La Gazzetta dello Sport, 18 novembre 2013
Ieri Schifani è andato dalla Latella (su Sky) a manifestare «stima, affetto e massima riconoscenza» per Berlusconi, e però a dire anche che il governo non si poteva far cadere
Ieri Schifani è andato dalla Latella (su Sky) a manifestare «stima, affetto e massima riconoscenza» per Berlusconi, e però a dire anche che il governo non si poteva far cadere. Vuole rinnovare la classe dirigente e recuperare i sei milioni di voti persi dal Pdl nelle ultime elezioni.
• Chi è più forte a questo punto, quelli di Forza Italia o quelli del Nuovo Centrodestra?
I primi conteggi danno gli alfaniani in maggioranza in Calabria, Sicilia e Lombardia. In Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo sono numerosi, ma non più forti dei loro concorrenti. La contabilità della nuova forza politica è interessante: i membri del Consiglio nazionale che hanno aderito a Ncd sono 304. Questo significa che se fossero andati a votare, sabato scorso, avrebbero impedito la nascita di Forza Italia perché per la trasformazione del Pdl ci volevano i due terzi dei voti su 800 membri. Ncd ha a questo punto 31 senatori (la capogruppo sarà Laura Bianconi), 28 deputati (capogruppo Enrico Costa), cinque ministri, un governatore regionale (Scopelliti in Calabria), 12 assessori regionali, 75 consiglieri regionali, 7 presidenti di provincia, 4 sindaci di comuni capoluogo, 9 parlamentari europei, 51 tra capigruppo e vicecapigruppo nei consigli provinciali, 5 coordinatori regionali dell’ex Pdl, 17 coordinatori provinciali, 22 segretari cittadini. Il partito non ha ancora una sede, ma chiede al governo di sostituire con uomini suoi i sottosegretari e i viceministri forzisti che, passando i berlusconiani all’opposizione, dovranno lasciare le poltrone di governo. Qui c’è Scelta civica - a sua volta spaccata in due l’altro giorno - la quale sostiene che per una forza ridotta come il Nuovo centrodestra cinque ministri sono troppi. Ne vorrebbero qualcuno anche loro. A quanto pare, Letta non intende procedere a rimpasti. Certo, l’eventuale caduta della Cancellieri...
• E nel Paese, la forza di Alfano qual è?
I sondaggi di qualche giorno fa lo davano al 3%, cioè il Nuovo centrodestra, se si votasse domani e con questa legge, non entrerebbe neanche in Parlamento. Ma è un calcolo astratto: senza Berlusconi - il quale sarà come minimo ai servizi sociali e non potrà certo far comizi né in piazza né in tv - quanti voti sapranno raccogliere i forzisti? E poi già ieri si parlava di «primarie di coalizione»: i vari spezzoni del centrodestra, compresi Fratelli d’Italia e la Lega (molto interessata al nuovo corso), metterebbero in campo ciascuno il suo campione e sosterrebbero poi il vincitore finale. Ma, sulla forza di questo nuovo partito, e di Alfano, si devono fare anche altre considerazioni.
• Quali?
Comunione e liberazione sta tutta con la nuova formazione, a cui sarebbe molto vicina anche la Chiesa (il cardinale Ruini avrebbe chiamato qualche giorno fa Alfano). La presidenza della Repubblica vede in Quagliariello e nello stesso Alfano due uomini suoi. Starebbe con gli alfaniani anche il mondo della finanza, e ha più probabilità di essere ammesso nel Partito popolare europeo l’Ncd che Forza Italia. Lei sa poi che in ogni regione ci sono grandi elettori, gente capace di convogliare un gran numero di consensi. Si starebbero schierando con Alfano Fazzone nel Lazio, Marin nel Veneto e, al Sud, Milo e Cardillo. È vero che in Sicilia c’è Micciché, smanioso di rivincita... Insomma, l’analisi sulla forza di questi o di quelli va condotta con il microscopio, perché l’Italia è sempre più terra di tribù.
• Come mai Alfano non ha provato a tenersi il nome Popolo della Libertà?
Non gli appartiene, e poi quel partito ha tre milioni e mezzo di debiti. Piuttosto, ci saranno problemi anche con il nome Nuovo centrodestra. Lo ha depositato parecchio tempo fa Italo Bocchino, e per adoperarlo gli alfaniani dovranno venire a patti col delfino di Fini. È vero che tra gli scenari futuri c’è anche quello di un gigantesco rassemblement dei vari frammenti moderati, ex montiani, Fini e finiani, Casini e Udc, Gal e Fdi. In questa prospettiva magari Bocchino non farà storie.
• Grillo non è preoccupato delle intemerate anti-europeiste di Berlusconi?
Se non è preoccupato, farebbe bene a preoccuparsi. Su quel terreno, finora, pascolava da solo. Berlusconi invece ha cominciato subito ad attaccare l’euro, le burocrazie di Bruxelles, la prepotenza tedesca e quant’altro. Il M5S potrebbe perdere, a causa di questo, parecchi consensi a destra.