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 2013  novembre 16 Sabato calendario

Il governo rischia di perdersi in due precipizi assai pericolosi, quello dei pasticci combinati quest’estate dal ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, fino a un mese fa portata da tutti in palmo di mano

Il governo rischia di perdersi in due precipizi assai pericolosi, quello dei pasticci combinati quest’estate dal ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, fino a un mese fa portata da tutti in palmo di mano. E quello della scissione del Popolo della Libertà, col passaggio all’opposizione di un nutrito gruppo di deputati e senatori berlusconiani e una maggioranza più risicata, in Senato forse addirittura insufficiente.

I tempi? Quand’è che il presidente del consiglio Enrico Letta dovrà provarsi a saltare il doppio baratro?
Oggi si riunisce il Consiglio nazionale del Popolo della Libertà, che dovrebbe sancire la propria trasformazione in un nuovo partito col vecchio nome di Forza Italia. I deputati e i senatori di Forza Italia non usciranno ancora dalla maggioranza che sostiene il governo: aspetteranno il 27 novembre, il giorno in cui a Palazzo Madama si voterà la decadenza di Berlusconi. Se il Partito democratico voterà a favore della decadenza (probabilità: cento per cento), i forzisti passeranno all’opposizione. Quanti saranno però questi forzisti? Saranno meno di quanti erano i pidiellini, perché intanto un nutrito gruppo di pidiellini (per ora 25 alla Camera e 31 al Senato) non avrà aderito a Forza Italia, avrà formato gruppi autonomi sia a Montecitorio che a Palazzo Madama e continuerà  a tenere i cinque ministri ex azzurri nel governo e a votare a favore di Letta. Quello che le ho descritto è il primo baratro.  

• E il secondo?
Il secondo riguarda la caduta, sempre più probabile, del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, Nessuno può dire: il ministro Cancellieri appartiene al mio partito, perché il ministro Cancellieri, già responsabile degli Interni all’epoca del governo Monti, non appartiene né alla destra né alla sinistra. Che cosa significa questo oggigiorno? Che il ministro Cancellieri appartiene al partito di Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica, e che la sua caduta potrebbe produrre uno scossone potente, capace di mettere in pericolo l’esecutivo. Questo scossone dovrebbe sentirsi martedì prossimo: il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia contro il ministro, ma è possibile che il ministro, per prevenire uno smacco, decida di rassegnare le dimissioni prima. Ieri è andata da Npolitano: ufficialmente per discutere delle carceri. Su qualche giornale di ieri mattina girava già il nome del successore. Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, e a suo tempo esponente dell’Udc.  

• Come mai la Cancellieri, che uscì bene dal dibattito in Parlamento di qualche giorno fa, si trova di nuovo politicamente a mal partito?
Ha detto di aver parlato al telefono con la compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni, una volta, il 17 luglio di quest’anno. E un’altra volta, il 19 agosto, con Antonino Ligresti, fratello di Salvatore. Queste telefonate, ha detto ai giudici e al Parlamento, sono le uniche, furono fatte per ragioni umanitarie, e senza minimamente interferire con la procedura relativa alla carcerazione e poi alla scarcerazione di Giulia Ligresti. Senonché tabulati telefonici arrivati a Repubblica e da questa subito pubblicati (Repubblica è nemica del governo e delle larghe intese), rivelano che le telefonate furono molte di più, e fatte - con Antonino - proprio nel momento decisivo, a cavallo tra luglio e agosto, quando si trattava di decidere sulla sorte di Giulia. E ci sono altre telefonate tra il marito della Cancellieri, Sebastiano Peluso, e ancora Antonino Ligresti. Troppo traffico, si direbbe. Quindi il ministro, quando ha detto di aver parlato al telefono con i Ligresti due sole volte, ha mentito. Sia ai magistrati che al Parlamento.  

Beh, basterà ascoltare queste telefonate per capire è andata o no fuori dal seminato.
Non si può: le telefonate non sono penalmente rilevanti e quindi nessuno ha il diritto di ascoltarle e meno che mai di pubblicarle. Infatti la Cancellieri ieri ha potuto emettere il seguente comunicato: «Non ho mentito, né ai magistrati, né al Parlamento. Non c’è nessuna contraddizione e nessuna menzogna, tutto è limpido e sereno. Qui non si tratta di due, tre, cinque o dieci telefonate. Credo che sia stata montata una questione su queste telefonate, un fatto che è in ininfluente rispetto alla questione in sé. Dal primo giorno ho detto che se sono di peso al mio Paese, me ne vado».  

Come sono schierati i parlamentari?
Renzi ha detto che lui, al posto della Cancellieri, si sarebbe dimesso. I democratici sono molto tentati dalla spallata e si riuniranno lunedì pomeriggio o martedì mattina per prendere una posizione unitaria. Fibrillazioni anche nel Pdl. Insomma, il sostegno all’ex commissario prefettizio di Bologna non è affatto scontato.