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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

Il numero dei morti per l’alluvione in Sardegna non è ancora sicuro. Ieri il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, diceva che le vittime sono 18, i dispersi 1, gli sfollati 2

Il numero dei morti per l’alluvione in Sardegna non è ancora sicuro. Ieri il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, diceva che le vittime sono 18, i dispersi 1, gli sfollati 2.700. Ma sono ancora numeri incerti. Come sempre, un bilancio vero si potrà fare tra qualche giorno: i danni alle persone e alle cose, le migliaia di capi di bestiame annegati, i paesi devastati, il fango che rompe tutto, strade bloccate, niente luce elettrica, difficoltà di approvvigionarsi di acqua. La provincia più colpita è Olbia dove si registrano tredici vittime: tra queste, una madre con la sua bambina di due anni, a bordo di una Smart portata via dall’acqua, quattro brasiliani che vivevano in una cantina di Arzachena e sono annegati. Il ponte sul fiume Cedrino (in provincia di Nuoro) s’è spezzato mentre lo stava percorrendo un’ambulanza e il poliziotto che faceva da scorta è morto. A Uras, in provincia di Oristano, Vannina Figus, 64 anni, è annegata nello scantinato di casa sua mentre tentava di aiutare il marito che si è salvato ed è ricoverato in ospedale. Il governo ha dichiarato lo Stato di emergenza e stanziato 20 milioni di euro. Altri cinque milioni sono stati messi a disposizione dalla giunta regionale sarda. Ci sono stati, solo ieri, 600 interventi che hanno mobilitato 430 vigili del fuoco con 92 mezzi e 2 elicotteri di ricognizione. Ci sono quasi 500 chilometri di viabilità provinciale coinvolti in crolli, frane, ostruzioni e allagamenti. La rete idrica è in tilt a causa dei black out elettrici e dei danni dovuti alle esondazioni. Il sistema fognario è intasato per l’ingorgo di raccolta delle acque. L’emergenza più grave è a Dorgali e Oliena, nel nuorese, dove la condotta che alimenta i due paesi è stata spazzata via dalla forza dell’acqua. Blocchi nei collettori fognari anche in provincia di Oristano e di Cagliari. Problemi agli acquedotti tra le province di Cagliari, Nuoro e Ogliastra. Si segnalano criticità sulla rete elettrica, con più di 10mila utenze senza corrente. Oggi a Olbia è lutto cittadino, la città seppellirà i suoi morti. Le scuole resteranno chiuse fino a venerdì. Niente lezioni all’Università di Cagliari.

Diremo a questo punto le solite cose.
Ho qui sul tavolo una dichiarazione di Napolitano: «Purtroppo agli uomini a volte piace concentrarsi su quello di cui hanno bisogno nell’immediato. E così non rispettano le regole: c’è chi costruisce casa senza pensare se reggerà in caso di alluvione. Dunque ci vogliono le leggi che dicano cosa fare e cosa no».  

Strano, io questa dichiarazione non l’ho vista.
Perché è del novembre 2010, quando a finire sotto l’acqua fu il Veneto. I problemi sono sempre gli stessi, e le tragedie pure.  

Pare però che questa volta si sia trattato addirittura di un ciclone...
Ci andrei piano. Cicloni devastanti – o tornado o uragani – non si sono mai verificati nel Mediterraneo, un bacino troppo piccolo per fenomeni tanto imponenti. Anche se ho visto che qualche scienziato ha già dichiarato che il nostro mare è troppo caldo e questo favorisce fenomeni mai visti primi. Può darsi, lo sapremo meglio quando tornerà il sole e di questa calamità si potranno capire meglio l’origine e le conseguenze. È vero anche che la Sardegna, fino a questo momento, non faceva parte delle zone a rischio, le regioni più minacciate sono, statisticamente parlando, Calabria, Umbria, Valle d’Aosta, Marche, Toscana, Veneto, Sicilia, Piemonte.  

Lei pensa che vi sia una parte di responsabilità nel modo dissennato di costruire che hanno gli uomini?
Beh, il maltempo c’è tutti gli anni. Crescono però i comportamenti che lo rendono devastante: abusivismo edilizio, estrazione illegale di inerti, disboscamento indiscriminato, cementificazione selvaggia, abbandono delle aree montane, agricoltura intensiva (così Legambiente). Due comuni su tre sono a rischio frane e alluvioni. Due comuni su tre hanno edifici nella zona delle banchine (golenali), in prossimità degli alvei. Il 25% delle campagne negli ultimi 40 anni è stato abbandonato o coperto dal cemento e questo ha reso più fragile la terra. Ogni anno ci sono in Italia 486 mila frane – il 50% di tutte le frane europee – che interessano una superficie di 20 mila e 700 chilometri quadrati (due volte la Lombardia).  

• Per intervenire mancano i soldi.
Sa quanto versiamo ogni anno, allo Stato o agli Enti locali, per evitare le sciagure? 41,29 miliardi di euro, che diamo alla mano pubblica quasi senza accorgercene attraverso il pieno di benzina oppure quando paghiamo la bolletta della luce o del gas/metano, il bollo dell’auto o l’assicurazione della nostra auto. Le sovrattasse in  tutto (è un calcolo della Cgia) sono diciotto, ma indovini quanto di questo denaro viene poi effettivamente impiegato per costruire argini, scoli e tutto il resto? 459 milioni, l’1,2%.