La Gazzetta dello Sport, 27 novembre 2013
Un mucchio di notizie. La più importante è questa: Forza Italia, cioè Berlusconi, non ha aspettato il voto sulla decadenza in programma per oggi ed è passata all’opposizione subito
Un mucchio di notizie. La più importante è questa: Forza Italia, cioè Berlusconi, non ha aspettato il voto sulla decadenza in programma per oggi ed è passata all’opposizione subito. Alla Camera la cosa non ha quasi conseguenze, al Senato invece il sostegno al governo s’è ridotto a 168 parlamentari contro 161, cioè i 106 del Pd, i 10 di Autonomie e socialisti, i 20 di Scelta civica e i 30 del Nuovo centrodestra, un margine di sopravvivenza quindi di appena sette voti, col quale può essere molto complicato governare, specialmente se qualcuno fa ostruzionismo duro (e Berlusconi e i suoi annunciano ostruzionismo duro). Enrico Letta, da Trieste, dove sta con Putin, sostiene che «non c’è problema». Ma quelli di Forza Italia dicono che l’uscita della loro parte dalla maggioranza apre di fatto la crisi. Dunque, Napolitano dovrebbe aprire le consultazioni, dare l’incarico e tutto il resto. Lo stesso Napolitano ha risposto a questo assalto facendo dire al suo ufficio stampa: «La necessità di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell’attuale governo sarà soddisfatta in brevissimo tempo durante la seduta in corso al Senato con la discussione e la votazione sulla già posta questione di fiducia». Il governo ha infatti deciso di tagliare la testa al toro degli ostruzionismi di Forza Italia (praticati per far slittare il voto di oggi sulla decadenza) ponendo la questione di fiducia sulla legge di stabilità. Questo, sostiene il Quirinale, basterà ad accertare la forza della base parlamentare di cui gode l’esecutivo Letta. No, replica il falco Brunetta, «non basta il voto di fiducia che il governo ha deciso di porre sulla legge di stabilità al Senato. Questo sarà, infatti, il voto su un singolo provvedimento e non sul governo».
• Lo scontro è avvenuto sulla legge di stabilità?
Sì, si sono sentite urla durante il consiglio dei ministri del pomeriggio. Paolo Romani, nuovo capogruppo di Forza Italia, ha poi dichiarato: «Non ci sono più le condizioni per proseguire nella collaborazione con questo governo. Ci siamo sentiti emarginati, buttati fuori dalla maggioranza, ma abbiamo continuato a inseguire il governo nella ricerca di un confronto. Il maxiemendamento alla legge di stabilità è assolutamente irricevibile». Berlusconi aveva già commentato: «È una legge per la stabilità delle poltrone». Brunetta ha suonato le campane a morte inequivocabili: «Per quanto ci riguarda le larghe intese sono finite, con oggi si apre la crisi».
• Le altre notizie?
Riguardano la legge di stabilità, votata stanotte. Dove, tra le altre cose, è prevista l’istituzione sperimentale di un reddito di cittadinanza, nuovi sgravi sulla casa, la cui tassazione è stata nuovamente riformulata e adesso si chiama Iuc...
• Iuc? E pagheremo meno di quanto si pagava con l’Ici, con l’Imu, con la Tarsi...?
Forse sì, ma se le giurassi di esserne sicuro mentirei. Quello che s’è capito fino ad ora su questo tributo («Iuc» = «Imposta comunale unica» ) è che di nuovo c’è un unico tributo in cui confluiscono la Tari (tassa sui rifiuti) e la Tasi (servizi invisibili). La novità è che la Iuc aumenta del 50% i denari destinati ai comuni (da un miliardo a un miliardo e mezzo) e impone però agli stessi di non far pagare più della vecchia Imu (10,6 per mille). Saranno esentati da questa «patrimoniale da dieci miliardi», secondo la definizione di Brunetta, un milione e 800 mila famiglie, il 10% del totale. Agli altri sarà fatto un piccolo sconto di 25 euro medi a nucleo famigliare. Gli sconti in totale, dopo gli ultimi ritocchi, ammontano a 750 milioni di euro (ai 500 milioni praticati a beneficio dei comuni si aggiungono 250 milioni destinati a finanziare l’aumento della deducibilità Imu sui beni d’impresa ai fini Ires e Irpef).
• Da dove sbuca fuori il reddito di cittadinanza?
Non è proprio un reddito da cittadinanza, che a rigore sarebbe una somma da elargire a tutti senza distinzione, ma un reddito minimo garantito da assicurare a chi è povero assoluto (formula da definire) per farlo uscire, appunto, dalla povertà assoluta. La somma stanziata è davvero piccola: 40 milioni l’anno per tre anni. Sarà applicata - ha spiegato il viceministro Fassina - in alcune grandi aree metropolitane in via sperimentale.
• La legge non è ancora approvata definitivamente, vero? E Berlusconi oggi stesso...
No, ci vuole ancora il sì della Camera e molte cose possono cambiare. Quanto al voto sulla decadenza di Berlusconi, stamattina il Senato sarà prima chiamato a votare la nota e il disegno di legge di Bilancio. Poi...