Fior da fiore, 1 dicembre 2013
La corruzione dei dipendenti pubblici e le truffe dei cittadini costa all’Italia tre miliardi di euro • Equitalia chiede 60mila euro alla vedova dell’artigiano che si diede fuoco davanti alla sede del fisco • I nuovi leader del Pd vorrebbero introdurre una patrimoniale • Putin e gli altri ritardatari cronici • Nella gara dedicata a Simoncelli, Romboni è morto come il Sic
Furbetti «Il 2013 doveva essere l’anno dei tagli e dei risparmi. Invece la spesa pubblica in Italia è rimasta ancora una volta su livelli da record. Perché la corruzione dei dipendenti pubblici e le truffe dei cittadini continuano a drenare le casse dello Stato provocando una vera e propria voragine nei conti. È l’ultimo rapporto della Guardia di Finanza, che ha intensificato i controlli riuscendo così ad incrementare l’entità delle somme recuperate rispetto all’anno precedente, a fornire il quadro desolante di quanto accaduto nei dieci mesi appena trascorsi. E a confermare come i «furbetti» — dai falsi poveri ai finti consulenti — abbiano avuto ancora una volta vita facile. Bastano due cifre per mostrare l’entità del fenomeno: i danni erariali provocati da funzionari e impiegati infedeli fino allo scorso ottobre ammontano a 2 miliardi e 22 milioni di euro; quelli per le truffe sono pari a un miliardo e 358 milioni di euro. I dipendenti pubblici denunciati nei primi dieci mesi dell’anno sono stati 5.073, ma numerose indagini sono tuttora in corso» (Sarzanini, Cds).
Falsi poveri 1 Scrive la Guardia di finanza: «Su 8.000 controlli effettuati, sono stati trovati 2.500 soggetti che hanno indebitamente beneficiato di prestazioni sociali agevolate come l’accesso in corsia preferenziale ad asili nido ed altri servizi per l’infanzia, la riduzione del costo delle mense scolastiche, i “buoni libro” per studenti e le borse di studio, i servizi socio sanitari domiciliari, le agevolazioni per i servizi di pubblica utilità, quali luce o gas. Sono state accertate frodi al sistema previdenziale ed assistenziale per oltre 77 milioni di euro. Le principali truffe hanno riguardato la corresponsione del cosiddetto ”assegno sociale” a favore di cittadini extracomunitari fittiziamente residenti, l’indennità per falsi invalidi, le misure di sostegno alla disoccupazione per falsi braccianti agricoli ed il pagamento di pensione a soggetti deceduti» (ibidem).
Falsi poveri 2 A Padova è stata denunciata una pensionata settantenne che abitava in una villa con piscina, aveva altri 14 immobili di proprietà affittati «in nero» per un canone mensile che oscillava tra i fino a 4.600 e i 5.000 euro al mese. Non solo non aveva denunciato introiti per oltre 220 mila euro, ma negli anni scorsi aveva ottenuto il rimborso delle tasse universitarie sostenute per il figlio e chiesto al Comune le prestazioni economiche assistenziali, dichiarando di appartenere a un nucleo familiare indigente. A Lecco sono state denunciate 53 persone che hanno percepito illecitamente dal Comune il sostegno dovuto a chi si trova in «stato di bisogno». Si tratta di una somma mensile che oscilla tra i 500 e i 3.000 euro al mese, quindi un vero e proprio stipendio pur non facendo nulla e soprattutto potendo contare su altre «entrate». Lungo il litorale laziale, da Civitavecchia fino a Nettuno, sono stati scovati 207 cittadini titolari di buoni scuola, borse di studio, gratuito patrocinio legale e altri benefici che però vivevano in ville prestigiose e si spostavano su auto di lusso. Alcuni di essi sono risultati proprietari di prestigiose dimore nelle zone di Casal Palocco e dell’Infernetto, periferia sud di Roma, «con un tenore di vita inconciliabile con l’indicatore della situazione economica equivalente (Isee), determinato sulla base delle autodichiarazioni presentate». (ibidem).
Consulenti inutili «Quella dei cosidetti «esperti» assoldati dalla pubblica amministrazione continua ad essere una vera e propria «piaga». Perché serve a moltiplicare gli incarichi, nella maggior parte dei casi, inutili. E a provocare una vera e propria emorragia di fondi. È solo uno dei casi contestati agli amministratori pubblici «corrotti». Ma certamente è tra i più odiosi. Tra gennaio e ottobre 2013 la Guardia di Finanza ha denunciato alla Corte dei Conti 150 casi di consulenze non necessarie, calcolando un esborso illecito pari a 8 milioni e 454 mila euro. Ben più alte sono le altre spese causate dalla mala gestione delle istituzioni. Le truffe e gli abusi compiuti nel settore del patrimonio pubblico — primi fra tutti gli alloggi popolari spesso assegnati con affitti a prezzi stracciati — hanno causato un danno di oltre 170 milioni di euro. La mancata riscossione di tasse e tributi ha fatto perdere ben 150 milioni 480 mila euro, mentre le frodi relative ai finanziamenti erogati da enti pubblici nazionali e comunitari hanno provocato un mancato introito di ben 353 milioni di euro» (ibidem).
Sanità Il settore della salute pubblica è certamente uno dei più «saccheggiati». Sono 626 i dipendenti pubblici che dovranno rendere conto dei propri illeciti e di aver provocato un danno di ben 233 milioni di euro. E sono migliaia i cittadini che hanno truffato lo Stato riuscendo ad ottenere prestazioni pur non avendone i requisiti o comunque rimborsi non dovuti. Le denunce finora presentate nel 2013 sono state 5.300 con un danno calcolato di oltre 9 milioni di euro. Vicenda simbolo — molte altre analoghe sono state verificate in numerose parti d’Italia — è stato scoperta dai finanzieri di Caserta dove la Asl non aveva aggiornato da anni gli iscritti nelle liste dei medici di base. Sfruttando sia pur inconsapevolmente queste omissioni circa 400 dottori di tutta la provincia hanno continuato a percepire compensi relativi a «1.215 soggetti deceduti, 2.010 emigrati all’estero e 2.763 emigrati fuori provincia». Danno accertato: 1,5 milioni di euro (ibidem).
Equitalia Giuseppe Campaniello, piccolo imprenditore edile del bolognese, si diede fuoco il 28 marzo 2012 davanti alla sede della Commissione tributaria del capoluogo emiliano. Morì dopo alcuni giorni di agonia lasciando debiti per 60 mila euro, come certificato dalla cartella esattoriale di Equitalia arrivata alla moglie Tiziana Marrone, 50 anni, e secondo la quale a lei spetta ora il compito di ripagare allo stato quanto dovuto dal marito.
Patrimoniale 1 La sinistra continua a credere nella patrimoniale. L’idea di un prelievo sulle ricchezze immobiliari e finanziarie seduce anche gli aspiranti nuovi leader del Pd. Lo si è visto l’altra sera su Sky nel duello televisivo tra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati, in gara nelle elezioni primarie dalle quali, domenica prossima, uscirà il nuovo segretario del Pd. Il più deciso di tutti è stato Cuperlo: «Sì, è giusto» introdurre una patrimoniale, ha risposto alla domanda del moderatore. «La crisi non è stata uguale per tutti» e una patrimoniale «non servirebbe per colpire la ricchezza ma per redistribuire una quota di ricchezza». Più cauto Renzi, il favorito: sì alla patrimoniale «ma solo dopo che la politica dà il buon esempio e inizia a tagliare lei. E dopo che il Fisco sarà chiaro, perché ora sembra la settimana enigmistica». Più a sinistra di tutti Civati, che giudica «una follia» aver cancellato per quest’anno la patrimoniale sulla prima casa, cioè l’Imu, ma poi, sul futuro, frena: si dice d’accordo con Renzi sul fatto che si può fare solo dopo i tagli alla politica e poi aggiunge che, per farla davvero, è necessario «prima costruire l’anagrafe dei patrimoni e riformare il catasto». E comunque conclude, il prelievo deve essere «progressivo» (Marro, Cds).
Patrimoniale 2 Giuliano Amato, socialista, cultore del mercato e fine costituzionalista, «nel ‘92 non esitò a prelevare nottetempo il 6 per mille dai conti correnti, una patrimoniale per salvare il Paese dalla bancarotta, che gli italiani non hanno più dimenticato. Lo stesso Amato che, tre anni fa, in un’intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, suggerì una tassa di 30 mila euro in due anni a carico del terzo degli italiani più ricco per abbattere il debito pubblico sotto l’80% del Prodotto interno lordo. Una misura draconiana che appena un anno dopo, nel 2011, fu rilanciata in forma diversa da Pellegrino Capaldo, influente economista e banchiere, ma di radici democristiane, che sempre sul Corriere , in un’intervista ad Antonio Macaluso, propose un’imposta straordinaria sulle plusvalenze immobiliari tra il 5 e il 20% che avrebbe dimezzato il debito pubblico. Idea che però lo stesso Capaldo ha recentemente abbandonato, perché “allora poteva essere utile”, ma oggi, con la crisi che ha messo in ginocchio il ceto medio, “accentuerebbe le già forti divisioni sociali”» (ibidem).
Ricchezza L’Italia, dicono i dati della Banca d’Italia, è uno dei Paesi più ricchi del mondo, con una ricchezza accumulata di 8.619 miliardi di euro (5 miliardi in immobili e il resto in attività finanziarie), pari a 5 volte e mezzo il Pil: 350 mila euro in media a famiglia, 140 mila euro a testa. Con 600 mila famiglie (il 3% del totale) che, secondo il rapporto Aipb-Prometeia, hanno una ricchezza per la sola parte finanziaria superiore a 500 mila euro, per un totale di 897 miliardi di euro, metà del Pil. (ibidem).
Putin Vladimir Putin al vertice italo-russo di Trieste dove lo aspettava Letta è arrivato con due ore di ritardo. Il giorno prima si era fatto attendere quasi un’ora persino da Papa Francesco (Agnese, Cds)
Altri ritardatari Altri casi clamorosi di ritardi: Muhammar Gheddafi nel giugno 2009, nelle sue settanta ore romane, ne accumulò 12 e passa di ritardo, facendo aspettare un bel po’ tutte le autorità, finché Gianfranco Fini, allora presidente della Camera, si indignò annullando l’incontro; Angela Merkel fu lasciata a lungo sull’attenti al vertice Nato 2009 ad aspettare che il nostro Silvio Berlusconi finisse una telefonata dandole le spalle; Barbara Berlusconi, da testimone, si presentò con corposo ritardo al matrimonio dell’amico di sempre Geronimo La Russa; Diego Maradona si fece aspettare da papa Wojtyla (ibidem)
Romboni Marco Simoncelli, il Sic, morì a 24 anni sulla pista malese di Sepang travolto dalle moto dei compagni nel 2011. Doriano Romboni, 44 anni, è morto ieri allo stesso modo sul circuito di Latina dove correva in omaggio all’amico scomparso. Durante il secondo turno di prove Romboni ha perso il controllo della sua moto, ha provato a restarle attaccato, è uscito di pista, ha attraversato il prato — un piccolo tratto di 4/5 metri, senza protezioni — ed è piombato dentro l’altro tratto che corre parallelo al primo in senso inverso. Gianluca Vizziello, 33 anni, non ha potuto farci niente: «Non l’ho praticamente visto. Ho sentito solo un colpo fortissimo».
(a cura di Roberta Mercuri)