La Gazzetta dello Sport, 14 dicembre 2013
Ieri consiglio dei ministri piuttosto importante: è stato approvata la cosiddetta «abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti» (espressione per lo meno imprecisa), ma sono state varate anche altre iniziative di cui sarebbe colpevole tacere
Ieri consiglio dei ministri piuttosto importante: è stato approvata la cosiddetta «abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti» (espressione per lo meno imprecisa), ma sono state varate anche altre iniziative di cui sarebbe colpevole tacere. La più importante è il decreto «Destinazione Italia», grazie al quale ci sarà una forte riduzione del costo delle bollette energetiche, «uno dei danni peggiori alla competitività delle nostre imprese. Abbassando il costo dell’energia ridaremo fiducia alle piccole e medie imprese con un intervento importante sul credito di imposta per la ricerca, capace di incentivare chi vuole investire». Si parla, secondo il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, di risparmi per 850 milioni, attraverso meccanismi che conosceremo più in là (Letta nei giorni scorsi aveva annunciato risparmi per 600 milioni). Oltre ai soldi per la linea 1 della metropolitana di Napoli, il decreto «Destinazione Italia» vara un meccanismo che dovrebbe diminuire il numero delle frodi sulle assicurazioni dell’auto e, di conseguenza, permetterci di pagare un Rca meno cara. Infine, un disegno di legge è intitolato al consumo del suolo: si propone di «difendere l’uso agricolo dei terreni e orientare l’espansione edilizia sulle aree già urbanizzate attraverso interventi di riqualificazione e trasformazione urbana». Nell’anno 2050, il consumo del suolo dovrebbe essere pari a zero (come raccomanda anche l’Europa), cioè non si consegneranno altre aree ai costruttori. Ottimo, ma si tratta purtroppo di un disegno di legge, dunque è difficile che sia approvato prima di due-tre anni. Istituisce però da subito un comitato col compito di «monitorare la riduzione di consumo di suolo» eccetera eccetera, con una pletora di membri in rappresentanza di quasi tutti. Costi abnormi garantiti, quindi, mentre per i risultati concreti si vedrà.
• Parliamo del finanziamento pubblico ai partiti.
Si tratta di un decreto: cioè entra in vigore subito e deve essere convertito entro sessanta giorni. Il testo è identico alla legge che fu approvata dalla Camera in estate. Il meccanismo è questo: i partiti si finanzieranno con contributi volontari del 2 per mille, che storneremo dalle tasse, così come avviene per il meccanismo del 5 per mille che finanzia la chiesa e molte associazioni benemerite. Letta ha ribadito che l’inoptato resterà allo Stato, cioè se nessuno destinerà un euro alle forze politiche, le forze politiche non incasseranno niente. L’entrata in funzione di questo meccanismo sarà graduale: nel 2014 il finanziamento pubblico sarà ridotto del 25%, nel 2015 del 50%, nel 2016 del 75% e dal 2017 i partiti prenderanno soldi solo dal 2 per mille. I contributi versati al d fuori del 2 per mille faranno ottenere sconti fiscali dal 37% (30-20 mila euro) al 26% (20 mila - 70 mila). I bilanci delle forze politiche dovranno essere certificati da una società esterna. Tutto sommato, con tutti i limiti, non è un cambio di passo da poco.
• Effetto Renzi?
Il segretario del Pd aveva messo l’abrogazione del finanziamento tra i punti fondanti del suo programma. Ieri ha approvato ritwittando il tweet con cui il presidente Letta aveva dato l’annuncio agli internauti. Il renziano Lorenzo Guerini attribuisce poi senz’altro al segretario il merito di questa accelerazione. A rigore, ha ragione: Letta in aprile aveva promesso che se il Parlamento su questo punto non avesse fatto nulla, sarebbe intervenuto con un decreto entro settembre. Settembre è passato da 70 giorni. Ma non sottilizziamo.
• C’è anche il fatto che la Corte dei conti aveva sollevato questione di legittimità davanti alla Consulta. I partiti rischiavano un bis della sberla ricevuta sulla legge elettorale.
Il procuratore generale della Corte dei conti del Lazio, Raffaele De Dominicis, ha spedito alla Corte costituzionale, perché ne valuti la legittimità, «tutte le disposizioni impugnate, a partire dal 1997 e via via riprodotte nel 1999, nel 2002, nel 2006 e per ultimo nel 2012». Esse, a parer suo, «hanno ripristinato i privilegi abrogati col referendum del 1993, facendo ricorso ad artifici semantici, come il rimborso al posto del contributo; gli sgravi fiscali al posto di autentici donativi; così alimentando la sfiducia del cittadino e l’ondata disgregante dell’antipolitica». Quindi il pericolo c’era. E, abrogando, la Corte avrebbe lasciato i partiti completamente a secco. Mentre il decreto attuale...
• Sicuri che anche questo decreto non sia incostituzionale?
No, non siamo sicuri: poiché il 2 per mille - come il 5 per mille - è uno storno fiscale, si tratta sempre di denaro dello Stato che, per nostra decisione, va invece ai partiti. Potrebbe non essere perfettamente in linea col referendum del 1993.
• Che succede se nessuno di noi gli gira questo 2 per mille?
Non lo so. I partiti hanno ricevuto tanti soldi, ma li hanno buttati dalla finestra. L’anno scorso il Pdl ha chiuso il proprio bilancio con un disavanzo di 3,7 milioni. Il Pd - che ha però uno stato patrimoniale di 16,2 milioni - sta sotto nella gestione di 7,3 milioni. Ho l’impressione che saranno guai.