 anni, e infine contro il suo convivente, Florin Dumitrache (il ragazzo, colpito alla testa, in fin di vita in ospedale col cranio fracassato; l’altro, ferito ma solo di striscio). Subito dopo bussò alla finestra di un’altra rumena che avendo sentito le urla e gli spari stava già fuggendo col suo bambino in braccio, lui la vide, la inseguì, provò a sparare ma non ci riuscì perché aveva finito i proiettili. Arrestato dodici ore dalla polizia, che lo trovò, inebetito, a Borgo Montello. Tra le 4 e mezza e le 6 e mezza di venerdì 20 dicembre a Latina.

(a cura di Roberta Mercuri)