2 dicembre 2013
Tags : Giulio Cavalli
Biografia di Giulio Cavalli
• Milano 26 giugno 1977. Attore, autore, regista teatrale. Politico. Ex consigliere regionale lombardo. Eletto nel 2010 con Idv, nel luglio del 2011 aderì a Sel di Nichi Vendola. Candidato nuovamente alle regionali del 24 e 25 febbraio 2013 come consigliere, non fu eletto. Tiene un blog sul Fatto Quotidiano. Ultimo libro: L’innocenza di Giulio. Andreotti e la mafia (Chiarelettere, 2013).
• «Un teatro strano, il suo, giornalistico, di denuncia: è stato uno dei primi a parlare delle infiltrazioni della ’ndrangheta in Lombardia. Una voce scomoda che i mafiosi non vogliono sentire. Non la vuole sentire la ’ndrangheta, non la vuole sentire Cosa Nostra. Minacce a voce, scritte, buste con proiettili. E per questo dal 2008, Giulio Cavalli, “arlecchino scassaminchia” (...) vive sotto scorta, protetto giorno e notte da due uomini armati che gli fanno da ombra. Spostamenti, casa e anche teatro: le minacce gli sono arrivate ovunque, anche sul suo palcoscenico» [Rep 20/11/2010].
• Nell’agosto del 2013, Luigi Bonaventura, ’ndranghetista diventato collaboratore di giustizia, svelò un piano rivolto a ucciderlo: «Il piano della ’ndrangheta per uccidere l’attore Giulio Cavalli. Perché in fondo, ragionano i padrini, “un incidente capita a tutti”. Qualcuno, invece, si spinge oltre e lo vorrebbe vedere morto con una siringa piantata nel braccio. Insomma, non solo morto ma anche infangato. La rivelazione choc arriva dall’ex boss delle cosche di Crotone Luigi Bonaventura, oggi collaboratore di giustizia. L’ex consigliere regionale lombardo nonché animatore di importanti iniziative antimafia in Lombardia finisce nel mirino dei clan calabresi nella primavera del 2011. In quel periodo Cavalli è già sotto scorta. Da tempo, infatti, porta nei teatri d’Italia il suo impegno civile contro le mafie. Cavalli alza la voce, è irriverente, non fa sconti. I padrini lombardi non possono fare finta di niente. Da Bollate a Buccinasco, la ’ndrangheta cova il proprio rancore. Un’azione eclatante è esclusa, almeno per il momento. Cavalli è scortato. Bisogna saper aspettare. I boss aspettano. Racconta Bonaventura: “Tra aprile e giugno del 2011 fui contattato da emissari della ’ndrangheta. (…) Qualcuno mi disse della siringa nel braccio”. In realtà, ricorda Bonvantura, l’ipotesi più accreditata era quella di un incidente. “In pratica – rivela l’ex boss – bisognava trovare qualcuno di basso livello che rubasse un camion, nella fuga poi si provocava l’incidente mortale, quindi il tizio si sarebbe dato alla fuga, solo in un secondo tempo sarebbe stato ucciso e seppellito”. Un omicidio travestito da tragica fatalità. “Mai e poi mai si doveva sapere che dietro c’era la ’ndrangheta”. Altrimenti Cavalli sarebbe diventato un martire. E, invece, “quel Cavalli lì, mi dissero, è solo uno scassa minchia”» (Davide Milosa) [Fat.it 3/8/2013].
• Fidanzato con Miriana Trevisan.