25 novembre 2013
Tags : Vasco Brondi
Biografia di Vasco Brondi
• Verona 1 febbraio 1984. Cantautore. Scrittore. Un libro, Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero (Baldini Castoldi Dalai, 2009), e un fumetto, Come le strisce che lasciano gli aerei (Coconino Press, 2012), con i disegni di Andrea Bruno.
• «“Siamo l’esercito del ...Sert”, “Invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare”, “Con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche”. Slogan entrati nel gergo dei giovanissimi grazie alle canzoni di un personaggio-rivelazione, lanciato da My Space. Si chiama Vasco Brondi (...) e si nasconde sotto uno pseudonimo da band: “Le luci della centrale elettrica”. È stato la sorpresa dell’edizione 2008 del premio Tenco (...) vincitore della Targa Tenco opera prima, si è piazzato grazie all’album Canzoni da spiaggia deturpata, 4000 copie vendute, dieci volte tanto quelle scaricate da internet. Il tam-tam informatico ha raggiunto molti giornalisti che l’hanno poi votato. Il gusto della foné è degno di Paolo Conte. Lo spirito provocatorio e la grinta più vicine a Fabri Fibra. Il suo segreto? “Guardarsi attorno e guardarsi dentro”, spiega Brondi. Fra i titoli curiosi, Per combattere l’acne. Con versi come “Lavarsi i denti con le antenne della tv durante la pubblicità” o “I fabbricanti del buonumore sono in cassa integrazione”. Come nascono slogan così bizzarri? “Dalla gente che frequento e dalla negazione del passato e delle nostalgie. Ho meditato a lungo prima di mettere un disco su My Space, pronto a tornare a lavorare nel bar di mio padre se non avessi avuto un riscontro adeguato. Insomma, prima l’autocritica e poi la rete”» (Mario Luzzatto Fegiz) [Cds 8/11/2008].
• «Non vi aspettate canzoni da intonare a squarciagola in motorino o attorno a un falò estivo. Vasco viene dal punk, suonava il basso in un gruppo che pestava forte su poche note, dentro una baraonda minimale che prometteva di esprimere tutta la pena di un’età ferita. Ma di nascosto dagli amici punkettoni, ascoltava i cantautori italiani, ingentiliva l’orecchio e l’anima su quella malinconia fiorita. Ascoltava soprattutto Francesco De Gregori: “Avrò avuto nove o dieci anni quando ho sentito per la prima volta Adelante Adelante!, ed è stata una rivelazione. D’improvviso vedevo la musica. Le note erano come colori, immagini, paesaggi. Ascoltavo guardando” (…) Da qualche parte c’è sempre un ragazzo con una chitarra che canta il nostro smarrimento, e la sua voce ci piace, le sue parole strane ci riguardano, tutte le camerette d’Italia sembrano unirsi e aprirsi in un orizzonte corale. Quando eravamo giovani quel ragazzo era Francesco De Gregori e per fortuna lui c’è sempre, anche se ha meno capelli scrive canzoni ancora bellissime. E oggi quel ragazzo è Vasco Brondi, punk sentimentale, portavoce di una generazione che non vuole definizioni, cantautore scomposto, spezzato, purissimo» (Marco Lodoli) [Ven 1/7/2011].
• «Brondi divide brutalmente. Per alcuni è un genio, per altri un sopravvalutato. (…) Ogni volta che comincia una canzone, sembra la prosecuzione della precedente. Si somigliano tutte: partenza lenta, progressione urlante. I continui calembour e cut-up alla William Burroughs (…) lambiscono l’effetto autoparodistico involontario. Non a caso, in Rete, esistono esilaranti “generatori automatici di testi di Vasco Brondi”. (…) Forse ha giocato subito il jolly, dicendo tutto quello che aveva da dire nel 2008. E adesso, tra la paura legittima di divenire un “Moccia degli sciroccati” e l’ambizione a una carriera dignitosa, non sa cosa fare: dove provare ad approdare. Pochi dischi italiani, nell’ultimo decennio, sono stati brutali e preziosi come Canzoni da spiaggia deturpata. (…) Brondi rischia però di rivelarsi una meteora istintiva e nevrile. Genialoide, ma pur sempre meteora» (Andrea Scanzi) [Sta 21/6/2011].