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 2013  dicembre 17 Martedì calendario

Biografia di Manuela Falorni

• Fucecchio (Firenze) 20 maggio 1959. Pornostar. Nota come “la Venere bianca”, nel 2010 ha pubblicato l’autobiografia E se andassi in Paradiso (Fandango).
• «Ha iniziato la sua carriera molto tardi, più o meno quando le sue colleghe appendono il frustino al chiodo. Aveva già 33 anni quando ha girato il primo film I fatali orgasmini della Venere bianca. “Orgasmini e orgasmine” era l’ineffabile appellativo col quale Manuela, in una trasmissione televisiva divenuta un cult, La posta del cuore, si rivolgeva ai suoi telespettatori che le inviavano lettere chiedendo consigli di argomento, ovviamente, sessuale. Trasmissione che (...) raccoglieva audience da capogiro soprattutto nelle carceri maschili. Uno degli orgasmini in questione, galeotto al tempo della trasmissione, qualche anno più tardi le confesserà di essersi distratto dal suicidio, entrando nel cerchio magico della magnetica intimità sessuale che attraversava lo schermo (...) È ancora una bambina quando, all’ombra delle cabine del bagno Mascotte, a Lido di Camaiore, fa un gesto che cambierà la sua vita: scosta il costume per mostrare il sesso a un amichetto. “Non ricordo come mi saltò in mente quell’idea disperata, e nemmeno come reagì lui. Ricordo solo la sensazione: la mia estasi. Fu allora che sentii il lampo per la prima volta” (...) Ancora si spoglia nei locali e gira film. Non per denaro, non per potere e neanche per inseguire il successo. Ma perché ogni volta si produca di nuovo quel miracolo, quel godurioso ed estatico rivelarsi del piacere che la conduce fuori di sé. “Una frustata che parte dai talloni e arriva fino alla testa... Loro la chiamano Esibizionismo, la chiamano Trasgressione, la chiamano Scandalizzare. Io la chiamo estasi”. Quando Manuela, a vent’anni, si trasferisce a Milano per fare la modella, l’estasi è per tutti la cocaina. Ma lei, che coltiva una eccentrica sacralità del suo corpo, odia le droghe. Per sballare, le basta essere ammirata e mangiata con gli occhi come le accade quando sfila, o balla, o quando qualcuno la fotografa. Così, dal momento che “per mantenere viva la libertà bisogna sempre spingerla più avanti”, abbandona Milano e la moda e si rimette a cercare. Va in televisione, conosce un uomo e lo sposa. Quest’uomo è un pugile famoso, Nino La Rocca, “dalle spalle poderose e la pelle giovane lucida e consumata” come certe statue africane d’ebano. Quello che Manuela non sa, ma scoprirà presto, è che quest’uomo è un alcolizzato. Con lui ha un figlio, Antonio. Che le verrà tolto quando la madre, abbagliata da un cieco e violentissimo moralismo, la denuncerà ai servizi sociali perché una pornostar non può allevare un figlio con adeguata cura. Manuela non si arrende, e combatte contro i pregiudizi una battaglia durissima, fatta di psicologi addetti alla sua vivisezione e delicati contatti con un bambino, reso aggressivo da una situazione maldestra. Al termine di un processo doloroso e, questo sì, indecente, il figlio le verrà restituito» (Elena Stancanelli) [Rep 20/8/2010].
• «“Orgasmini e orgasmine, buonasera”. E lei, Manuela Falorni da Fucecchio, seminuda al centro del piccolo schermo, all’inizio degli anni ’90, tra vibratori, fruste, videocassette vietate ai minori. La sua finestra sul mondo non aveva regole: “Adesso passeremo insieme la notte, vorrei avere tutte le vostre mani addosso, parleremo di sesso perché è il cuore della vita, la benzina che fa girare le cose”. (…) Tra Kadarè, Parise e Melville, Fandango (l’intuizione è dello scrittore Mario Desiati, il suo giovane, vivace direttore editoriale) ha pubblicato la sua autobiografia. Il titolo, provocatorio, E se andassi in Paradiso, disegna quarant’anni di turbamenti presentati in maniera così spontanea, da attutire la crudezza del racconto (…) Tra i tanti uomini incontrati nel percorso, fuochi fatui, anime perse, ricchi industriali disposti a intaccare il proprio conto in banca pur di averla: “Qualunque cifra per fottere”, Manuela ne incontra tre che segneranno come un diagramma impazzito il suo percorso biografico. Il primo è il padre. Quando viene a sapere della sua scelta (lo spettacolo, non ancora il porno), la pesta selvaggiamente. L’armistizio, non senza contropartita, la costringerà comunque nella ricerca di un’indispensabile indipendenza, alla fuga. Il secondo è il pugile Nino La Rocca. Si conoscono, si sposano, litigano fin dalla prima notte di nozze. Lui beve, non distingue il ring dalla vita, spende le notti con la bottiglia e gli amici, lontano dall’angolo obbligato che la famiglia presuppone. Il frutto dell’errore è un figlio, Antonio, che la morale comune vorrebbe strapparle in una tragica commistione di senso del pudore e assistenti sociali intrisi di torquemadismo e che lei riconquista nel 1995, al termine di un’aspra battaglia legale non priva di sofferenze. Il terzo è Franco Ciani, paroliere per alcuni cantautori italiani, ex marito di Anna Oxa, l’uomo che la capisce più di tutti e ne accompagna le pulsioni senza pregiudizio, condividendo gli sguardi degli altri, l’esistenza molto al di là delle convenzioni, il mestiere che ancora oggi, a 51 anni, tra apparizioni televisive e teatrini di provincia appartiene a Manuela Falorni come una vecchia maglia da cui è impossibile separarsi» (Malcom Pagani) [Fat 23/6/2010].
• Sposata con il produttore e compositore Franco Ciani, ex marito di Anna Oxa. Con lui ha aperto un’edicola a Viareggio, città in cui vive, continuando a esibirsi e a fare serate (Naz.it 21/1/2013).