Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 17 Martedì calendario

Biografia di Fabrizio Favata

• Milano 24 giugno 1950. Imprenditore. Il 25 maggio 2010 fu arrestato con l’accusa di estorsione nella sua casa di Sestri Levante su ordine della procura di Milano: consegnato ad Arcore a Silvio Berlusconi il nastro dell’intercettazione dell’inchiesta Bnl tra Piero Fassino e Giovanni Consorte («Abbiamo la banca?»), avrebbe ricattato Roberto Raffaelli, ex manager della società di intercettazioni Rcs (Research control system), chiedendogli 300 mila euro in cambio del suo silenzio nella gestione allegra della sua azienda e probabilmente anche sulla storia dell’audio. Il 10 giugno 2011 fu condannato a 2 anni e 4 mesi (rito abbreviato) più 40 mila euro di risarcimento a Fassino.
• «(...) Una storia ingarbugliata, su cui la procura ha acceso un faro il 3 ottobre 2009 dopo un esposto di Antonio Di Pietro. Quello su cui si sorregge l’accusa è che Raffaelli abbia estrapolato fraudolentemente il nastro della conversazione Fassino-Consorte dai computer della procura in cui erano custoditi nell’autunno 2005. Un atto investigativo delle indagini sulle scalate alla Bnl e ad Antonveneta, che doveva rimanere segreto. Attraverso i buoni rapporti di Favata con Paolo Berlusconi, Raffaelli sarebbe stato accompagnato ad Arcore per offrire il nastro all’allora presidente del Consiglio, in cambio di un occhio di riguardo per Rcs su un appalto da 100 milioni in Romania. Qui, però, le versioni divergono: Raffaelli ha confermato al pm di essere stato ad Arcore, di aver incontrato il Cavaliere, ma non di avergli portato il nastro. Favata e un altro indagato, Eugenio Petessi, hanno invece insistito sul fatto che il nastro sia stato consegnato. E la conversazione tra Fassino e l’ex numero uno Unipol, è stata pubblicata sul Giornale della famiglia Berlusconi, 7 giorni dopo l’incontro. La fortuna imprenditoriale di Favata è precipitata: prima di raccontare la sua versione alla procura, ha cercato in tutti i modi di incassare il credito acquisito ad Arcore con il premier, che per quel dono “mi aveva garantito eterna gratitudine”. Operazione fallita» (Emilio Randacio) [Rep 26/5/2010].
• «(...) In passato è stato arrestato per bancarotta e ha subito tre condanne tra il ’93 e il ’94. Da allora, la sua vita galleggia. Un momento di gloria era arrivato con la Iptime, società di cui è stato consulente per Paolo Berlusconi. Nel 2007 la Iptime è stata liquidata. Ed è per questo che a Favata, in grave crisi economica, viene in mente di rispolverare la promessa che nel 2005 Silvio Berlusconi gli avrebbe fatto ad Arcore. Quale promessa? Qui entra in scena la versione di Favata. A ottobre 2009 vede Antonio Di Pietro e racconta che il nastro della conversazione Fassino-Consorte, al premier, lo ha portato lui, alla vigilia di Natale del 2005, in compagnia di Paolo Berlusconi e dell’ex numero uno della Rcs (Research control system), Roberto Raffaelli, che ha affittato alla procura la strumentazione per intercettare Consorte. Di Pietro ascolta la storia e, il giorno dopo, presenta un esposto in procura. Favata e Raffaelli finiscono indagati per accesso abusivo al sistema informatico. (...) “Nell’ottobre del 2005 mi trovavo nella sede della Rcs da Raffaelli. Mentre chiacchieravamo, Roberto mi ha allungato un paio di cuffie e mi ha fatto ascoltare il nastro di Fassino. Raffaelli mi ha raccontato il contesto e abbiamo deciso di rivolgerci a Paolo Berlusconi, con il quale lavoravo (...) Paolo ci disse che avremmo incontrato il presidente ad Arcore alla vigilia di Natale 2005. L’appuntamento era alle 18 e 40 nel parcheggio di un grande magazzino. Poco prima di arrivarci, ho chiamato sul cellulare Paolo Berlusconi. Lui era già lì, con la scorta. Li abbiamo seguiti fino alla villa del premier. Ricordo che Paolo aveva portato il regalo di Natale per il fratello. Dentro un barattolo c’era un gigantesco tartufo. Poi si è aperta una porta e il presidente ci ha fatto accomodare in una saletta. Si è disteso su una poltrona e ci ha chiesto di fargli ascoltare ‘quella cosa’. Raffaelli ha acceso il portatile, ha inserito la chiavetta e ha fatto girare il nastro. Quando Berlusconi ha riconosciuto la voce di Fassino, ha aperto improvvisamente gli occhi e ha detto: ‘Grazie, la mia famiglia vi sarà grata in eterno’ (...) Berlusconi ha chiesto a Raffaelli come funzionava la ‘cosa’. Mi ha dato l’impressione di non essere molto pratico. In tutto, l’incontro non è durato più di venti minuti”. Ricapitolando, Raffaelli spingeva sul premier per un appalto in Romania. Paolo Berlusconi fece pubblicare la conversazione sul (...) Giornale. (...) “Quel favore mi ha rovinato. Nel giro di pochi mesi, viste le cattive acque in cui navigavano le società di Berlusconi, il fratello ha deciso di chiuderle tutte, compresa la Iptime. In piedi è rimasto solo il Giornale. E da un giorno all’altro mi sono ritrovato in mezzo a una strada. Allora mi è venuta in mente quella promessa fatta ad Arcore (...) Chiedevo aiuto perché ero e continuo a essere disperato. Era stato il Cavaliere a dichiararmi la sua eterna riconoscenza. Ricordo che nel 2005 i sondaggi davano Forza Italia in netto calo. Alle politiche successive, invece, il margine fu molto ridotto. E questo, sono convinto, anche per la campagna di stampa su Fassino (...) Ho anche incontrato l’onorevole Niccolò Ghedini. Ho chiesto un prestito di un milione per riavviare l’attività dell’Iptime, ma non mi hanno aiutato (...) Spero che qualcuno possa offrirmi un lavoro, la possibilità di riscattarmi, di mettere al riparo la mia famiglia. Mi appello agli italiani, mettetevi una mano sul cuore, altrimenti (...) con la mia famiglia sarò costretto a vivere come un senza dimora”» (Emilio Randacio) [Rep 6/5/2010].