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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

Biografia di Alberto Bernardinello

• Alassio (Savona) 23 maggio 1969. Avvocato. Ex maggiore della Guardia di finanza.
• «“Buongiorno maggiore”. Al saluto Alberto Bernardinello si volta ancora, ma non è più nella Finanza: “Sono avvocato”. In tribunale, a Milano, all’inizio erano disorientati vedendolo con la toga, lui che per anni era stato nella polizia giudiziaria più prestigiosa d’Italia. Ma adesso (...) siede dall’altra parte del bancone. Addio alla divisa grigioverde: uno dei tanti che dalle forze dell’ordine sono diventati consulenti o avvocati. Questa volta, però, è diverso, perché Bernardinello, insieme con il tenente colonnello Antonio Martino, era una delle punte di diamante dei reparti investigativi. Uno dei simboli delle grandi inchieste che hanno scosso la finanza italiana. Una faccia sconosciuta ai più, ma basta cercare nelle foto di archivio per capire: ecco il suo volto dai lineamenti regolari, quasi da attore, accanto a Calisto Tanzi nel momento dell’arresto. Eccolo vicino a Gianpiero Fiorani che lascia la villa di Lodi per San Vittore. Certo, c’erano i pm Eugenio Fusco, Francesco Greco, Laura Pedio e Silvia Perrotti. Ma dietro le quinte, sommersi di carte e cifre, c’erano anche Antonio e Alberto. È anche grazie a loro che lo Stato ha recuperato 850 milioni di euro: ma si è lasciato sfuggire l’uomo che aveva trovato il tesoro. “Ho lasciato la Finanza”, spiega Alberto alla gente che lo ferma nei corridoi, ai magistrati, ma anche a quegli avvocatoni con dichiarazioni dei redditi a sei zeri che tremavano quando si trovavano davanti la coppia Bernardinello-Martino, uno con l’espressione riservata del ligure, l’altro con le battute caustiche del toscano. A loro bastava un giornale per aprire un’indagine: “Una volta – raccontano i colleghi – Alberto stava leggendo un quotidiano economico ed è saltato sulla sedia, ma questa non è una notizia, è un aggiotaggio”. Ne venne fuori un’inchiesta da prima pagina. Bernardinello c’era sempre: Parmalat, Lazio calcio, Eni Power, Enel Power, la sanitopoli milanese con il ministro Sirchia tra gli imputati e alla fine Antonveneta. Ma allora perché lasciare il rassicurante ufficio con il Tricolore e la fotografia del Presidente della Repubblica appesa al muro? “Gli anni nella Finanza sono stati straordinari, sono grato a tutti. Adesso, però, volevo vedere quello che valgo da solo, in mare aperto, senza lo Stato che mi protegge”, assicura Bernardinello. (…) Ecco il punto: spesso lo Stato non riesce a trattenere i migliori. Non sa offrire prospettive: a fare carriera si rischia di finire al comando di una cittadina di provincia. Ed è difficile dopo tutta quell’adrenalina che ti è corsa nelle vene. Poi, anche se non tieni ai soldi, ti fa male sentire l’avvocato di un imputato che aspettando l’interrogatorio si vanta del ruggito della sua Ferrari. Fa male se sei intelligente come lui e sapresti metterlo nel sacco usando gli stessi codici, ma alla fine del mese in busta paga ti trovi 2500 euro. Così Bernardinello oggi non ha più una minuscola stanza in piazza Umanitaria, ma un ufficio a due passi da Foro Bonaparte. Però è un avvocato sui generis: “Sono specializzato nel market abuse, nei reati finanziari, ma vorrei aiutare le imprese a essere competitive seguendo le regole”. (…) La legge, che per Alberto non è solo quella che si trova sui codici, ma un modo di vivere. E Bernardinello ricorda le inchieste, ma soprattutto le persone al di là della qualifica di imputato: lo smarrimento di Fiorani davanti agli agenti. O Gianfranco Boni, l’ex direttore della Popolare di Lodi, “una mente finanziaria fuori dal comune”, uno che magari faceva scelte discutibili, ma ci metteva sopra la sua firma. A volte “guardie” e “ladri” si ritrovano umanamente vicini in storie che stravolgono la vita di tutti. Così il manager Parmalat liberato dalle manette va a fare gli auguri ai finanzieri che lo hanno arrestato. Poi ci sono i pm, come Francesco Greco: “Un talento innato”. (…) Una squadra che ha fatto recuperare allo Stato l’equivalente di una manovra finanziaria: 850 milioni. Trecentoquarantamila volte lo stipendio di un maggiore della Finanza» (Ferruccio Sansa) [Sta 28/3/2009].