La Gazzetta dello Sport, 21 novembre 2013
La grande domanda adesso è questa: è davvero convenuto al Pd fare quadrato intorno al ministro Annamaria Cancellieri, nonostante l’amicizia conclamata di costei con i Ligresti e le telefonate dell’estate scorsa quando la figlia Giulia stava in carcere? Perché, se il governo esce dalla vicenda integro, la base del partito non è affatto d’accordo – si direbbe – e impazza su internet con giudizi di amarissimo sarcasmo quando non di condanna senza appello
La grande domanda adesso è questa: è davvero convenuto al Pd fare quadrato intorno al ministro Annamaria Cancellieri, nonostante l’amicizia conclamata di costei con i Ligresti e le telefonate dell’estate scorsa quando la figlia Giulia stava in carcere? Perché, se il governo esce dalla vicenda integro, la base del partito non è affatto d’accordo – si direbbe – e impazza su internet con giudizi di amarissimo sarcasmo quando non di condanna senza appello.
• Lei che ne dice?
Prudentemente, direi che per “base del Pd” deve intendersi qualcosa di più ampio degli arrabbiati che vanno a sfogarsi in rete. È possibile, è probabile che vi sia una parte della base democratica che capisce benissimo il senso della presa di posizione di Letta e la condivide.
• Prima di addentrarci nelle solite elucubrazioni, spieghiamo i fatti.
Il ministro Cancellieri è amica di vecchia data dei Ligresti. I Ligresti, imprenditori-costruttori-finanzieri, sono cascati nelle maglie della giustizia per via dei pasticci combinati nella gestione della loro compagnia assicurativa Fonsai, frutto di una fusione tra la vecchia Fondiaria e la vecchia Sai. Il popolo, nella sua semplicità e immediatezza, li pensa come degli imbroglioni, giudizio che ci guardiamo bene dal sottoscrivere e che comunque non può essere emesso prima di una sentenza definitiva, da cui siamo invece lontanissimi. In ogni caso, intercettando i Ligresti, i magistrati scoprono che la compagna del capostipite Salvatore è stata chiamata dal ministro Cancellieri, che voleva manifestarle solidarietà umana e che in quell’occasione ha pure esclamato «non è giusto, non è giusto». Ci fu poi un’altra telefonata con Antonino, fratello di Salvatore e carissimo amico suo. Il ministro – o ministra – ha confermato le telefonate anche ai magistrati, sostenendo che s’era trattato di semplice interessamento umano, senza conseguenze sull’iter carcerario della signora Giulia Ligresti, che nel frattempo, in cella, si rifiutava di mangiare. La ministra disse pure che non c’erano state altre telefonate. E il caso, dopo il dibattito in Parlamento di una settimana fa, pareva chiuso. Senonché Repubblica ha rivelato che di telefonate ce ne furono molte altre, e anche tra il marito della Cancellieri e Antonino, e insomma lo scandalo o pseudo-scandalo s’è nuovamente gonfiato, Renzi ha chiesto che il ministro si dimettesse da sé, Civati voleva presentare una mozione di sfiducia in aggiunta a quella del M5S, e ancora lunedì pareva che il Pd si stesse compattando intorno all’idea che la ministra si dovesse togliere dai piedi. Senonché costei, a forza di colloqui con Napolitano e con lo stesso Letta, ha ottenuto invece una copertura totale e il presidente del consiglio, martedì, ha avvertito i suoi che sfiduciarla in Parlamento avrebbe significato sfiduciare il governo. Cioè lui si sarebbe dimesso. Renzi e gli altri hanno dovuto fare precipitosamente marcia indietro e così ieri, alla fine, Cancellieri è stata assolta (cioè la mozione del M5S respinta) con 405 voti contro 154 e tre astenuti. Neanche Civati se l’è sentita di fare fronda, e ha visibilmente votato in favore della ministra. Segno che il diktat di Enrico Letta non poteva essere preso sotto gamba da nessuno.
• Bisogna dire qualcosa del discorso della Cancellieri.
Difesa fermissima: «da parte mia nessun inconsueto zelo né una anomala tempestività, ma una ordinaria attività di prevenzione come dimostra la scansione temporale degli avvenimenti. Respingo con assoluta fermezza il sospetto che esista una giustizia di classe che distingue fra cittadini di serie A e B, fra ricchi e poveri. Respingo visioni preconcette di colpevolismo ad ogni costo, non ho mai mentito né ai magistrati né al Parlamento. Ho affrontato questi giorni da persona libera e da persona forte, perché non ho contratto debiti di riconoscenza verso nessuno, e con la profonda convinzione di aver agito sempre con assoluta fedeltà e lealtà nei confronti delle istituzioni. Si è sostenuto, poi, che io abbia omesso di parlare di una terza telefonata con Antonino Ligresti, ma non c’è stata alcuna omissione o reticenza e lo dimostrano in modo inconfutabile i contenuti del verbale della mia audizione. Lo stesso magistrato ha ritenuto di non dovere chiedere ulteriori chiarimenti». Il segretario del Pd, Epifani, vorrebbe che il ministro trovasse il modo di consentire a chiunque di chiamarla per casi simili a quello della Ligresti. Il ministro ha fatto sapere che si sta istituendo un numero verde. Civati ha parlato di “ricatto”.
• È stato un ricatto?
Mah. È stato soprattutto il primo atto della guerra Letta-Renzi. E ha vinto Letta. Il messaggio al prossimo segretario del Pd è molto chiaro: scherza quanto ti pare con la comunicazione (ieri Renzi era sulla copertina di Vanity Fair, che lo ha fatto intervistare dal direttore di Die Zeit), ma togliti dalla testa l’idea di far cadere il governo.
• Renzi ha detto qualcosa?
No, ieri è stato zitto.