16 dicembre 2013
Tags : Don Pasta
Biografia di Don Pasta
• (Daniele De Michele) Galatina (Lecce) 1 gennaio 1974. Cuoco-deejay. Nel 2013 ha pubblicato La parmigiana e la rivoluzione. Elogio della frittura e altre pratiche militanti (Stampa Alternativa).
• «Il suo caso ricorda quello del cantautore ferroviere Gianmaria Testa, scoperto e lanciato in Francia ben prima che da noi. Lo scrittore e attore salentino Don Pasta (...) in pochi anni è talmente entrato nel cuore dei francesi che la sua tournée italiana (...) è stata finanziata per gran parte dall’Ambasciata di Francia attraverso gli istituti francesi di cultura di Roma, Torino e Firenze. Don Pasta non è un musicista se non in senso lato, visto che come molti ex dj vanta un’ottima formazione musicale. Il fatto è che per lui la musica rappresenta una chiave di interpretazione del mondo e uno strumento per esaltare le sue origini salentine. Negli spettacoli che porta nei teatri, infatti, Don Pasta intreccia la sua passione per il jazz e per il punk-rock con un genuino interesse per la cucina popolare italiana, vista come un antico esempio di quel melting pot culturale che lo scrittore-attore-musicista salentino rilancia ora facendo letteralmente scontrare i profumi delle pietanze che cucina personalmente mentre si trova in scena, con i suoni prodotti dalla band che l’accompagna sul palco. “Il mio è un progetto che va nella direzione della difesa della sapienza gastronomica italiana legata ai territori, in particolare al Salento (...) È la cultura gastronomica del localismo e del ‘chilometro zero’, che da sempre praticavano i contadini nelle nostre campagne”. Portata però a scontrarsi con la cultura musicale di questo stravagante narratore di storie popolari: ecco allora che il John Coltrane di My favourite things diventa la colonna sonora ideale per svelare i segreti di una parmigiana alle melanzane, Miles Davis ispira una focaccia di cicoria, “semplice e complessa come il suo album capolavoro Kind of blue”, e per le orecchiette con le rape, “un vero piatto rockettaro”, cosa c’è di meglio che un giro dalle parti di Talking Heads, Smiths o Cure? L’avventura di Don Pasta è iniziata (...) in un locale etnico di Parigi, dove si era trasferito per completare gli studi universitari in economia. Nel Jungle Montmartre gestito dalla comunità senegalese, Don Pasta cominciò facendo semplicemente il dj: “Sono stati loro a inventare per me il nome di Don Pasta”. Un regalo straordinario, dalla sicura presa internazionale: “È vero, all’inizio non mi piaceva ma funziona dappertutto. Nel loro locale facevo il dj, ma un giorno mentre suonavo jazz e soul presi a saltare delle polpette in padella, recuperavo così, forse inconsciamente, ciò che accade nelle feste popolari nel Salento, dove la musica, il vino e il cibo diventano elementi imprescindibili di un racconto popolare”. Quelle prime esperienze portarono Don Pasta a teorizzare i suoi incroci tra musica e cucina: nacquero così i capitoli raccolti poi in Food sound system, il suo primo libro pubblicato da Feltrinelli nel 2006, e ne scaturì anche lo spettacolo che seguì e che aveva lo stesso titolo del libro. La formula ha fatto innamorare i francesi ma è stata apprezzata anche da noi (...) quando lo spettacolo di Don Pasta In the food for love, arricchito dalla presenza di alcuni acrobati circensi, è stato ospitato per quattro giorni al teatro Eliseo di Roma. Non c’è solo musica e cucina, nei suoi spettacoli multimediali. Mentre il gruppo suona e sullo schermo passano le immagini della preparazione di una tortilla alle patate, può accadere di ascoltare racconti che evocano storie del Salento, come lo sbarco in massa degli albanesi nel ’92 quando, invece di reagire con paura e razzismo, la gente di Lecce si precipitò ad accogliere la gente dei barconi portando teglie di pasta per sfamare uomini, donne e bambini. “A me interessa la dimensione culturale del cibo” dice Don Pasta, “e parlando di cibo si finisce a parlare di vita, di economia e di difesa del territorio”. Il generoso sostegno della Francia gli offre l’occasione per una riflessione amara: “Da noi manca la cura della selezione artistica e questo accade per la cancrena della lottizzazione politica della cultura” dice Don Pasta, che da qualche anno vive a Tolosa» (Carlo Moretti) [Rep 29/3/2010].
• «Ha cominciato a lavorare sulla cucina popolare, utilizzando le ricette di sua nonna e cominciando a rivelare le storie che sono dietro a ogni piatto, esaltando non solo i sapori ma soprattutto il ruolo del pranzo nella cultura contadina, il pensiero di tolleranza e condivisione che passava attraverso la festa, le tavolate che caratterizzavano le comunità e la musica che si faceva attorno. “Ho riproposto questi elementi in chiave contemporanea (…) prima era la pizzica e la taranta, io condisco con Davis e Coltrane”» (Rita Celi) [Rep 3/11/2010].