14 novembre 2013
Tags : Stefano Arrighetti
Biografia di Stefano Arrighetti
• Genova 1963. Ingegnere. Amministratore unico della Kria di Desio. Inventore del T-Red, il 29 gennaio 2009 fu arrestato con l’accusa (procura di Verona) di avere truffato il ministero dei Trasporti e di frode in pubbliche forniture: secondo i magistrati aveva omologato un apparecchio fatto in un modo commerciandone uno diverso, privo delle necessarie approvazioni ministeriali. Il 25 febbraio 2009 il Tribunale del riesame di Venezia annullò l’ordinanza di custodia cautelare: i giudici, accogliendo le motivazioni dei difensori di Arrighetti, verificarono la correttezza dell’omologazione dell’apparecchiatura.
• «Passare era impossibile, frenare pericoloso: quattro secondi tra il segnale giallo e quello rosso erano un tempo talmente ristretto da rendere impossibile a qualsiasi automobilista una manovra in sicurezza. Il semaforo era una vera e propria trappola: se inchiodavi ti tamponavano, se passavi scattava la fotografia e arrivava la multa (150 euro, più Iva, meno sei punti sulla patente). (…) L’inchiesta che ha portato alla svolta sui cosiddetti semafori-truffa è partita dalla procura di Verona nel dicembre del 2007. È stato nell’ufficio del pm Valeria Ardito che si è deciso di guardare più a fondo, dietro a quelle tante denunce, quelle proteste nei programmi televisivi, quegli articoli di giornale che segnalavano un ricorso qua e uno là. Le prime segnalazioni erano arrivate da Vicenza e in particolare da Altavilla, dove in sei mesi erano state 20 mila le multe per aver attraversato il semaforo con il rosso. Ma Altavilla ha soltanto 11 mila abitanti, compresi i minorenni: per quanto possa essere un luogo di passaggio, che cosa mai prendeva a tutti davanti al lampeggiare di quel fatidico rosso? Il pm veronese ha deciso di andare a vedere che cosa succedeva nei comuni di sua competenza e nei semafori che montavano lo stesso “T-Red” e ha scoperto che anche lì si multava all’impazzata: migliaia e migliaia di foto scattate a targhe di forsennati che improvvisamente non distinguevano più il verde dal rosso o attraversavano a velocità eccessiva, mentre centinaia di migliaia di euro entravano nelle casse sempre più esangui delle amministrazioni comunali, e arrivavano i premi-produzione. Si calcola che nei comuni che hanno voluto il “T-Red” ci sia stato un impressionante incremento di multe del 300 per cento. Ma senza aggravio di lavoro: i dati registrati non venivano nemmeno letti dalla polizia locale; ci pensavano società private, che poi ai comandi mandavano le immagini epurate e, intanto, provvedevano a contestare le multe, in modo da guadagnare una buona percentuale, almeno il 30 per cento. Mentre tutto questo accadeva, gli automobilisti continuavano a protestare, a giurare che erano sì passati, ma non avevano potuto fare diversamente. Un attimo prima era verde, un attimo dopo era rosso. Quello che ha scoperto la dottoressa Ardito, lavorando con i carabinieri di tutto il suo territorio provinciale, ha trovato poi riscontro negli altri comuni: Arrighetti piazzava i suoi micidiali “T-Red” alla polizia municipale oppure a qualche amministratore; questi li mettevano ai semafori ed è così che cominciava la “caccia grossa”. Non passava indenne praticamente nessuno. Ben pochi si sono rifiutati di entrare nel gioco: Roberto Franzini, comandante della polizia municipale di La Spezia, è uno di questi. Aveva il “T-Red” ma delle 10 mila multe registrate non ne ha contestata nessuna, perché si era reso conto dell’anomalia. Aveva ricevuto minacce, ma non aveva ceduto: “Era chiaro – dice ora – che si trattava di una truffa”» (Anna Sandri) [Sta 30/1/2009].
• «Laurea in ingegneria a Genova (...) sposato, un figlio. Poche parole, mai un’intervista, solo una fotografia sul Sole 24 Ore (...) Quando aveva appena inventato il T-Red e il futuro lo immaginava così: “Siamo consapevoli del rischio d’impresa, ma altrettanto certi delle potenzialità di successo”. Non s’immaginava i carabinieri, allora. E nemmeno le inchieste della magistratura. E nemmeno i pasticci di società di furbacchioni o di sindaci con le casse vuote o di vigili urbani con la voglia di multa e percentuali. Ma da almeno due anni sapeva che il rischio non era solo d’impresa. Un paio di dichiarazioni (...) al Giornale della Libertà di Michela Vittoria Brambilla. Trasmissioni come Le Iene o Striscia la notizia avevano dimostrato l’uso truffaldino del T-Red, la sua creatura. “Che qualche furbetto ci sia è innegabile, ma per il 90% mi sento di dire che si tratta di aziende corrette che non metterebbero in gioco i milioni di fatturato per qualche soldo in più” (...) Un genio, un inventore, uno conosciuto e finanziato dagli americani della Silicon Valley e dal fondo d’investimento MyQube. Ha chiamato la sua società Kria, che sta per Knowledge research in imaging application. Ma sta pure, come ha spiegato, per Kria, l’isola greca. O per Kria, la rondine dell’Islanda, “un migratore che sorvola l’Atlantico per svernare al Polo Sud” (...) Le sue ultime invenzioni sono per lo “sviluppo di prodotti per non vedenti”. “La mia prima motivazione è etica”. E aveva aggiunto che sì, forse era anche un modo per far capire che la sua azienda non si occupa solo di spiare dai semafori gli automobilisti da tartassare. Allora, 2004, era già una celebrità: aveva vinto premi, i suoi sistemi di identificazione sono utilizzati nell’antiterrorismo» (Giovanni Cerruti) [Sta 30/1/2009].
• «Dopo un mese passato agli arresti domiciliari per volere della magistratura di Verona è stato liberato con tante scuse da quella di Venezia. “Quando ho saputo che volevano arrestarmi per truffa – racconta l’ingegnere Stefano Arrighetti nello studio dei suoi avvocati Gabriele e Rosario Minniti – il primo pensiero è stato quello di fuggire dall’altra parte del mondo. Poi ho parlato con mia moglie, con mia figlia, con il mio legale e con la mia coscienza… Mi sono detto che non avevo nulla da nascondere e che avrei affrontato quest’ingiustizia con forza e dignità”. Il pubblico ministero lo voleva addirittura in galera, solo all’ultimo il gip gli ha risparmiato la cella. “Già – dice – io che da giovane ho fatto il carabiniere mi sono ritrovato i carabinieri che all’alba venivano a suonare alla porta per controllare che fossi in casa. Sensazione orribile. Una volta ho tardato ad aprire perché stavo mettendo le scarpine alla mia bimba più piccola, ha tre anni, e mi hanno detto di non fare il furbo. No, non è stato facile...”. Con la matematica e le immagini lo “scienziato di Seregno”, come lo chiamano adesso i vicini di casa che fino a un mese fa non sapevano neppure chi fosse e che lavoro facesse, Stefano Arrighetti ha iniziato a giocare dai tempi del liceo scientifico. Poi è arrivata la gavetta in Finmeccanica e da lì, via via, i colpi di genio. L’invenzione del telepass ai caselli delle autostrade, il controllo ingressi nelle ztl, le zone a traffico limitato e, infine, il T-Red. (…) “Questo devono capire gli automobilisti. Il T-Red non è pensato per dare multe, è stato ideato per educare autisti indisciplinati che bruciando il rosso possono anche uccidere altre persone”. (…) Col rosso, gli piace precisare, lui non è mai passato. “Davanti a un semaforo verde rallento comunque, e se arriva il giallo mi fermo. E quelli dietro lasci pure che suonino” (…) Poi rivela l’ultimo colpo di genio, il T-Red Speed. “Direi l’ultima generazione degli autovelox – butta lì come fare due più due – una macchina infallibile che misura la velocità e te lo dimostra non con raggi laser, che possono essere tarati male o direzionati peggio, ma con immagini”» (Biagio Marsiglia) [Cds 1/3/2009].