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 2013  dicembre 10 Martedì calendario

Biografia di Vezio De Lucia

• Napoli 27 luglio 1938. Architetto. Urbanista.
• «Uno dei maggiori urbanisti italiani» (Carlo Alberto Bucci) [Rep 12/11/2008].
• «Autore di un centinaio di saggi sulla storia e la gestione del territorio italiano, rimosso nel 1990 dal ministro dei Lavori pubblici dc Giovanni Prandini dall’incarico di direttore generale dell’Urbanistica per la sua allergia a ogni compromesso con i privati» (Paolo Conti) [Cds 2/2/2011].
• «Ha lavorato a Napoli, il paradigma del sacco speculativo negli anni fra il Cinquanta e il Settanta. Ha studiato, fianco a fianco con Antonio Cederna, lo sviluppo di Roma “a macchia d’olio”» (Francesco Erbani) [Rep 5/11/2008].
• «“Non si può fare degnamente l’urbanista, e nessun altro lavoro intellettuale, senza passione. Senza passione sono i pedanti”. Finisce con questa frase, sigla di una vita, il libro (...) di Vezio De Lucia, Le mie città (...) Architetto e urbanista di grande valore, ha lavorato per un quarto di secolo nella pubblica amministrazione fino a diventare direttore generale dell’urbanistica del ministero dei Lavori pubblici. Ha diretto l’ufficio tecnico del commissariato per la ricostruzione di Napoli dopo il terremoto del 1980, ma ha avuto anche, negli anni Novanta, incarichi politici: consigliere della Regione Lazio e assessore all’urbanistica del Comune di Napoli ai tempi del primo mandato di Bassolino sindaco. Ha progettato poi i piani territoriali delle province di Pisa, di Lucca, di altri comuni. Ma è stato soprattutto uno dei protagonisti del dibattito politico-culturale più aggiornato che, più nel passato che nel presente, si è tenuto in Italia sui temi urbanistici» (Corrado Stajano) [Cds 9/8/2010].
• Consigliere nazionale di Italia Nostra, nel gennaio 2011 si dimise in conseguenza delle polemiche per la pubblicazione di un libro Electa su Antonio Cederna (ispiratore delle storiche campagne dell’associazione) voluto dal Consiglio lombardo presieduto da Luigi Santambrogio, e ritirato dopo le dure critiche della famiglia Cederna e in seguito all’appello di prestigiosi intellettuali che constatavano un «tradimento del pensiero» cederniano: «(...) Attenzione. Quel libro non può essere interpretato come un semplice incidente di percorso, ma rappresenta un segnale di tendenza. C’è una forte corrente revisionistica rispetto alle posizioni storiche che giustificano l’esistenza stessa di Italia Nostra: ovvero il fondare la cultura del recupero, proprio grazie a Cederna, sul concetto di centro storico come “monumento complessivo” e agendo su di esso come un tutt’uno, il vedere l’urbanistica come appartenente alla sfera del potere pubblico e quindi non della mano privata» (Paolo Conti) [Cds 2/2/2011].