12 novembre 2013
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Biografia di Maurizio Abbatino
• Roma 19 luglio 1954. Uno dei capi storici della Banda della Magliana, da anni collaboratore di giustizia (il “Freddo” interpretato da Kim Rossi Stuart in Romanzo criminale, il film, e da Vinicio Marchioni nella serie tv).
• Detto “Crispino”, «membro del triumvirato che, con Enrico De Pedis (“Renatino”) e Franco Giuseppucci (“Er Negro”) dette vita a una delle bande più celebrate da cinema, letteratura e fiction, (...) sopravvisse alla sanguinosa faida interna scaturita dopo la divisione tra la fazione dei “Testaccini” e il gruppo della Magliana. La decisione di collaborare maturò, probabilmente, nel 1990 dopo l’assassinio del fratello Roberto, venditore di souvenir. Il cadavere venne ripescato nel Tevere con 33 ferite da taglio. Nel film tratto dal romanzo di De Cataldo, “Il Freddo” viene ucciso con due colpi di fucile sul sagrato di una chiesa» (Massimo Lugli) [Rep. 27/11/2008].
• «È l’unico capo storico della Banda della Magliana ancora in vita. A salvarlo dalla mattanza che sul finire degli anni Ottanta ha sterminato la mitica gang romana è stata la sua fuga da una clinica, dove si trovava agli arresti ospedalieri grazie a un tumore che non ha mai avuto. Ma non era difficile in quegli anni procurarsi un certificato medico falso. Decise di andarsene più lontano possibile e si rifugiò a Caracas dove è rimasto fino al giorno dell’arresto, nel gennaio 1992. Ma la vendetta dei Testaccini, capeggiati da Enrico De Pedis, non lo risparmiò: in sua assenza fu rapito e ucciso il fratello Roberto, fatto ritrovare morto sul greto del Tevere venti giorni dopo. Era un bravo ragazzo, che non c’entrava niente con i suoi traffici, ma i rivali volevano che dicesse dove si nascondeva e sul suo corpo sono stati trovati i segni della tortura. Così al ritorno in Italia Crispino non ebbe altra scelta che passare dall’altra parte, si fece pentito mandando in galera i pochi sopravvissuti e svelando retroscena che hanno consentito di ricostruire qualche mistero d’Italia. Il primo che lo interrogò fu Giancarlo De Cataldo, il giudice scrittore che stava conducendo l’inchiesta che ha poi ispirato Romanzo Criminale. “Era alto e triste. Una mitragliatrice di accuse ad alto tasso probatorio”. Niente a che vedere con il fascinoso criminale interpretato da Kim Rossi Stuart se non per la freddezza che ha sempre caratterizzato il suo comportamento. De Cataldo, nel parlare di Abbatino, in un’intervista, ricordò un episodio: “Un confronto tra lui e uno degli imputati, un estremista nero arruolato alla banda: mi colpì perché non ebbe i toni violenti dei faccia a faccia con gli altri ex complici, c’era quasi con un sottofondo di rispetto reciproco. Abbatino raccontava le loro malefatte e quello gli disse che era un mercante di carne umana. Ma lui rimase freddo, appunto, e disse: queste cose le abbiamo fatte insieme”. Il neofascista era Massimo Carminati, uno che faceva i silenziatori con i gommini delle sedie. A Perugia minacciò di morte l’avvocato Carlo Taormina. Ai giudici spiegò: “Non ero d’accordo con i Testaccini perché ci tenevano fuori dai loro giri con i siciliani. Io ero convinto che non ce ne sarebbe venuto niente, se non guai per tutti”. Così è stato. E pensare che la Banda della Magliana l’avevano fondata lui e Giuseppucci, quasi per caso. Al Negro avevano rubato una Volkswagen piena di armi, lui andò dritto da Abbatino. Insieme decisero che mettersi insieme era più utile che ammazzarsi» (Rita Di Giovacchino) [Mes 27/11/2008].
• «L’uomo chiave nelle indagini sulla banda della Magliana si chiama Maurizio Abbatino. Uno degli ultimi capi storici sopravvissuti alla mattanza degli anni Ottanta, uno dei fondatori del sodalizio malavitoso. Un quadrifoglio e uno scarafaggio tatuati sul dorso della mano destra, un fascicolo in questura alto più di un metro, Abbatino viene arrestato una prima volta nel lontano ’72 per furto, resistenza e “possesso di arnesi atti allo scasso”. Due anni dopo ha già fatto carriera, e il secondo arresto è per duplice omicidio. Assolto per insufficienza di prove, nell’81 viene nuovamente incriminato per l’omicidio di Antonio Leccese, piccolo boss di quartiere. Se la cava di nuovo, ma nell’83 viene arrestato per l’ennesima volta. Ancora per omicidio. A questo punto non gli resta che la fuga: ricoverato con una diagnosi terribile (metastasi ossea progressiva: un male che gli concede pochi giorni di vita), scivola giù dalla grondaia di una clinica e scompare. Nel gennaio del ’92 lo arrestano in Sudamerica, lo estradano e lui decide di “collaborare”. E la storia della banda viene riscritta daccapo» (Antonio Masia) [Cds 22/3/1994].
• Fu lui a far scattare nel 1993 l’Operazione Colosseo, con la quale venne sgominato «il Gotha della malavita romana, un tempo operante come “banda della Magliana”. Gli arrestati sono 55» (Piero Bongini).
• Detenuto ai domiciliari in una località protetta, nel 2008 fu arrestato e mandato di nuovo in carcere per qualche giorno: «Ha incautamente rivelato l’indirizzo (ovviamente top secret) del suo rifugio in un’istanza al magistrato. Custode di tenebrosi misteri e collaboratore di giustizia, con tanto di stipendio del programma di protezione, “Crispino” (come lo chiamavano ai tempi degli omicidi in serie e delle feste a champagne e cocaina) oggi è un uomo ben diverso da allora, distrutto nel fisico dalla malattia (era sieropositivo già nel 1986 quando Nicola Cavaliere, allora capo della mobile, lo individuò a Caracas) ma ancora capace di ritrovare un po’ dell’antica verve» (Lugli cit.).
• In un interrogatorio alla fine del 2009 rivelò che Enrico De Pedis, “Renatino”, ucciso a Roma nel febbraio del 1990, aveva avuto un ruolo nel sequestro di Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa il 22 giugno 1983: «“A organizzare il sequestro fu ‘Renatino’ De Pedis, per come mi disse Claudio Sicilia”, cioè un altro pentito della banda che rese decine di interrogatori fra l’86 e l’87, ma i giudici non ritennero che sulle sue dichiarazioni si potesse condannare qualcuno. Le assoluzioni non bastarono a salvargli la pelle e poco dopo che anche lui tornò libero, un killer lo tolse dalla circolazione con quattro colpi di pistola» (Giovanni Bianconi) [Cds 14/03/2010].