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 2011  giugno 06 Lunedì calendario

Referendum su nucleare, acqua e legittimo impedimento, il si della Cassazione

• La Cassazione ha dato il via libera al referendum sul nucleare, dunque domenica e lunedì prossimi – se nel frattempo la Corte costituzionale non avrà smentito la Cassazione – si voterà su quattro referendum, due relativi alla gestione privata dell’acqua, uno sul nucleare, il quarto sul legittimo impedimento. Ci sono, a questo proposito, questioni di merito e questioni più generali, di natura politica.

• Ricordiamo che, barrando la casella del “sì”, si vota per l’abrogazione della legge, barrando la casella del “no” per il suo mantenimento. Le materie su cui esprimersi sono le seguenti:

- Acqua (due schede, una di colore rosso, l’altra di colore giallo) – Non si tratta di votare a favore o contro la «privatizzazione dell’acqua» - che resta comunque di proprietà pubblica – ma di dichiararsi favorevoli o contrari alla gestione privatistica di questa risorsa. I fautori della legge (che invitano a votare “no”) sostengono che solo i privati possono metter mano agli investimenti colossali per rendere la nostra rete idrica davvero efficiente: si tratta come minimo di 60-80 miliardi. Ogni anno il dissesto dei nostri acquedotti costa agli italiani due miliardi. Contro questo ragionamento, i fautori del “sì” all’abrogazione ricordano che in Italia ogni cittadino paga mediamente un euro per ogni mille litri d’acqua, una delle somme più basse al mondo, che ognuno di noi potrebbe tenere aperti i rubinetti di casa sua 24 ore su 24 senza veder cessare il flusso, che nessun privato investirà mai 60-80 miliardi per migliorare le infrastrutture, dunque la legge vuol solo garantire ai privati margini di profitto minimo del 7% eccetera.

- Nucleare (scheda grigia) – Nell’ultimo decreto cosiddetto “Omnibus” il governo aveva cancellato tutte le norme relative all’impianto di otto centrali nucleari, varate due anni prima, lasciando però la facoltà al presidente del consiglio di tornare tra un anno sull’argomento e ripensarci. Questa tentata scappatoia (comma 8 dell’articolo 5 di quel provvedimento) è bastata ai giudici della Cassazione per tenere in vita il referendum, il cui obiettivo è negare in toto, per l’Italia, il ricorso all’energia nucleare. Argomenti dei fautori del “sì” (abrogazione): il disastro di Fukushima, la decisione tedesca di rinunciare alle centrali, l’alto costo dell’investimento per un ritorno comunque limitato nel tempo. Argomenti dei fautori del “no” (mantenimento della legge): Fukushima è il risultato di tecnologie vecchie, gli impianti di nuova concezione avrebbero ben resistito allo tsunami, il nucleare è pulito ed economico, la nostra dipendenza dall’estero è eccessiva.

- Legittimo impedimento (scheda verde) – Votando “sì” si abroga la legge che permette al capo del governo di non andare in tribunale per i processi che lo riguardano se impegnato in attività istituzionali importanti. Dopo l’intervento della Corte costituzionale, l’importanza delle attività istituzionali è però valutata dallo stesso giudice, mentre prima era a discrezione del premier.

• Come è noto, il referendum non ha effetto se non vota almeno il 50% +1 degli aventi diritto. La Cassazione, avendo consentito la consultazione sul nucleare, ha reso più probabile il raggiungimento di questo quorum, dato che – si presume – il rischio atomico, specie dopo Fukushima, è molto sentito dai cittadini. Proprio per questo, d’altronde, il governo aveva tentato di evitare quel referendum, mediante il dispositivo dell’articolo 5 della legge Omnibus che cancellava le norme relative agli otto siti. Questo groviglio fa capire quanto il voto di domenica e lunedì prossimi sia politico, riguardi cioè in definitiva la figura di Berlusconi. Specie nel quesito numero 4, quello relativo al legittimo impedimento. Se il quorum fosse raggiunto e un consistente numero di “sì” abrogasse questa legge, sarebbe difficile per il premier negare che la sua presa sull’elettorato non è più quella di un tempo. Berlusconi sta disperatamente tentando di minimizzare la sconfitta delle amministrative (Milano e Napoli) e anche il significato del voto referendario («non conta niente»). Il premier ha tentato di arginare l’implosione interna del centro-destra con la nomina di Angelo Alfano a segretario del Pdl, una carica non prevista dallo statuto e che è stata collocata al di sopra di quella dei coordinatori, rimasti in sella nonostante le dimissioni - congelate - di Bondi. La tensione nel centro-destra è ai massimi termini, certe parole-chiave del lessico berlusconiano («squadra», «coeso») hanno adesso un suono penoso, il Cav. ha persino ammesso che si potrebbero prendere in considerazione le primarie, magari prevedendole in una nuova legge elettorale. [Giorgio Dell’Arti, Vty 8/6/2011]