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 2013  dicembre 18 Mercoledì calendario

Un decreto che dovrebbe alleggerire la situazione delle carceri è stato emanato dal consiglio dei ministri di ieri, a poche ore da un gravissimo fatto di sangue accaduto nel carcere Lorusso e Cotugno della Vallette di Torino: nel bar del penitenziario, alla presenza di parecchia gente (c’erano anche alcuni detenuti) il capo sentinella Giuseppe Capitano, di anni 47, sposato e padre di due figli, s’è avvicinato al responsabile degli atti giudiziari Giuseppe Melis, di 52 anni, gli ha detto: «Cosa mi state combinando tu e il comandante» e mentre l’altro gli stava rispondendo «Non è vero» ha sparato due o tre colpi all’addome e alla testa

Un decreto che dovrebbe alleggerire la situazione delle carceri è stato emanato dal consiglio dei ministri di ieri, a poche ore da un gravissimo fatto di sangue accaduto nel carcere Lorusso e Cotugno della Vallette di Torino: nel bar del penitenziario, alla presenza di parecchia gente (c’erano anche alcuni detenuti) il capo sentinella Giuseppe Capitano, di anni 47, sposato e padre di due figli, s’è avvicinato al responsabile degli atti giudiziari Giuseppe Melis, di 52 anni, gli ha detto: «Cosa mi state combinando tu e il comandante» e mentre l’altro gli stava rispondendo «Non è vero» ha sparato due o tre colpi all’addome e alla testa. Melis è morto sul colpo. Prima che i presenti potessero far qualcosa, Capitano ha poggiato la canna della pistola sotto il mento e ha esploso un altro colpo, trapassandosi il cranio. Portato in ospedale, è morto un’ora dopo. I responsabili del carcere hanno subito spiegato che il Capitano portava l’arma col colpo in canna per via del suo compito di sorvegliana delle mura esterne del carcere. Più tardi s’è anche saputo che non era in programma nessun provvedimento disciplinare nei confronti dell’omicida-suicida.

Il decreto sulle carceri del governo è stato emanato a causa di questa tragedia?
No, è stato varato per via delle condizioni di obiettivo sovraffollamento del nostro sistema, denunciato ancora l’altro giorno da Napolitano e che ci costa l’ennesima reprimenda europea: causa Torregiani e necessità per il nostro ministro Cancellieri di andare già domani a spiegare ai nostri partner che qualcosa per le nostre carceri incivili si sta facendo.  

Come mai allora ha voluto mescolare il fatto di Torino col decreto varato da consiglio dei ministri?
Per sottolineare il fatto che l’inumanità delle nostre carceri non riguarda solo i detenuti, ma anche gli agenti che devono occuparsi di loro: mezzi-detenuti, in definitiva, anche loro. Non voglio fare del facile sociologismo dando la colpa di un atto paranoico al sistema (ci sono stati altri dipendenti che hanno ammazzato i loro superiori perché licenziati o perché certi di una persecuzione). E tuttavia si dovrà dare un minimo di ascolto ai sindacati di polizia che, con toni più o meno duri, hanno voluto sottolineare questa condizione dei cosiddetti secondini, condizione infelicissima pure la loro.  

In che consistono questi provvedimenti varati ieri dal consiglio dei ministri?
Si tratta, innanzi tutto, di un decreto: misure cioè immediatamente in vigore e che bisognerà convertire in Parlamento entro sessanta giorni (ci saranno resistenze di tutti i tipi). Gliele elenco di seguito: fino ad ora potevano scontare la pena con un rito alternativo (domiciliari o servizi sociali) coloro che non fossero stati condannati a pene superiori ai tre anni. Questo limite è stato portato a quattro anni. Niente di automatico, intendiamoci: sarà sempre il giudice a decidere. Secondo provvedimento: prima sei mesi di buona condoitta fruttavano una riduzione della pena di 45 giorni. Adesso, sei mesi di buona condotta frutteranno 75 giorni di sconto. Ricordiamocene, quando grideremo perché ci parrà che qualche assassino sia uscito di carcere troppo presto. Terzo, e forse il più importante: c’è stata una derubricazione complessiva dei reati di droga, fermo restando l’arresto in flagranza. Tenga conto che oggi su 23 mila soggetti imputati, ottomila sono dentro per violazione della legge sugli stupefacenti, mentre su oltre 40 mila detenuti condannati, quasi 15 mila stanno scontando pene inflitte per lo stesso tipo di reati.  

• Che sollievo porteranno all’affollamento delle carceri queste decisioni?
Dovrebbero uscire in tremila almeno. La situazione adesso è di 64 mila detenuti circa in un sistema che può ospitarne 45-50 mila.   Polemiche?
Le solite. I leghisti attaccano e parlano di indulto mascherato. Interessanti le obiezioni del sindacato Siulp, motivate anche dal fatto che le misure hanno valore retroattivo (fino al 2010): «Usciranno a migliaia e come la volta scorsa ce li ritroveremo tutti per strada a rifare quello che hanno sempre fatto. Invece bisogna smetterla di spendere soldi per i militari in città, che costano 60 milioni di euro all’anno. Con quei fondi si potrebbero assumere duemila agenti penitenziari e aprire i 10 istituti di pena, costati un patrimonio ai contribuenti, e ora chiusi, addirittura già in deterioramento, proprio per mancanza di personale». A noi il vicecapo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano, ha detto che nel 2014 apriranno nuovi reparti nelle carceri di Pavia, Cremona, Voghera, Frosinone, Piacenza, Catanzaro, Ariano Irpino, Carinola. A Cagliari - dice Pagano - è in costruzione un nuovo carcere. Altre carceri nuove che potrebbero entrare in funzione: Tempio, Oristano, Sassari.