18 novembre 2013
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Biografia di Efe Bal
• Istanbul (Turchia) 1977. Trans. • «(...) definita “la più bella del mondo”, o “la cerbiatta” (...) molto invitata in tv, intervistata dai giornali, tre siti con 200 mila contatti al mese e al mese almeno 120 movimentati incontri (...) ha raccontato la sua vita alla giornalista Stefania Berbenni in un libro edito da Mondadori, dal titolo tanto antipatico quanto veritiero, Quello che i mariti non dicono. Tranne quelli, una minoranza, che dalla seducente ragazza, arricchita come l’uranio per l’atomica, da un simpatico “pene molto grosso” come esplicitamente richiesto dai clienti, ci vanno accompagnati dalla loro signora contentissima della variante. Efe, di famiglia turca di dubbia e tramontata ricchezza, da (...) anni in Italia, cittadinanza italiana (...) È una signorina maschile di aspetto più dolcemente femminile della maggior parte delle donne: a parte l’altezza, 1 metro e 90, infrequente in una donna, per il resto è carinissima; taglia 42, seno piccolo, occhi verdi, capelli corti ramati, non ha niente in comune con le giovanottone brasiliane dai seni contundenti e un po’ di barba (...) “…Prima o poi qualsiasi uomo vuole provare l’esperienza del trans… Non dico tutti ma quasi tutti… Se fossi sposata non mi fiderei. Non c’è cittadino al di sopra di ogni sospetto…”. Efe sa cinque lingue, vive a Milano, viaggia dove ricchi sporcaccioni la chiamano, da Roma a Brescia a Malta a Parigi, oppure batte vicino al Monumentale o riceve nel suo appartamentino dipinto di rosa dove la sua mamma sta in salotto a leggere riviste e il rottweiler Goran ringhia: ogni tanto qualcuno la pesta ma pazienza, ne è sempre uscita viva. Intanto si è comprata alcuni appartamenti, da cittadina onesta si sente umiliata per non sapere come pagare le tasse: “Ci vorrebbero l’Ici sul sesso mercenario, la trans-tassa. Servirebbe a ripulire il mercato”. Ha la passione delle automobili, Bmw, Porsche, Mercedes, Corvette; veste Chanel, borse Gucci, scarpe Prada, biancheria di seta candida, beauty-case zeppo di preservativi, cui non rinuncia mai: tanto per dimostrare la sua affidabilità, in fondo al libro c’è il suo ultimo referto (dicembre 2009) del test Hiv, naturalmente negativo. Nelle storie che Efe racconta forse gli uomini non fanno una gran figura, trattandosi normalmente di babbi appassionati e mariti esemplari secondo il loro standard, che non è quasi mai quello delle mogli; maschi che, specchiandosi nel loro stesso sesso e gradendone molto le molteplici performance, si scatenano e si sfrenanano come ovviamente mai capitò con la loro signora. Per esempio il Signor Moderato, famoso per i suoi modi garbati nei dibattiti televisivi, cui lei fornisce bustini panterati e scarpe rosse col tacco a spillo, prima di sottometterlo. Dario, il tipo “Noneroio”, adora farsi la povera Efe nel letto coniugale dalle lenzuola di seta rosa, mentre la bella moglie è in vacanza coi piccini. Il giovane supermilionario John si fa raggiungere dove si trova con la moglie e la riceve nel massimo lusso sfidando il pericolo di essere scoperto. Di Umberto che è gelosissimo si innamora, chissà, forse lui lascerà la moglie malata, poi lo scopre che la tradisce con una donna. Sono migliaia gli uomini che la pagano per fare cose che se mai le raccontassero alla propria donna, anche la più aperta, o innamorata, o indifferente, o cinica, o porca, li butterebbero dalla finestra, fuggendo con i loro figli e svuotandogli la cassetta di sicurezza. “Potrei dire che noi trans siamo avvantaggiate perché, avendocelo, sappiamo come far godere un uomo… Eppure ciò che eccita i miei clienti è vedere che ce l’ho duro…”» (Natalia Aspesi) [Rep 4/3/2010].
• Musulmana non praticante, ha studiato marketing. «L’abbiamo vista ovunque di recente. Versione collegiale dalla Lilli Gruber. Tutta ammodo e timidona dalla Barbara D’Urso, a cui ha detto di essere stata con diecimila uomini come si potrebbe dire “mi sono fatta un gelato al pistacchio”. (…) Spavalda e seduttiva con Alessio Vinci, a Matrix. “Mi ha chiesto: ma tu la mattina ti fai la barba? L’ho praticamente invitato a letto... Così ti faccio vedere che non ho peli. Peccato, l’hanno tagliata. Era turbato Vinci. Non si aspettava da una trans tanta ironia”. Più travolta che travolgente da Chiambretti. (…) “Amo tantissimo mia madre. Lei sa che l’ottanta per cento degli uomini che vengono qui a casa me li trombo. Magari piange qualche lacrima senza farsi vedere. Ha sofferto tanto per me. E, prima di me, a causa di un marito più vecchio di trent’anni, un mafioso pericoloso. Le dico sempre: mammà, pensa in che meraviglioso Paese vivo. Se avessi detto in tivù a Istanbul che sono stata con diecimila uomini, mi avrebbero tirato le pietre addosso. Qui invece tutti mi ammirano e vogliono fare le foto con me... Al supermercato, ieri, una signora mi fa: ‘Ti ho visto in tivù. Ti apprezzo molto, non m’importa quello che fai in camera da letto. Se te lo dice una moglie del maresciallo dei carabinieri, devi crederci’”. (…) Parla del suo pisello come Maradona parla del suo piede sinistro o Gazzelloni parlava del suo flauto. Strumenti di lavoro. “Io non imbroglio. Il mio è come nella foto. Magari lo allungo con Photoshop ma di poco, massimo due centimetri. Non faccio come quelle che aggiungono diciotto centimetri o si mettono quello finto di gomma, enorme, che fanno uscire dai cappotti l’inverno”. (…) “Sono sposata e divorziata. Mia moglie Maria si è presentata al casting dell’ultimo Grande Fratello. Ha detto anche: ‘Io sono la moglie di Efe Bal’, ma gli autori non hanno capito o non ci hanno creduto. Ero una ragazzina viziata allora, dalla vita un po’ folle. Battevo due giorni, altri due non lavoravo e andavo a spendere cinque milioni di lire per un vestito di Dolce e Gabbana. Ho incontrato Maria in un sexy shop. Ci siamo sposate per fare una pazzia. Più divertimento che sesso. Mia moglie mi chiama ancora. Mi soccorre quando vado in crisi di potassio. Dovrei mangiare sempre banane come le scimmie”. (…) Si sente diversa da tutte le altre. “Vuoi sapere come ha passato l’ultimo Capodanno la trans più amata dagli italiani? Sono stata a casa, ho acceso il computer e mi sono masturbata davanti a un sito porno. Faceva freddo. A mezzanotte ho portato i cani fuori e poi sono andata a letto, da sola”» (Giancarlo Dotto) [Set 26/8/2010].
• Ha intrapreso una battaglia per poter pagare le tasse: «Il mio avvocato me lo ripete sempre: “Efe, hai fatto un brutto autogol”. Ma io non ne potevo più di essere zittita nei talk show. Man mano che vai in tv, diventi più conosciuta, e quindi più vulnerabile. Non mi drogo, non bevo, non ho nessun precedente penale, non ho mai fatto neppure un incidente con la macchina. Ma le tasse sul mio lavoro di prostituta non le pago. Non posso. Perché quel lavoro in Italia non è considerato tale. E così, nel bel mezzo della discussione, arriva sempre la frase velenosa: “Tu le paghi le tasse? No! E allora taci! Non hai diritto di parlare e di criticare niente”. Così ho acquistato uno spazio sul Corriere della Sera e ho iniziato la mia battaglia per poterle pagare. È iniziato il calvario. Dopo poco ricevo la lettera dall’Agenzia delle entrate. Mi avvisano che stanno aprendo un’indagine sui miei conti in Intesa Sanpaolo dal 2008 in poi. Passa qualche altro mese e mi avvisano di alcune irregolarità. Infine – tremando come una foglia perché aveva paura di poter essere visto mentre parlava con un trans, e di poter essere ricattato – mi si presenta a casa un funzionario e mi consegna la notificazione: una supermulta. Tra imposte contestate, sanzione per intero e interessi si arriva 388.650 euro. Con l’aggio si sale a 419.750»; «Le mie colleghe prostitute? Nessuna si è lamentata con me della mia crociata pro tasse. Ma tante trans sono così ignoranti che non sanno nemmeno che giorno è. Figurati se sanno di tasse, redditometro, area C, di cosa dice la Lega della Kyenge o delle discussioni sulla legge contro l’omofobia. Quelle sono in un tunnel: lavorano soltanto, oppure si drogano e lavorano. A me piace molto leggere i giornali, tenermi informata. (…) Io mi sono stabilita qui, l’Italia è il mio Paese. Ho il doppio passaporto. Ho due appartamenti, una macchina. (…) Ho avuto due storie più lunghe qui a Milano, due fidanzati: un commercialista e un notaio. Entrambi mi hanno consigliato a lungo di non comprare mai casa. Ma non li ho ascoltati. Io voglio cambiare le leggi, non raggirarle»; «Se 40-50 mila prostitute pagassero le tasse non sarebbe meglio? Perché non vogliono riconoscercelo? Per quale falsa coscienza non dobbiamo essere cittadini come gli altri? Io non mi sento un parassita: facendomi le multe mi fanno sentire in colpa. Ma come posso essere colpevole, se le tasse non me le fanno pagare? Io odio quelli che evadono. Loro sono dei vermi. Io diventerò farfalla» (a Paolo Stefanini) [Ink 27/8/2013].