13 giugno 2011
Riforma Fiscale
• Sulla riforma del fisco, Tremonti e Berlusconi sono al gelo assoluto. Il premier sospetta tra l’altro che il suo ministro dell’Economia tenga apposta stretti i cordoni della borsa per farlo cadere e largheggiare poi una volta conquistato palazzo Chigi. Tremonti è stato criticato anche da Maroni e il tono generale della maggioranza e del governo è che il ministro «deve farsi venire un’idea» per recuperare consenso, altrimenti l’appuntamento con le politiche del 2013, o magari del 2012, si risolverà in un’altra catastrofe. Quanto ai tagli, Tremonti ha accettato, almeno finora, di concentrare il grosso (cioè una trentina di miliardi) alla fine del quadriennio, in modo da non pagare dazio nel periodo elettorale che di fatto è già cominciato. Quest’anno metterà le mani nelle nostre tasche per un tre miliardi (la cosiddetta “manutenzione”, secondo il termine tirato fuori da Berlusconi) e l’anno prossimo per sette. I 30-35 miliardi mancanti saranno cercati con una manovra appostata nel 2013-2014 (dopo le elezioni). Per la riforma del fisco, l’idea finora è di abbassare di un paio di punti l’aliquota più bassa (23%, redditi fino a 15 mila euro) e di recuperare le entrate perdute con un aumento di un punto dell’Iva, attualmente al 10 e al 20 per cento. Tagliare l’aliquota più bassa e lasciare qualche soldo in tasca alle famiglie dovrebbe dare un po’ di sostegno alla domanda interna, cioè alla propensione nostra agli acquisti. Che sarà tuttavia scoraggiata dall’aumento dell’Iva, cioè dall’aumento dei prezzi. Saldo zero, probabilmente, ma argomenti buoni per la propaganda. Tra le tante accuse mosse in questi giorni al governo dai leghisti, c’è quella di Bossi a Berlusconi di non saper più comunicare in televisione. [Giorgio Dell’Arti, Vty 15/6/2011]