La Gazzetta dello Sport, 7 dicembre 2013
Ci vorrà più di una settimana per seppellire Mandela, perché i sudafricani, i neri, i governi di tutto il mondo vogliono in qualche modo celebrarlo: anche Obama e sua moglie stanno partendo per il Sudafrica
Ci vorrà più di una settimana per seppellire Mandela, perché i sudafricani, i neri, i governi di tutto il mondo vogliono in qualche modo celebrarlo: anche Obama e sua moglie stanno partendo per il Sudafrica. Domani, 8 dicembre, domenica, giornata di preghiera e riflessione per lo Scomparso. Tra mercoledì e venerdì, a Pretoria, apertura della camera ardente e sfilata del popolo per rendere omaggio alla salma. Domenica 15 dicembre, infine, solenni funerali di stato a Qunu, villaggio natale del grand’uomo. Lo stesso Mandela aveva chiesto, vent’anni fa, di essere inumato qui, con una cerimonia sobria e avendo solo una pietra a segnalarne la tomba.
• Mi domando se quelli che hanno meno di trent’anni abbiano la minima idea di chi sia lo Scomparso.
Non ce l’hanno. Badi che non ce l’hanno neanche in Sudafrica. Se vai in giro a domandare, ti spiegano che gli idoli sudafricani sono in questo momento il rapper americano Jay-Z oppure il campione di calcio Teko Modise. Pistorius, dopo aver ammazzato la fidanzata, è evidentemente in calo. Mandela... Mandela è praticamente scomparso dalla circolazione dal 2002. Aveva fatto il presidente della Repubblica fino al 1999, dichiarando che a ottant’anni sarebbe stato meglio occuparsi dei nipoti e passare la mano. S’è ricominciato a parlare di lui in occasione della malattia, ma non credo che sia bastato questo. Parlo sempre delle generazioni più giovani, gli under 35 o 40.
• Se uno le domandasse: che cosa ha fatto alla fine? Il regime dell’apartheid sarebbe comunque stato superato dai tempi, il mondo, a parte gli americani, tenevano il Sudafrica in quarantena, in definitiva l’ultimo presidente bianco, De Klerk, ha forse gli stessi meriti di Mandela: è stato lui a tendere la mano al vecchio nemico, a rendere possibile la riconciliazione.
No, la riconciliazione è stata resa possibile proprio da Mandela, il quale, appena uscito
di prigione (anno 1990), grida che si deve dimenticare il passato: «Wat verby is, is verby». Più o meno: quello che è stato è stato. Si rende conto del significato di una frase simile pronunciata da un uomo che aveva passato in carcere, per ragioni politiche, 27 anni della sua vita? Ma ecco quello che accadde poco dopo: Mandela diventa amico di Francois Pieenar, campione di rugby. Solo che il rugby era lo sport dei bianchi, mentre quello dei neri era il calcio. Dunque, accostarsi allo sport dei bianchi significava tendere la mano ai bianchi, i persecutori di Mandela e del suo popolo. La conquista della Coppa del Mondo di rugby nel 1995, quando Mandela era già presidente, esalterà quel capolavoro della riconciliazione. Che troverà la sua logica conclusione nella conquista dell’organizzazione della Coppa d’Africa di calcio (1996) e, poi, del Mondiali del 2010. La foto di Mandela che esulta alla cerimonia di chiusura di quel torneo, sua ultima apparizione pubblica, è piena di significati politici.
• La nazione arcobaleno.
Senza Mandela, quella definizione, che rende omaggio a una società multiculturale e multirazziale, non avrebbe ragione d’essere.
• Una nazione un po’ troppo islamica, forse?
È l’accusa che da ultimo viene rivolta a Mandela da destra. Troppo filo-palestinese, troppo anti-israeliano. Effettivamente Mandela attaccò Israele in una celebre lettera a Thomas Friedman e sta in Sudafrica una delle organizzazioni islamiche più grandi del pianeta, la Islamic Propagation Centre International, o Ipci. L’Ipci stampa e distribuisce in tutto il mondo milioni di opuscoli di propaganda. A Western Cape, poi, è ben radicato il Pagad (People against gangsterim and drugs), il quale dichiara di lottare per «la moralità e l’ordine sociale nelle comunità che hanno perso la speranza». Si tratta di una costola della Qibla, che si batte per la costituzione di uno stato islamico dentro il Sudafrica. Al Qaeda non è troppo lontana.
• Tutto questo è colpa di Mandela?
Gli si imputano i rapporti fraterni con i palestinesi e con Arafat. Gli storici contemporanei gli addossano anche la responsabilità del degrado in cui si trova, oggi, la politica sudafricana. Il partito di Mandela, l’African National Congress, l’eroica formazione che a suo tempo, guidata da Mandela, combattè l’apartheid, è oggi una forza politica profondamente corrotta e compromessa. L’attuale presidente, il nero Jacob Zuma, è finito sotto processo per stupro e guida un paese in cui oggi il 5% della popolazione ha un reddito cento volte superiore al restante 95%. In quel 5% c’è una consistente quota di coloured. Cioè ai vecchi sfruttatori razzisti bianchi si è sostituita adesso una classe dominante quasi altrettanto razzista, ma in cui ci sono sia bianchi che neri. Ebbene, chi è stato lo sponsor principale di Zuma? Proprio Mandela, che appoggiandolo ha determinato la sua elezione. Sono cose, però, che forse non è bene ricordare nel giorno della sua morte, in cui si ammettono, come si sa, solo i toni celebrativi.