18 dicembre 2013
Tags : Annamaria Fiorillo
Biografia di Annamaria Fiorillo
• Gallarate (Varese) 30 giugno 1953. Magistrato. Sostituto procuratore dei minori di Milano, di turno la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando la marocchina Ruby venne portata in Questura. Nel novembre 2010 smentì il ministro dell’Interno Roberto Maroni (che la querelò) negando di aver autorizzato l’affidamento di Ruby, all’epoca dei fatti minorenne, alla consigliera regionale Nicole Minetti. Sottoposta a procedimento disciplinare per le sue dichiarazioni alla stampa, nel maggio del 2013 è stata condannata dal Csm alla sanzione di censura per violazione di riserbo: «Fiorillo, quella notte in servizio, aveva dichiarato alla stampa di non aver mai autorizzato l’affidamento della minorenne marocchina a Minetti. Per questo il magistrato milanese è stato ritenuto colpevole di aver “violato il dovere generale di riserbo” e “lo specifico divieto per i sostituti procuratori della Repubblica di rilasciare dichiarazioni o fornire notizie agli organi di informazione circa l’attività giudiziaria dell’Ufficio”. Fiorillo si è difesa sostenendo che le dichiarazioni rilasciate alla stampa avevano l’intento di “ristabilire la verità” dopo la versione dei fatti fornita da Maroni: “Se fossi stata zitta, avrei prestato acquiescenza a quella ricostruzione”» (Rep.it 10/5/2013).
• «Se Ruby è la nipote di Mubarak, “io sono Nefertiti Regina del Nilo”: “Non me la sono bevuta, e non posso dire di aver mai autorizzato l’affido alla Minetti”. Arriva così, come uno sfogo spontaneo e imprevisto, la versione di Annamaria Fiorillo, pubblico ministero che nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, di turno al Tribunale dei minori di Milano, ha ricevuto quelle “sei o sette” telefonate dalla Questura dopo il fermo dell’allora diciassettenne Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori. Il tourbillon politico e giudiziario è girato anche intorno a lei (...) L’ultima goccia, quella che l’ha spinta a esporsi, sono state le frasi del ministro dell’Interno Roberto Maroni che (...) ha riferito in Senato (rispettate tutte le procedure, consenso della pm all’affido): “Desidero comunicare ufficialmente che investirò il Consiglio superiore della magistratura della questione in quanto le dichiarazioni del ministro, che sembrano essere coerenti col comunicato del procuratore Bruti Liberati, non corrispondono alla mia diretta esperienza personale (...) Quella notte ho detto e stradetto: se la ragazza è nipote di Mubarak, mandatemi qualcuno dall’ambasciata o dal consolato, o una carta scritta”. Entra in gioco Nicole Minetti, consigliere regionale Pdl, “mi viene presentata come ‘consigliera presidenziale’. Ora io ho insegnato 17 anni diritto alle superiori, ma questa carica non l’avevo mai sentita, ho pensato l’avessero introdotta da poco”. La sua prima disposizione era che Ruby fosse affidata a una comunità: “Mi hanno detto che non c’erano posti, una balla. Ho parlato con il responsabile del pronto intervento e ho appurato che non era mai stata fatta richiesta”. Allora ha concesso l’affido alla Minetti? “No, io ho detto che la ragazza doveva restare in Questura fino al mattino. Hanno risposto: non possiamo tenerla in camera di sicurezza. Che non è vero. Ho detto che potevano tenerla su una delle poltrone degli uffici”. Le è poi stato riferito che la ragazza era stata affidata alla consigliera? “L’ultima comunicazione è avvenuta a notte fonda, ho scritto (nella relazione al procuratore capo Monica Frediani, ndr) e ribadisco di non ricordare assolutamente”. Sono state fatte pressioni? “Assolutamente sì. Non hanno mai avuto il coraggio di dirmi che era stato Berlusconi. L’unico errore che penso di aver fatto è che quando ho sentito la Iafrate (funzionaria della Questura, ndr) rigida, come se recitasse un copione, ho usato toni forti, ho detto ‘non si deve permettere’, invece di rassicurarla”. Poi ha capito, sostiene: “Avevano mandato avanti lei”» (Alessandra Coppola) [Cds 11/11/2010].
• «Quante dottoresse Annamaria Fiorillo esistono? Almeno due.
C’è il magistrato che (...) dice di “essersi indignata” nell’ascoltare il ministro dell’Interno che “calpesta la legalità e insulta gli italiani”, e trova “divertente” la querela “ciliegina sulla torta” annunciatale dal Viminale; apprende che (...) il pg della Cassazione ha avviato accertamenti e dice di “prepararsi all’esilio a Ventotene”; lamenta “l’isolamento dorato” di chi si sente trattata “dai colleghi come se avessi un virus”, spiega che “non mi sento Wonder Woman” ma “ce l’ho con i colletti bianchi che non compaiono, non pagano e ottengono anche le promozioni”; e scrive al Csm (“decisione che ha cambiato la mia vita”) per denunciare “discrepanze” tra la sua versione dei fatti e quella riferita da Maroni in Parlamento e in parte dal procuratore di Milano Bruti Liberati sulla notte in Questura della minorenne marocchina (...) Ma c’è anche, anzi c’è prima stata, il pm che al suo capo il 29 ottobre in un atto ufficiale aveva invece scritto un diverso e meno drastico “non ricordo”. Eppure si tratta della stessa persona: il pm della Procura dei minorenni di turno la notte in cui la minorenne, finita in Questura per essere identificata per un sospetto furto, dopo la telefonata in cui Berlusconi la segnalava “come nipote o parente del presidente egiziano Mubarak” fu affidata proprio alla persona preannunciata dal premier: il consigliere regionale Pdl “delegata per la presidenza del Consiglio” Nicole Minetti. La versione di Fiorillo, nelle dichiarazioni pubbliche (...) è: “Voglio si sappia che non ho mai autorizzato l’affido alla Minetti” (...) però, quando il 29 ottobre il pm deve firmare per il suo capo Monica Frediani un rapporto sulla notte, premette di ricostruirla “come risulta dalla documentazione che allego”: e cioè 4 relazioni di polizia. È come se non ne abbia un nitido ricordo diretto, nonostante rammenti una circostanza che non capita proprio tutte le notti, e cioè che “mi venne detto che la ragazza era ‘la figlia di Mubarak’”. A differenza che ai giornali, nella relazione Fiorillo non riporta però la colorita risposta che avrebbe dato alla polizia: “Allora io sono Nefertiti”. Il pm assicura di aver “sottolineato in modo assertivo” alla poliziotta “l’inopportunità di un affidamento a persona estranea” come la “consigliere ministeriale” Minetti, e “in successive telefonate a diversi operanti rimarcai la necessità, all’esito di accertamenti sull’identità, di accompagnare la minore comunque in una comunità protetta, eventualmente trattenendola di notte in Questura finché non fosse stata reperita”. È da qui in poi che le versioni divergono. La poliziotta giura che alla fine il pm acconsentì all’affidamento alla Minetti a patto che la ragazza fosse (come fu) identificata. E il pm? Sul punto, nella sua relazione ufficiale il 29 ottobre, l’assertività scompare e scolora in un “non ricordo di avere autorizzato l’affidamento della minore a Minetti Nicole”. Neppure una riga sul perché il pm, la mattina dopo una così accesa disputa, non verificò più che fine avesse fatto “la figlia di Mubarak”. Adesso dice: “Non era mio compito, dopo il mio intervento ne perdo completamente le tracce”. Del suo “non ricordo” (...) Fiorillo offre una spiegazione singolare per un pm: “Ho scritto ‘non ricordo’ perché non c’era negli atti. E neanche nel mio ricordo. Lo escludo. Alle 5 di mattina, per assurdo, potrebbero avermi detto ‘l’affidamento si è concluso come concordato’, senza specificare”. Parola di pm contro parola di poliziotta, tutto a voce, 6 mesi dopo: ovvio che ciascuno resterà della propria idea» (Alessandra Coppola e Luigi Ferrarella) [Cds 12/11/2010].