22 novembre 2013
Tags : Renzo Bossi
Biografia di Renzo Bossi
• Varese 8 settembre 1988. Politico. Leghista. Figlio di Umberto e Manuela Marrone. Detto «il Trota». Nel 2010 eletto consigliere regionale in Lombardia, annunciò le dimissioni il 9 aprile 2012 in seguito allo scandalo Belsito («Senza che nessuno me l’ha chiesto faccio un passo indietro in questo momento di difficoltà, do l’esempio»). Nel maggio 2012 fu iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Milano insieme al padre e al fratello Riccardo per appropriazione indebita. Secondo l’accusa «si parla di paghette da 5 mila euro al mese per Renzo e Riccardo Bossi nel periodo 2008-2011, che uscivano regolarmente dalle casse del partito» (S24 17/5/2012). Nel dicembre 2012 fu indagato per peculato nell’inchiesta sui rimborsi spesa dei consiglieri regionali del Pirellone: con i soldi destinati all’attività di promozione politica, avrebbe comprato anche videogiochi, sigarette e lattine di Red Bull (Cds 21/12/2012). Sparito dalla scena politica è andato a lavorare nell’azienda agricola comprata dalla madre a Brenta. Nel settembre 2013 il padre ha dichiarato in un’intervista alla Stampa che sta bene e ha aperto «una piccola trattoria vicino a Gemonio» in cui lavorano anche i suoi fratelli.
• «La “trota”, come lo definì nel 2008 il padre, rispondendo a una domanda sul suo delfino, è ormai l’ombra di Umberto, sempre al suo fianco nelle occasioni più importanti. (...) Il suo esordio pubblico risale al marzo del 2005 a Lugano, in occasione della ricomparsa del genitore dopo la lunga malattia. Fu proprio Umberto a chiamarlo alla finestra per presentarlo ai sostenitori. E Renzo, nonostante i suoi 17 anni, non deluse il suo popolo, urlando un “Padania libera” che lo traghettò direttamente nelle alte sfere del partito. Nulla nella sua infanzia faceva sospettare un simile destino: chi lo conosce da quando frequentava la scuola Bosina del varesotto, lo ricorda come schivo, timido, spesso in disparte. È stato l’ictus del padre, con tutta la ridda di voci sulla successione, a fare accendere i riflettori su di lui. Per i leghisti la famiglia del capo è sacra, accreditando così le ipotesi su una continuità “di sangue” al vertice, ma non solo. (...) È cresciuto nella villa di famiglia a Gemonio con i due fratelli Roberto ed Eridanio e con mamma Manuela, circondato dai colonnelli del partito. I leghisti locali, Marco Reguzzoni in testa, erano sempre in prima fila per le uscite dell’erede. Dalle gite in elicottero ai pomeriggi passati davanti a un gelato, la gara a compiacere il figlio del capo è sempre stata molto combattuta. (...) Risultati scolastici più che scarsi e una collezione record di ben tre bocciature alla maturità» (Lia Quilici) [Esp 24/9/2009].
• «Alla giornalista di Vanity Fair, per la sua prima vera intervista, diede appuntamento sul lago d’Iseo, dove arrivò con un’ora di ritardo al volante di una fiammante Audi A3. Spiegò che aveva un solo mito, suo padre: “È sempre stato il mio modello. Quando lo vedevi passare a Gemonio, dietro c’ero sempre io, con le mani in tasca come lui. A dieci anni ero già sotto il palco dei suoi comizi ad ascoltarlo”. Quando gli fu chiesto se avesse mai provato delle droghe, rispose: “Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga”. Spiegò quindi che il Mezzogiorno doveva puntare sul turismo anche se “sullo stato degli alberghi, giù, c’è tanto da fare”. “Lei c’è mai stato?”. “Mai sceso a sud di Roma”. Bocciato a ripetizione agli esami di maturità, disse che si abbeverava alla cultura paterna: “Amo la storia, come mio padre. Quando giriamo a Roma chiede continuamente: ‘Quella che chiesa è?’. Sa sempre tutto, impressionante”. Lo prendevano tutti in giro, per quelle bocciature. Perfino il Giornale del Cavaliere, amico di papà, si spingeva a pubblicare le battute più carogna del Web: “Il Trota non usa la posta elettronica perché ha paura di prendere la scossa”. “Il Trota quando ha visto un quadro elettrico ha chiesto: chi è il pittore?”. Ma lui, tranquillo» (Gian Antonio Stella) [Cds 10/4/2012].• «Povero Renzo Bossi. Da quando suo padre Umberto l’ha soprannominato Trota per il figlio del Senatur non c’è più stata pace. La sua figura è diventata popolare, non solo fra i leghisti, ma soprattutto fra gli anti-leghisti. Piano piano, complici i social network, il secondogenito del leader del Carroccio è diventato il re delle barzellette, un po’ come lo era stato Francesco Totti. Su Facebook, ad esempio, c’è un gruppo – “Il Trota ha detto” – che sforna battute a tutte le ore. Conta quasi ventimila iscritti, ma certe “sparate” stanno superando i confini di Internet: entrano nei bar, in ufficio, negli sfottò fra amici. Sicuramente a Renzo Bossi piacerebbe essere nominato per la sua attività da consigliere regionale della Lombardia e non per le sue difficoltà col diploma, ma al popolo non si comanda. A volte non c’è un motivo preciso, resta il fatto che il Trota sta scalando le classifiche delle cliccate. (…) Non si arrabbi Renzo, in fondo anche Totti e Berlusconi hanno riso di se stessi...» (Giuliano Zulin) [Lib 4/9/2011].
• Il 9 aprile 2012 il settimanale Oggi pubblicò un video girato dal suo ex autista, Alessandro Marmello. Si vedeva l’uomo che gli passava una mazzetta di banconote da 50 euro: «“Praticamente ero il suo Bancomat. Poteva essere la farmacia, ristoranti, la benzina per la sua auto, spese varie, cose così. Insomma, quando avevo finito la scorta di denaro andavo in cassa, firmavo e ritiravo. Mi è capitato anche di dover fare il pieno di benzina pure per la sua auto privata. Il pieno in quei casi dovevo farlo con i soldi che prelevavo in cassa per le spese della vettura di servizio. La situazione stava diventando preoccupante e ho cominciato a chiedermi se davvero potevo usare il denaro della Lega per le spese personali di Renzo Bossi”. “L’ho fatto presente a Belsito, spiegandogli che avevo pensato addirittura di dimettermi”, continua Marmello, “lui non mi ha dato nessuna spiegazione chiara. Io stavo prelevando soldi che ufficialmente erano destinati alle spese per l’auto di servizio ed eventualmente per le mie esigenze di autista e invece mi trovavo a passarne una parte a lui, per fare fronte anche ai suoi bisogni personali. Erano spese testimoniate da scontrini che spesso non riguardavano il mio lavoro. Non so se lui avesse diritto a quei soldi: tanti o pochi che fossero, perché dovevo ritirarli io? Ho cominciato ad avere paura di poter essere coinvolto in conti e in faccende che non mi riguardavano, addirittura di sperpero di denaro pubblico, dal momento che i soldi che prelevavo erano quelli che ritengo fossero ufficialmente destinati al partito per fare politica. Soldi pubblici”» (Gian Antonio Stella) [Cds 10/4/2012]. Il suo commento a tutta questa faccenda: «Bugie. I filmati sono stati girati a bordo di una Audi A6 di proprietà della Lega: se Marmello si era dimenticato il portafoglio, capitava che io anticipassi i soldi per la benzina. Quegli scontrini, quei soldi, sono per spese che io avevo anticipato di tasca mia, e che lui mi restituiva. Dispiace poi che Marmello non dica delle tante volte che si usava la mia auto personale per lavorare» (a Sara Faillaci) [Vty 9/5/2012].
• Durante le perquisizioni della Guardia di finanza nella cassaforte romana dell’ex tesoriere Francesco Belsito, tra i documenti della famosa cartelletta «the Family», si scoprì che aveva conseguito una laurea in Gestione aziendale all’università privata di Tirana Kristal, in data 29 settembre 2010, con il numero di matricola 482: «E dire che per diplomarsi ci aveva impiegato un sacco: i cinque anni regolamentari più un paio di bocciature risolte da privatista dopo un intervento risoluto del padre ministro e l’accusa di “terronitudine” ai prof. Quindi, il miracolo: Renzo Bossi, detto “il Trota”, per laurearsi non proprio a pieni voti ma quasi, all’università privata albanese Kristal di Tirana, ci ha messo appena un anno (…). Sconosciuta la tesi di laurea (…) “Dichiaro che Renzo Bossi, nato l’8 ottobre 1988, è iscritto all’università Kristal presso la facoltà di Amministrazione e imprese – è scritto in albanese sul diploma firmato dal direttore Ermal Beqiri – al termine del programma di studi universitari ha conseguito i seguenti risultati nelle materie...”. Segue un elenco corposissimo di esami, ben 29, non sempre brillanti ma certamente dignitosi, dall’informatica alla matematica (materia in cui eccelle con un bel 10 su 10) fino alla contabilità finanziaria, alla statistica e alla macroeconomia, per conseguire un punteggio di 180 crediti. Il segreto? Semplice: stando alle intercettazioni di Belsito e della sua segretaria Nadia Dagrada, è bastato pagare profumatamente l’università. Con i soldi di cassa della Lega, ovviamente» (Paolo Colonnello) [Sta 4/5/2012]. Renzo Bossi: «Mi dissocio completamente da quel diploma universitario. Non sono mai stato in Albania, non parlo l’albanese, non ho mai vantato titoli accademici e non sono mai stato a conoscenza di quel documento datato 2010 (…) Quanto riferisco è avvalorato dal fatto che siamo nel 2012 e solo oggi ne vengo a conoscenza: faccio presente inoltre come non ho mai detto di essere laureato e questo avrà almeno un senso. (…) Ad una analisi critica dello stesso documento chiunque può constatare che la data di nascita è oltretutto errata, dato non poco rilevante (…) Ho visto e sentito troppe persone accusarmi ingiustamente solo per utilizzarmi come arma nei confronti di mio padre, per cercare di impaurirlo e di convincerlo a non ricandidarsi alla carica di segretario federale» (Cds 10/5/2012).
• Suona molto bene il pianoforte. Il suo cavallo di battaglia è la colonna sonora della Leggenda del pianista sull’oceano. Ricopre il ruolo di team manager della Nazionale padana (Paola Sacchi) [Pan 3/12/2009].
• «A un certo punto s’era messo in testa di vincere i mondiali di calcio. E l’impresa gli era pure riuscita: alla Viva World Cup 2008 (il torneo dedicato alle nazionali non riconosciute), la Padania guidata dal team manager Renzo Bossi aveva “polverizzato” vere e proprie corazzate: Provenza, Kurdistan e i padroni di casa della Lapponia. Un trionfo (ribadito negli anni successivi). Tanto che anche papà Umberto aveva preso l’aereo per esultare col figlio: “I popoli si fanno conoscere con le armi o con lo sport. Noi preferiamo lo sport”.
Renzo, a quei tempi, iniziava invece a farsi conoscere soprattutto per gli insuccessi scolastici. Alla maturità centrò un “triplete” da far impallidire anche i genitori più pazienti. Quando arrivò a casa la telefonata del preside, che annunciò a mamma Manuela il terzo flop all’esame, Bossi se la prese con gli insegnanti non padani: “Gli avevo detto di non presentarsi, ma lui è stato coraggioso”. (…) Di Renzo Bossi si ricorda soprattutto qualche strafalcione di troppo. Come l’accusa al governo Monti, messa nero su bianco in una mozione, di attuare politiche “centriste” (anziché “centraliste”). O certi verbi coniugati in modo fantasioso (“È giusto che gli atleti che corrono e danno spettacolo si lascino proseguere”). Oppure qualche confusione geografica (“Il centro canottieri di Gavirate? Un ponte tra Varese e l’Australia, sarà possibile trovare tanti canadesi in giro per la città”). (…) Da un giorno all’altro, però, la faccenda è diventata seria. Terribilmente seria. Renzo è finito nella bufera a causa dell’inchiesta che sta sconquassando il Carroccio dalle fondamenta. Eppure, anche l’annuncio delle sue dimissioni ha qualcosa di grottesco. (…) E cosa dice papà Umberto? “Fa bene, da mesi era stanco di stare là”» (G. Antonucci) [Vty 9/4/2012].
• Ha avuto diverse fidanzate, tra cui: Elena Morali, ex pupa de La pupa e il secchione; Eliana Cartella, barista, che pare fosse contesa anche dal calciatore Mario Balotelli; la più recente Silvia Baldo.
• «Perso l’amico finanziatore Francesco Belsito e costretto a dimettersi dal consiglio regionale lombardo (rinunciando a 12 mila euro di stipendio), ha dovuto salutare l’adorata bella vita. Addio alle auto di grossa cilindrata e all’appartamento nel centro di Milano, ora si fa ospitare dalla fidanzata Silvia Baldo, in un monolocale nella periferia meneghina affacciato su palazzoni e tangenziali. E così, dopo aver accettato benevolmente il soprannome Trota datogli dal padre, ora Renzo sembra seguire il consiglio di molti: prendere la zappa. Del resto l’aveva annunciato lui stesso, a maggio, intervistato da Vanity Fair: “Farò il muratore o l’agricoltore, per stare un po’ all’aria aperta”. Un cambiamento radicale, anche se finora a Brenta il Trota si è visto appena due volte» (Davide Vecchi) [Fat 26/10/2012].