La Gazzetta dello Sport, 3 novembre 2013
L’Ufficio studi della Cgia (quelli di Confartigianato, che stanno a Mestre) ha calcolato che nel 2014 pagheremo un miliardo in più di tasse, esattamente un miliardo e cento milioni
L’Ufficio studi della Cgia (quelli di Confartigianato, che stanno a Mestre) ha calcolato che nel 2014 pagheremo un miliardo in più di tasse, esattamente un miliardo e cento milioni.
• Ma Letta non aveva detto che «stavolta non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani»?
Il conto è presto fatto, almeno per come la mettono quelli di Mestre: la riduzione di tasse e contributi da versare all’erario è pari a 5,119 miliardi. Le nuove imposte, comunque denominate, sono di poco superiori ai 6 miliardi. A cui bisogna aggiungere: 135 milioni provocati dalla riduzione dei crediti di imposta e 65 milioni di entrate extratributarie. Totale 6,227 miliardi. Differenza tra uscite ed entrate: un miliardo e cento milioni. Questo senza ancora sapere che cosa faranno i comuni con la Trise, la tassa che ha sostituito l’Imu. Pare che i sindaci siano tutti decisi a picchiare duro con le addizionali, perché i conti delle città, generalmente parlando, sono un disastro. Quindi: per ora le tasse in più ammontano a un miliardo e cento, ma il conto potrebbe essere più salato.
• Che cosa si può fare?
Bortolussi, capo della Cgia, spinge lo sguardo più in là, e prevede una situazione meno nera per il 2015 e il 2016. In teoria, la situazione dovrebbe essere peggiore, perché la riduzione delle agevolazioni fiscali dovrebbe essere pari a 3 miliardi nel 2015 e a 7 miliardi nel 2016. Però, questa riduzione delle agevolazioni fiscali sarà messa in atto solo se non verrà tagliata la spesa pubblica. E siccome tutti giurano che il taglio della spesa pubblica sarà inevitabile, allora nei calcoli presuntivi sul nostro futuro possiamo togliere questa riduzione delle agevolazioni fiscali e chiudere il 2015 con meno tasse per 2,7 miliardi e il 2016 con meno tasse per 5,6 miliardi.
• Sicuro che la spesa pubblica sarà tagliata?
Entro il 2017 dovrebbero essere tagliati 12 miliardi da una spesa pubblica che oggi ne vale circa 810. Letta ha affidato la cosiddetta spending review a un signore che si chiama Carlo Cottarelli. Costui lavorava da 25 anni al Fondo Monetario ed è stato richiamato in patria proprio per i tagli. Cottarelli s’è insediato da una settimana, e ha fatto sapere quanto segue: presenterà il suo piano a marzo-aprile dell’anno prossimo (la scadenza che gli è stata data è luglio 2014), interverrà in tutti i settori, comprese le società controllate e la Rai, agirà anche attraverso la mobilità del personale e mediante la trasformazione dei dirigenti pubblici in manager (non ne sappiamo di più, per ora, ma supponiamo che questo significhi che ognuno risponderà di quello che ha fatto e dei risultati ottenuti). Ha promesso di farci conoscere un primo schema delle sue idee entro il 13 novembre.
• Come mai a lui dovrebbe riuscire quello che non è riuscito a nessun altro prima di lui?
Domanda a cui non so rispondere: Cottarelli al Fmi esaminava i conti dei paesi emergenti, e decideva se meritavano o no i finanziamenti del Fondo Monetario. Cioè, è un tecnico, e gli si rivolteranno contro tutti quanti quando farà capire quello che vuole fare. Dunque avrà bisogno della massima copertura politica. Non dico la carta bianca, ma quasi... Ha cominciato rinunciando all’auto blu e tagliandosi lo stipendio del 13% (rispetto al tetto prefissato di 300 mila euro l’anno). Lo staff di 10 persone radunate per aiutarlo erano già dipendenti pubblici, dunque la struttura non ha provocato un aggravio di spesa. Ha a sua disposizione, in ogni caso, gli studi precedenti di Bondi, Giarda, Giavazzi, Ceriani.
• Tagliando la spesa pubblica, provocherà comunque della disoccupazione e un calo della domanda, no?
Credo che l’idea sia quella, prima di tutto, di studiare come la pubblica amministrazione spende i soldi che riceve. Posso qui citare Gustavo Piga, professore di Economia politica a Tor Vergata e già presidente della Consip, la struttura centralizzata voluta da Tremonti e che dovrebbe comprare tutto quello che serve ai ministeri. Come sappiamo, i ministeri aggirano volentieri la Consip e fanno per conto loro. Con risultati di notevole inefficienza. Dice Piga, per esempio: il ministero A e il ministero B comprano due ambulanze identiche, ma uno la paga 20 mila euro e l’altro 40 mila. Basterà obbligare B a comprare anche lui a 20 mila euro e si saranno risparmiati 20 mila euro, oppure si potrà comprare una terza ambulanza. Questo, secondo Piga, non è un taglio, ma «un mero trasferimento che con lo spreco portava risorse dei contribuenti a imprenditori (e funzionari pubblici?) che si arricchivano indebitamente o più del necessario». Giusto, solo un po’ schematico: l’imprenditore da 40 mila euro avrà sicuramente avuto protezioni e sarà stato cliente di qualcuno che gli garantiva quel prezzo. Tagliarlo di punto in bianco non sarà banale.