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 2013  dicembre 16 Lunedì calendario

A rigore, Matteo Renzi è diventato segretario del Partito democratico solo ieri: ieri infatti lo ha formalmente incoronato l’Assemblea nazionale, riunita a Milano, e formata dagli eletti delle primarie

A rigore, Matteo Renzi è diventato segretario del Partito democratico solo ieri: ieri infatti lo ha formalmente incoronato l’Assemblea nazionale, riunita a Milano, e formata dagli eletti delle primarie. Non erano possibili sorprese, naturalmente, perché il segretario aveva dalla sua quasi il 70 per cento dei delegati. Non è stata una sorpresa neanche la nomina alla presidenza di Gianni Cuperlo, uno dei contendenti dell’8 dicembre, voce del partito vecchia maniera o, se si vuole, del partito alla D’Alema, e forte di un 18% dei voti. Cuperlo non voleva sporcarsi le mani col vincitore, ma una parte dei suoi lo ha convinto a desistere e a collaborare. Questo non gli impedirà, secondo quanto ha precisato lui stesso, di guidare una piccola pattuglia di minoranza a contrasto del sindaco di Firenze sulle cose che non condivide.

A proposito di sindaco di Firenze, ma Renzi l’anno prossimo si candiderà o no a sindaco?
Ancora non si sa. L’aria che tira è che si candiderà, facendo poi su e giù tra la Toscana e la Capitale. Si dice a Roma che da parecchi mesi ormai la carica più faticosa d’Italia è quella del vice-sindaco di Firenze...  

Che cosa ha detto ieri?
Cose grosse. Intanto sul finanziamento pubblico ai partiti. Grillo lo aveva provocato nei giorni scorsi, sfidandolo a rinunciare del tutto ai 40 milioni che spettano al Pd, così come ha fatto il Movimento 5 Stelle. Renzi gli ha risposto così: «In modo provocatorio Grillo dice: rinuncia ai 40 milioni di rimborsi. Lo dico io `Beppe firma qua´: caro Grillo hai 160 parlamentari decisivi per fare le riforme. Io sono disponibile a rinunciare ai 40 milioni del prossimo anno se tu ti impegni per superare il Senato, abolire le Province e su legge elettorale”. Ci stai a giocare in modo pulito e trasparente senza accordi senza patti? Se sei disponibile, il Pd è davanti a te e non dietro. Se ci stai, si fa. Se non ci stai, sei per l’ennesima volta un chiacchierone e l’espressione “buffone” vale per te». È interessante notare che Marco Travaglio, ieri sul “Fatto”, invita Grillo a prendere Renzi sul serio e ad accettare la sfida. Ma il nuovo segretario non ha parlato solo di questo. Anzi».  

Che altro?
«Bisogna partire da un accordo alla tedesca, voce per voce, punto per punto e con i tempi stabiliti per i prossimi 12-15 mesi [...] Ci vuole un’agenda per il prossimo anno e una visione per i prossimi 15 anni».  

Con chi andrebbe fatto questo accordo?
Secondo me, prima di tutto con Letta, che ascoltava in platea vestito in camicia, maglione blu e pantaloni sportivi verde militare. Accordo con Letta significa accordo con il governo, e nel governo, come saprà, il Nuovo centrodestra è in preda a fortissimi mal di pancia. Vorrebbero la riforma elettorale solo dopo aver cambiato la costituzione in senso presidenzialista, e in ogni caso sono contrarissimi all’idea di votare a maggio, con le Europee. D’altra parte, col suo appello a Grillo, Renzi ha confermato di essere pronto, in tema di legge elettorale, a mettersi d’accordo con tutti: se un partito dell’area di governo non ci sta, andrà a bussare da Berlusconi (che invece non vede l’ora che si aprano le urne) o, appunto, da Grillo. Si sa che il segretario vuole una legge elettorale che dia un vincitore sicuro e una maggioranza certa. Quindi, abolizione del Senato perché nessuna legge elettorale garantisce la stessa maggioranza nei due rami del Parlamento.  

S’è discusso solo di questo? Non so, durante la campagna per le primarie, Renzi aveva parlato di semplificare le leggi sul lavoro, di costringere la Germania a venire a patti...
Tutti temi che sono entrati in pieno nel discorso di Milano. «Nell’arco di un mese serve un progetto di legge per semplificare le regole del lavoro e modificare le condizioni degli ammortizzatori sociali. C’è un sistema di regole incomprensibile e il sistema degli ammortizzatori assicura solo alcune categorie, non tutte. Piangere e fare grandi proclami dopo le stragi e poi dimenticarli è inaccettabile. Nel patto di coalizione serve l’impegno a modificare la Bossi-Fini e inserire lo jus soli». Poi: «Io sono fra quelli più prudenti ma il tema delle unioni civili lo metteremo nel patto di coalizione, che piaccia a Giovanardi o no: noi siamo il Pd». L’Europa: «L’Europa non è il nostro salvatore, ma senza l’Italia l’Ue non va da nessuna parte e in questo tutti noi dobbiamo aiutare Enrico nel semestre europeo. La Merkel è diventata in passato un alibi per tutti ma mettere a posto i conti non si fa per la signora Merkel ma per una normale dignità verso i tuoi figli». Le banche: «Dobbiamo avere un modo diverso di vedere il rapporto tra banche e politica, ma possiamo anche chiedere alle banche di uscire dai settori che non gli competono, ad esempio l’editoria». Berlusconi: «Non si tratta di fare la pacificazione fra noi e Berlusconi ma si tratta di fare la pace con gli italiani, di fare la pace fra i politici e gli italiani». Renzi ha poi pronunciato un’altra di quelle frasi capaci di imprimersi nella memoria di tutti: «Ciascuno di noi ha il suo pantheon di ribelli. Ma l’essere ribelli è soprattutto una sfida con se stessi. Si è ribelli se ciascuno di noi prova a cambiare la quotidianità: dobbiamo essere capaci di cambiare nel nostro piccolo l’Italia».