10 dicembre 2013
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Biografia di Fabio De Pasquale
• Messina 8 settembre 1957. Magistrato. Pm a Milano. Fu lui ad ottenere dalla Corte costituzionale la bocciatura del lodo Alfano (novembre 2009), che nel 2008 aveva pubblicamente definito «criminogeno» (ci fu un’ispezione finita nel nulla). Nel 2001 avviò le indagini sulla compravendita dei diritti tv Mediaset che portarono alla condanna di Silvio Berlusconi. Ai tempi di Mani pulite, fu lui a ottenere la prima condanna di Bettino Craxi.
• «(...) Il sostituto procuratore che venne aggiunto in un secondo momento da Borrelli al pool dei reati contro la pubblica amministrazione e poi fu sottoposto a ispezione ministeriale perché accusato di avere lasciato in carcere oltre il dovuto il suo indagato Gabriele Cagliari. A San Vittore il presidente dell’Eni si uccise il 20 luglio 1993, soffocandosi con un sacchetto di plastica, ma De Pasquale non subì alcuna censura» (Maurizio Tortorella) [Pan 21/1/2010].
• «Arriva alla Procura di Milano nel ’91, poco prima di Tangentopoli. Si scontra con Di Pietro: “Dobbiamo decidere su cosa indago io e su cosa indaghi tu”, gli disse “Tonino”. La rottura definitiva, quando Di Pietro lo scarica nel momento più tragico della sua carriera, il suicidio di Cagliari, nel carcere di San Vittore. È il ’93, De Pasquale accerta che la Sai di Ligresti ha pagato 17 miliardi di lire per costituire una società in jointventure con l’Eni e assicurare così i suoi dipendenti. È l’indagine che gli farà ottenere la prima condanna per Craxi. Il 26 maggio, il gip Grigo firma 4 arresti, tra cui quello per Cagliari, che era già a San Vittore per altre tangenti. A luglio tocca a Ligresti. Davanti a De Pasquale ammette di aver trattato personalmente l’accordo tra Sai ed Eni, con Craxi, Citaristi (ex tesoriere Dc) e Cagliari. L’indomani, il 15 luglio, l’avvocato di Cagliari, che era stato già sentito, ottiene un nuovo interrogatorio. Cagliari ammette l’operazione con Craxi e Ligresti, ma nega la tangente. Il giorno dopo De Pasquale torna a San Vittore, interroga il direttore finanziario dell’Eni, Ferranti. Poi di nuovo Cagliari. Dubita che abbia detto la verità, pensa che stia inquinando le prove (i fatti gli daranno ragione), gli dice che è contrario alla scarcerazione. Infatti scrive il parere negativo per il gip e poi va in vacanza. Il 17 luglio il gip Grigo esamina la richiesta di scarcerazione. Ha 5 giorni di tempo. Non sapremo mai cosa avrebbe deciso. Il 20 luglio Cagliari si suicida con un sacchetto di plastica come cappuccio. Le lettere e il testamento di Cagliari ritrovati in carcere, preannunciano il suicidio, 11 giorni prima. Contro De Pasquale ci sono procedimenti disciplinari e un processo penale per “abuso d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto”, archiviato nel ’96 dal gip di Brescia, Ondei: “Si deve, senza dubbio, ritenere che nella condotta tenuta dal De Pasquale nella vicenda in oggetto non sia ravvisabile alcuna ipotesi di reato”. Da quando ha messo sotto processo Berlusconi è stato insultato ripetutamente dal premier. Per esempio, il 16 giugno 2008, nella lettera di Berlusconi al Presidente Schifani, in cui definisce il processo Mills “l’ennesimo stupefacente tentativo” di un pm “di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, supportato da un Tribunale supinamente adagiato sulla tesi accusatoria”. Né i giudici né De Pasquale rispondono. Il pm non rilascia interviste neppure il giorno della condanna che ha ottenuto in primo grado per Mills, confermata in appello e nella sostanza anche in Cassazione, anche se ha ravvisato la prescrizione del reato. Dunque il pm “assassino” e “toga rossa” ha trovato giudici di diverso orientamento e grado che hanno confermato le sue accuse» (A. Masc.) [Fat 2/3/2010].
• «È l’uomo che ha portato a casa la prima condanna definitiva di Silvio Berlusconi, dopo aver ottenuto, ai tempi di Mani pulite, la prima condanna di Bettino Craxi. Messinese, cinquantenne, De Pasquale è un solista. Fa fatica a stare dentro gruppi e cordate. Quando indagò Craxi per le tangenti Eni-Sai, non era nel pool di Mani pulite e anzi con Antonio Di Pietro aveva finito per litigare. Eppure lo ha battuto sul tempo, mandando a giudizio il segretario del Psi, che fu poi condannato insieme a Salvatore Ligresti» (Gianni Barbacetto) [Fat 2/8/2013].
• «(…) Vent’anni dopo, anche Silvio Berlusconi perde per la prima volta il suo status di incensurato: e anche stavolta la firma sull’inchiesta è di De Pasquale. All’epoca di Mani pulite, De Pasquale era il volto semisconosciuto della Procura milanese: mentre Di Pietro andava in mondovisione alla caccia del tesoro di Tangentopoli, De Pasquale (che con Di Pietro non andava affatto d’accordo) scavava in silenzio su una arida e complicata storia di assicurazioni e appalti che portò prima all’arresto di Gabriele Cagliari, il presidente dell’Eni che si tolse la vita a San Vittore, e poi alla condanna che trasformò il leader socialista in latitante. Eppure se allora De Pasquale avesse preso il tram a Milano non lo avrebbe riconosciuto nessuno. Oggi come allora (…) De Pasquale batte sul filo di lana il volto più celebre della Procura milanese. Se la caccia a Craxi aveva per l’Italia il ceffo contadino di Antonio Di Pietro, le indagini su Berlusconi hanno indubbiamente i capelli rossi di Ilda Boccassini. A indagare su Berlusconi la dottoressa ha iniziato ancora prima di De Pasquale. Ma mentre le indagini di Ilda su Sme e Mondadori andavano a sbattere contro una sfilza di assoluzioni e prescrizioni, il baffuto pm messinese si consumava l’esistenza, lontano dai media, nelle udienze dei tanti processi scaturiti tirando il filo di una vecchia rogatoria sulle società offshore del “comparto B”, il settore riservato della Fininvest. Rogatoria su rogatoria, una perizia contabile dopo l’altra. Alle udienze del processo per i diritti tv le telecamere non ci andavano perché la materia era così complessa da essere sostanzialmente inspiegabile al pubblico. Ma ognuna di quelle udienze ha permesso di costruire il castello della condanna» (Luca Fazzo) [Grn 2/8/2013].