14 novembre 2013
Tags : Silvia Avallone
Biografia di Silvia Avallone
• Biella 11 aprile 1984. Scrittrice. Con il suo romanzo d’esordio, Acciaio (Rizzoli, da cui è stato tratto il film omonimo con Michele Riondino e Vittoria Puccini), nel 2010 vinse il premio Campiello opera prima e si classificò seconda allo Strega. Nel 2013, Marina Bellezza (Rizzoli).• «Suo padre è napoletano, commerciante a Piombino. La mamma è di Biella, maestra. Si separarono presto e lei ancora piccolissima seguì la mamma in Piemonte. Qui a otto anni imparò a memoria Novembre di Pascoli, che la impressionò per sempre. “Forse quella poesia è il mio segreto. Può andare bene?”. (…) Si sposerà in autunno (del 2010, con Giovanni, ndr) e, per la prima volta nella storia dell’editoria italiana, una rivista ha già chiesto di avere l’esclusiva delle foto del matrimonio (come si fa con rockstar e calciatori ma mai con le scrittrici). Ma lei non è tipo da montarsi la testa. Lei è cresciuta alla scuola dei ragazzi e delle ragazze di vita di Piombino. Ci tornava da bambina ogni estate (…) A sedici anni disse alla madre che non voleva più stare nella seriosa Biella. Si iscrisse al liceo classico di Piombino e continuò a frequentare i suoi amici di prima, quelli che facevano il bagno alla spiaggia della Torre del Sale (…) Poi Silvia andò a Bologna, all’università, e le venne l’idea di scrivere un romanzo sulla sua Piombino» (Antonio D’Orrico) [Cds 4/8/2010].
• «È un precoce talento, alle spalle (...) una raccolta di poesia, Il libro dei vent’anni (Edizioni della Meridiana, 2007). Per il romanzo tutto è iniziato con una mail all’editor di narrativa italiana della Rizzoli Michele Rossi, che la racconta così: “Quando ho trovato nella posta elettronica il primo capitolo e parte del secondo, non sapevo niente di Silvia e l’ho letto come ci sforziamo di fare con tutti”. Poco dopo le ha proposto un contratto. Colpito dall’incipit, dunque. Che ha buone possibilità di funzionare anche con i lettori: un corpo adolescente guizzante sulla battigia, osservato al binocolo dal padre della ragazzina. Zoom indietro e le ragazzine e i padri diventano due, negli appartamenti sciatti di un casermone popolare a Piombino, dove si dipana la storia della loro amicizia. Al secondo capitolo compare l’altoforno Afo 4, acciaierie Lucchini di Piombino. “A Piombino – dice Avallone – ho fatto tre anni di liceo, all’età delle mie protagoniste, e tutte le estati al mare. La realtà dell’acciaieria la conosco, e certo è molto diversa dalla fabbrica e dalla classe operaia di una volta”» (m.b.) [Rep 24/2/2010].
• Alla premiazione del Campiello Bruno Vespa fece degli apprezzamenti sul suo décolleté: «() 26 anni, alta, avvenente, in abito bianco lungo, con una scollatura profonda. A farla breve, mentre l’autrice di Acciaio saliva sul palco, a Vespa è scappato un complimento di troppo sulle femminee grazie, rinforzato da un sorriso vagamente malizioso. (…) Ma la sortita del conduttore, sulla quale l’interessata ha sorvolato (“Ero emozionata, non mi sono neppure resa conto”), non è affatto piaciuta a Michela Murgia, la scrittrice nella cinquina dei finalisti, che ha trionfato al Campiello con il romanzo Accabadora: (…) “Vespa non mi è piaciuto. Il suo comportamento verso la Avallone e gli apprezzamenti sono stati di cattivo gusto. Se li avesse fatti a me, avrebbe avuto la risposta che si meritava”» (Marisa Fumagalli) [Cds 6/9/2010].
• «Anche Silvia Avallone non è male. In Acciaio, nonostante le imperfezioni, si vede la stoffa. E poi, contrariamente a come l’hanno descritta, non è una vamp, ma una bravissima ragazza» (lo scrittore Antonio Pennacchi, che l’ha battuta allo Strega, ad Antonio Gnoli).