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 2013  dicembre 06 Venerdì calendario

Camera e Senato si stanno azzuffando, e la disputa riguarda la legge elettorale: quale delle due assemblee deve esprimere e varare il testo che poi l’altra approverà definitivamente?• Che razza di discussione è? Il dibattito sulla nuova legge elettorale è in questo momento incardinato nella commissione Affari costituzionali del Senato

Camera e Senato si stanno azzuffando, e la disputa riguarda la legge elettorale: quale delle due assemblee deve esprimere e varare il testo che poi l’altra approverà definitivamente?

Che razza di discussione è?
Il dibattito sulla nuova legge elettorale è in questo momento incardinato nella commissione Affari costituzionali del Senato. Questa commissione, in sei mesi di lavoro, non ha prodotto praticamente nulla: i vari gruppi e correnti e partiti sono divisi su tutto e non è stato possibile mettere giù un testo minimamente condiviso. Allora quelli della Camera hanno cominciato a scalpitare: date a noi il compito di preparare la nuova legge, hanno detto, perché da qui un testo esce di sicuro.  

Perché la Camera dovrebbe essere capace di fare qualcosa che al Senato non riesce?
Perché alla Camera il Pd ha i numeri per imporre la sua visione della cosa, numeri che al Senato, come è noto, mancano. Quindi, dicono da Montecitorio: se l’iter si trasferisce di qua, noi al dunque ci arriviamo. E ieri una richiesta in questo senso è stata indirizzata a Palazzo Madama dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Da Palazzo Madama hanno risposto Calderoli (Lega) e Schifani (Ndc): da qui la legge non si muove nemmeno per idea. Il Pd ufficialmente non ha preso posizione, ma il presidente della commissione Affari costituzionali, la senatrice Anna Finocchiaro (un pezzo grosso di quel partito), l’altro giorno ha bloccato ogni tentativo di sottrarre la nuova legge elettorale al Senato formando un comitato ristretto che ha il compito di preparare un testo entro il 31 gennaio. In questo comitato c’è un rappresentante per ogni partito. Quindi neanche il Pd, o almeno la nomenklatura del Pd, vuole che la discussione si trasferisca alla Camera, dove pure i democratici sono tanto forti. È solo un malinteso orgoglio di bandiera assembleare? Non credo proprio. È che una parte del Pd non vuole una nuova legge elettorale, tanto più che adesso è di nuovo in vigore un proporzionale puro, e sia pure con soglia di sbarramento. E nel Pd ci sono tanti proporzionalisti. Matteo Renzi infatti s’è arrabbiato sia per la decisione dell’altro giorno della Consulta sia per questa mossa della Finocchiaro (una, a parer suo, assolutamente rottamabile).  

Lei sta dicendo che neanche dopo la pronuncia della Corte sarà facile cambiare la legge elettorale?
Ieri Napolitano, con un altro intervento che sta fuori dal perimetro dei compiti che la Costituzione gli assegna, ha dichiarato che «diventa imperativo ribadire il superamento del sistema proporzionale con l’introduzione di modifiche costituzionali per quel che riguarda almeno il numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo paritario». Sono cose di cui il capo dello Stato, politicamente irresponsabile, non dovrebbe occuparsi. Ma del resto: anche la Consulta dovrebbe evitare di sostituirsi al legislatore, come ha fatto con la sentenza di mercoledì. Quindi continuiamo a procedere per una serie di interessanti micro-colpi di stato. Ma lei mi stava chiedendo se a questo punto sarà più facile cambiare la legge elettorale.  

Appunto.
Sarà molto più difficile, credo. Primo punto: il partito proporzionalista è presente in ogni formazione politica ed è piuttosto forte. Questo partito farà di tutto per mantenere lo status quo. Secondo punto: un sistema elettorale proporzionale è quello che ci vuole per tenere a bada Renzi. Vedrà che domenica prossima andranno a votare in pochi e l’elezione a segretario del sindaco di Firenze ne uscirà dimezzata. Si sa già che nel discorso sulla fiducia del prossimo 11 dicembre, Letta annuncerà la riduzione del Senato a Camera delle Autonomie e solo dopo si appronterà il varo di una nuova legge elettorale col doppio turno di coalizione e bla bla bla. La riforma del Senato, da sola, vuole almeno un anno di tempo, dato che si tratta di una legge costituzionale. E siamo già al 2015. A quel punto si discuterà della legge elettorale. Tempi biblici. Ognuno ha e avrà idee diverse. Quale metodo migliore per tenere Renzi a bagno maria?  

Renzi allora, capo del Pd, ordinerà ai suoi di togliere l’appoggio al governo.
Per votare con questa legge? Ma questa legge ha bisogno di un intervento legislativo per regolare la faccenda della preferenza unica. Non so: si deve indicare per forza un candidato della lista prescelta o si può votare per una lista e scegliere il candidato di un’altra lista? Il Parlamento si dovrà pronunciare. Nelle elezioni comunali, per esempio, si può votare il sindaco dello schieramento A e scegliere come partito lo schieramento B. Sa poi che la Consulta, rendendo illegittimi quei due punti del Porcellum, ha reso incostituzionale anche la legge con cui si votano le assemblee regionali e dove le liste sono bloccate? Sa che il pool di avvocati che ha impugnato il Porcellum ha presentato ricorso contro la legge elettorale per le europee? Sa che, politicamente, sono illegittimi a questo punto deputati e senatori, erano politicamente illegittime le assemblee che hanno eletto Napolitano, è dunque illegittimo lo stesso capo dello Stato, erano illegittimi gli stessi Parlamenti che hanno nominato un buon numero di membri della Consulta, membri illegittimi cioè anche coloro che hanno dato l’avvio a questa sarabanda?