22 novembre 2013
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Biografia di Marisa Borini
• (Marysa) Torino 1° aprile 1930. Pianista. Attrice. La mamma di Carla e Valeria Bruni Tedeschi.
• «(Famiglia di costruttori torinesi) è da sempre pianista di talento e attrice sporadica (...) Un pedigree trasgressivo alle spalle: buonissima borghesia torinese all’origine, ma poi anche grande capacità di prenderne le distanze, e in buona sostanza di divertirsi a stupirla, la buona borghesia così a modo. Il marito, Alberto, scomparso nel ’96, era l’erede della dinastia pneumatici Ceat, secondi solo ai Pirelli (negli primi anni Settanta emigrarono a Parigi per paura delle Brigate rosse), ma anche lui attirato più che dalla noia dei conti dai tormenti dell’arte, che inseguì in una specie di vita parallela, fino a diventare compositore di musica dodecafonica, direttore artistico del Regio di Torino, grande collezionista. Una famiglia molto poco convenzionale, percorsa tutta da fremiti artistici: il figlio Virginio morto per una insidiosa malattia (...) era fotografo, delle figlie Valeria è attrice e regista, e Carla modella e poi cantautrice. Gruppo elitario, di scelte frequentazioni e tanto intellettualmente coltivato che negli anni Novanta intensamente ispirò il fotografo Helmut Newton per una serie di fotografie che rimangono fra le più intriganti della sua produzione. In uno scatto il padre Alberto siede davanti al piano in un’atmosfera balthusiana, tenendo sulle ginocchia una giovanissima Carla languidamente discinta, mentre la futura first suocera Marisa contempla la scena da dietro, artisticamente così composta: bikini e ai piedi un paio di infradito, anticipatrice involontaria di look, perché, dicono malignamente a Torino, è sempre stata piuttosto trasandata nel vestire. A riconsiderare oggi la scena si capisce che in fondo era lei l’occulta e lieve regista del gioco delle trasgressioni di famiglia, e chi del quale forse sono rimasti nel subconscio della regista Valeria che nel film semi-autobiografico È più facile per un cammello..., in un continuo rimando fra realtà e fantasia, adombra la possibilità che la sorella minore non sia figlia del padre. E qualcuno ricorda come battute ironiche al riguardo facessero parte di un lessico familiare molto anticonformista, dove in una specie di gioco mondano Marisa (che nel film ha accettato di interpretare se stessa) si interrogava sul perché i primi due figli si assomigliassero tanto, mentre Carla era diversa» (Maria Luisa Agnese) [Cds 22/12/2007].
• «Marysa aveva trentadue anni, due figli, molte guardie del corpo, un marito più vecchio che di giorno guidava la seconda industria di pneumatici del paese e di notte componeva musica dodecafonica, si tradivano molto e lei lo tradiva soprattutto con un ragazzo parecchio più giovane con cui suonava il pianoforte. Marysa restò incinta, l’amante aveva diciannove anni, il marito cinquanta, era il 1967 e gli scandali erano cose da poveri, nacque Carla, cresciuta come una Bruni Tedeschi (però fortunatamente senza quel mento pronunciato, ereditato dal padre, che deve avere devastato la giovinezza di Valeria). A Torino pare lo sapessero tutti, Carla forse lo seppe soltanto, dalla madre, quando Alberto Bruni Tedeschi stava per morire, allora andò in Brasile a conoscere il vero padre. Intanto Valeria, trasformatasi da sorella in sorellastra, girò È più facile per un cammello…, dove dipinse tutta la famiglia e dove la madre è sempre interpretata dalla madre: piena di cappelli, manicotti, argenterie, orgogliosa di mostrare alla fidanzata indonesiana del figlio le foto di famiglia in mezzo ai quadri di Rubens e di Bruegel, e preoccupata per i rapimenti: “Le Brigate rosse rapiscono i figli dei ricchi”, dice, e infatti tutti loro fuggirono a Parigi, dove comprarono, a modesta abitazione, un palazzo del Seicento (poi Bruni Tedeschi vendette la Ceat, perché andava male e perché si sentiva un artista, e diresse il Teatro Regio di Torino). Era giù tutto svelato lì, in quella commedia snob: Carla, interpretata da Chiara Mastroianni, era nevrotica perché le mancava l’amore del padre, e intanto il padre si chiedeva se quella figlia bellissima non fosse in realtà figlia di qualcun altro. Carla Bruni è stata definita da Justine Lévy (la figlia di Bernard-Henry Lévy, a cui Carla rubò il marito e forse anche il padre) “bionica e assassina”, ma Marysa Borini è molto, molto di più: è Scandalo al sole, è il filo di perle, è il grande segreto, è il tradimento totale ed è il Family Day, la famiglia innanzitutto, cascasse il mondo. È la madre impicciona e arrampicatrice che faceva di tutto perché d’estate a Cap Negre, in Costa Azzurra, i figli frequentassero i giovani Grimaldi, i bambini di Grace Kelly: Caroline, Alberto e Stephanie. È la futura suocera un po’ delirante che considera l’Eliseo un posto cafone e dichiara che “se mia figlia diventerà la prima Dame della Francia dovrà conservare per sé un luogo e del tempo per scrivere le sue canzoni”, almeno una sala d’incisione a Palazzo» (Annalena Benini) [Fog 11/1/2008].
• «Marisa Borini, pianista di talento che il Pigmalione (Alberto Bruni Tedeschi, ndr) ormai cinquantenne coglie, fanciulla in fiore, e fa sua moglie. Donna dagli amori romanticamente impossibili, come quello per Arturo Benedetto Michelangeli consumato in un’atmosfera decadente e cerebrale, o come la passione tutta carnale per un giovane musicista, Maurizio Remmert che da 32 anni si è rifatto una vita a San Paolo del Brasile e ora riemerge dall’ombra per dichiararsi padre naturale di Carla. (…) Lei proviene da una famiglia di impresari del lago d’Orta, ma la madre, madame Planche, è francese. Lui l’ascolta nelle sale dove si esibisce, lei va a sentire il Concerto per il principe Eugenio all’Auditorium della Rai. Lui la invita nella dimora Luigi XV arredata dall’antiquario Pietro Accorsi, che gli spiantati aristocratici torinesi continuavano a chiamare “il portierin” perché figlio di portieri, anche se aveva accumulato ricchezze e fama ben superiori alle loro. Lei rimane incantata e frastornata da quell’uomo grande, grosso, famoso, straricco, e decisamente originale. Si fidanzano e dura anni» (Stefano Cingolani) [Fog 19/1/2008].
• La figlia Valeria, da regista, l’ha voluta in tutti e tre i suoi film: È più facile per un cammello... (2003), Attrici (2007), Un castello in Italia (2013). «È molto dotata e professionale perché ha alle spalle la sua esperienza di pianista. Ma, allo stesso tempo, è fantastica perché se ne frega. Fa l’attrice solo perché gliel’ho chiesto io, non gliene importa niente se si vedono le rughe e quando le dico che una cosa fa schifo la prova in un altro modo. Ha quell’atteggiamento nonchalant e conviviale che si racconta avesse Marcello Mastroianni» (Valeria Bruni Tedeschi a Paola Jacobbi) [Vty 16/10/2013].