La Gazzetta dello Sport, 25 novembre 2013
Un accordo tra l’Occidente e l’Iran che limita la corsa di Teheran all’eventuale bomba, superbomba o bomba atomica, può avere come conseguenza un aumento della tensione internazionale?• Secondo me, no
Un accordo tra l’Occidente e l’Iran che limita la corsa di Teheran all’eventuale bomba, superbomba o bomba atomica, può avere come conseguenza un aumento della tensione internazionale?
• Secondo me, no.
Anche secondo me, no. Che dire però di una dichiarazione israeliana in cui da Tel Aviv gridano: «Ci difenderemo»? Come valutare un’intervista al Times in cui il principe Mohammed bin Abdulaziz, nipote del re Abdullah e ambasciatore saudita a Londra, annuncia: «L’Arabia penserà a come meglio difendere il proprio Paese e la regione»?. Una tregua con l’Iran è stata raggiunta, ma questo ha provocato altri brontolii a Oriente. E Israele, le bombe atomiche ce l’ha.
• È difficile seguirla nei suoi ragionamenti se lei non ci dice con chiarezza di che cosa stiamo parlando.
La scorsa notte, poco dopo le quattro del mattino, a Ginevra è stato raggiunto un accordo tra le cinque potenze che compongono il consiglio di sicurezza dell’Onu, la Germania e l’Iran. Le cinque potenze che siedono permanentemente nel consiglio di sicurezza dell’Onu sono Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Inghilterra. A Ginevra erano infatti presenti (e alcuni di loro si sono precipitati in Svizzera all’ultimo momento, proprio per non mancare la firma) John Kerry, Sergej Lavrov, Wang Yi, Laurent Fabius, William Hague, Guido Westerwelle (il tedesco), Caroline Ashton, a nome dell’Unione europea, e l’iraniano Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri di quel Paese. L’ora era troppo tarda per i quotidiani italiani, che infatti si diffonderanno sulla notizia soltanto oggi. L’accordo è però un evento epocale: chiude una trattativa che dura da dieci anni e consacra Obama come il primo presidente che riesce a stabilire un dialogo con Teheran, dopo le catastrofi di Carter del 1979.
• Di che si tratta?
Si tratta della produzione di uranio arricchito, quello che serve sia per rifornire di energia le case e le industrie (scopi civili) sia quello che serve per scopi militari. Con l’uranio arricchito si possono fabbricare bombe, bombette e superbombe. Per questo basta un arricchimento al 20%. Arricchendolo all’85-90% si può fabbricare l’atomica.
• Che diamine è l’arricchimento?
Uno può credere che esista un solo tipo di uranio. E invece no: c’è l’uranio-uranio e ci sono gli isotopi dell’uranio. L’isotopo è un uranio che ha più neutroni dell’uranio-uranio, e per questo pesa di più. Con l’uranio-uranio, dal punto di vista della produzione energetica, si combina poco o niente. Per far andare una centrale che ci permetta di accendere la luce oppure fabbricare una bomba, ci vuole una miscela di isotopi dell’uranio. E questo processo chimico, di miscelare isotopi, si chiama appunto "arricchimento". Gli iraniani arricchiscono dicendo che questo serve loro per rifornirsi di energia elettrica. Fino ad oggi, gli Stati Uniti, Israele e gli altri sospettosi paesi occidentali hanno risposto: «A che vi serve l’uranio arricchito? Per l’energia, siete pieni zeppi di petrolio! È chiaro che arricchite l’uranio per costruirvi la bomba». Gli iraniani controreplicano: «Nel 2050 il petrolio sarà finito, lo dice la vostra British Petroleum. E comunque poteve venire a visitare i nostri siti nucleari quando volete». In effetti gli ispettori occidentali, che sono andati in Iran molte volte, non hanno mai trovato fabbriche di bombe.
• Il punto è che Ahmadinejad gridava sempre: «Israele va annientato».
Ma Ahmadinejad non c’è più. E al suo posto è diventato presidente dell’Iran il moderato Rohani. Tra lui e Obama, già in settembre all’Onu, ci sono stati scambi di effusioni diplomatiche molto significative. L’Occidente ha applicato all’Iran sanzioni durissime, per convincerla a recedere dai suoi programmi nucleari, e oggi il Paese è stremato da un’inflazione al 30% e un numero sterminato di giovani senza lavoro. Adesso c’è questa intesa limitata nel tempo, appena sei mesi, che saranno impiegati per cercare una messa a punto definitiva. L’Iran promette di non arricchire, in questo periodo, l’uranio oltre una percentuale del 5%, di non aggiungere altre centrifughe, di distruggere le sue riserve di uranio arricchito al 20%, e di chiudere l’impianto per la produzione di plutonio. D’altra parte gli americani e gli altri riconoscono che l’Iran ha diritto ad adottare l’energia nucleare per scopi civili. In cambio di tutto questo, le sanzioni vengono alleggerite, si sbloccano fondi iraniani all’estero per circa sette miliardi, Teheran potrà ricominciare a vendere petrolio e fare affari con l’Occidente. Un punto che ci interessa parecchio: tanti anni fa l’Italia era il primo partner commerciale di quel Paese.