10 dicembre 2013
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Biografia di Giuseppe De Benedictis
• Molfetta (Bari) 23 gennaio 1962. Magistrato. Ex gup del tribunale di Bari. Sua la firma su alcuni dei provvedimenti giudiziari più importanti degli ultimi anni: nel giugno del 2005 chiese l’arresto per l’ex governatore della Puglia, Raffaele Fitto, coinvolto in un’inchiesta su una presunta tangente di 500 mila euro ricevuta dall’imprenditore Gianpaolo Angelucci. Firmò anche l’ordine di arresto per Filippo Pappalardi, il padre dei fratellini di Gravina in Puglia, per omicidio e occultamento dei cadaveri dei suoi figli. Poi, il ritrovamento dei corpi dei fratellini caduti accidentalmente in una cisterna, scagionò l’uomo da tutte le accuse. Nel 2004, in una sentenza, definì gli ex ostaggi italiani sequestrati in Iraq dei «mercenari», scatenando le polemiche. Il 28 ottobre 2010 fu arrestato con l’accusa di detenzione abusiva di armi (acquistò una pistola che non poteva comprare, un’automatica al posto di quella che credeva essere una pistola da poter custodire in casa). Rinviato a giudizio, nel giugno del 2013 si è aperto il processo.
• «Le indagini raccontano che Giuseppe De Benedictis si sarebbe accorto dell’acquisto sbagliato appena rientrato nella sua abitazione di Molfetta (...) ed avrebbe chiamato al telefono l’armeria casertana per segnalare l’episodio, dicendo di essersi portato a casa un’arma al posto di un’altra. Troppo tardi. L’armeria (...) era sotto indagine della Procura di Santa Maria. Per questo motivo è scattato il blitz contro il magistrato. I carabinieri gli hanno notificato l’ordine di custodia cautelare ai domiciliari prima che lui potesse rimettersi in macchina per tornare a Caserta dove – come aveva annunciato al telefono – si sarebbe recato presto per sciogliere l’equivoco legato al suo acquisto sbagliato (...) nessuno poteva immaginare che il magistrato custodisse nella sua abitazione di Molfetta un vero e proprio arsenale composto da circa 2500 armi» (Carmine Festa) [Sta 29/10/2010].
• «Le armi (...) per lui devono essere una cosa maledettamente seria. Perché le ama. Soprattutto le pistole. E le colleziona con passione, competenza, gusto. No, non quelle d’epoca (...) colleziona armi vere, funzionanti, pronte all’uso. Almeno così rivela chi è entrato in casa sua e giura d’aver visto un arsenale con i fiocchi. Una di quelle pistole, lucide e oliate, De Benedictis la porta sempre con sé. Forse non è sempre la stessa. Forse ogni volta si arma di una pistola diversa come ci si cambia la cravatta. Ma che si tratti di una pistola, quando gira per i corridoi di Palazzo di Giustizia, è fuor di dubbio. A meno che non sia una pistola giocattolo, imitazione perfetta di uno dei modelli, veri, che il gip colleziona. Prima pm a Foggia, ora gip a Bari, diverse inchieste importanti nel curriculum (il cibo avariato delle mense gestite da “La Cascina”, le televendite di quadri falsi, la faida del Gargano), De Benedictis qualche minaccia l’ha ricevuta. Lettere, proiettili. Ma quale magistrato che si occupi anche solo un po’ di malavita non ne ha ricevute? No, non sarà quella la ragione della passione per le armi coltivata dal gip. Sarà per emulazione di quei suoi colleghi che giravano anche loro sempre armati, e per i quali poi si sono accesi i fari della politica e delle librerie? No, dice (...) De Benedictis. È che a lui piace l’oggetto in quanto tale. Se poi funge da deterrente, tanto meglio. Ma il gip, per sua fortuna, la fondina non ha mai dovuto aprirla» (C. Vul.) [Cds 22/10/2004].
• «Della sua passione per le armi Giuseppe De Benedictis non aveva mai fatto mistero. Negli uffici e nelle aule del Palazzo di Giustizia di via Nazariantz la sua mania di collezionare pistole, fucili era nota. E spesso era anche oggetto di battute. Perché Giuseppe De Benedictis è un giudice che, al primo piano, nei corridoi del Tribunale, difficilmente, passava inosservato. Ironico, scherzoso, sulla sua scrivania cercava di non far accumulare mai troppi fascicoli. Era spedito. Veloce nel definire le pratiche, nel chiudere i processi. Questa era una delle sue caratteristiche, anche quando prima di assumere l’incarico di gup aveva fatto per anni il gip e cioè il giudice che autorizzava gli arresti. Il suo nome è associato alle inchieste più importanti ed eclatanti coordinate nell’ultimo decennio dalla procura di Bari. Come quella sul presunto arruolamento di alcuni ex ostaggi italiani in Iraq, Maurizio Aliana, Didri Forese e Umberto Cupertino. Nel provvedimento De Benedictis usò il termine “mercenari”, un’espressione che scatenò polemiche. “Se contassi qualcosa – disse il senatore a vita Francesco Cossiga – prenderei il gup di Bari, il pm a lei collegato ed il gip Giuseppe De Benedictis, che vogliono sbattere in galera Salvatore Stefio con un’accusa ridicola, e li manderei in Iraq e in Afghanistan: pregando i taleban e Al Qaeda, in cambio della liberazione di qualche detenuto nelle carceri, di catturarli”. Il giudice accusò il colpo, ma difese il suo ragionamento» (Paolo Viotti) [Rep 29/10/2010].